Asparagi

Asparagi

 

tipologie di asparagi

Famiglia: Liliaceae

Genere: Asparagus

Specie: Asparagus officinalis L.

 

Storia degli asparagi

Gli asparagi (Asparagus officinalis) sono ortaggi la cui origine è collocata nell’est del bacino del Mediterraneo e nell’Asia Minore.

 

Attualmente a livello mondiale i maggiori produttori sono Cina, Perù, Messico, Stati Uniti e Sudafrica, in Europa Spagna, Francia, Germania e Italia, che presenta le maggiori rese unitarie.

 

Nel Mediterraneo si prediligono gli asparagi verdi, mentre nell’Europa del Nord e nel Veneto dominano i turioni bianchi; il turione è la parte commestibile della pianta.

 

Tipologie di asparagi

Sul territorio italiano esistono diversi Riconoscimenti IGP (Indicazione Geografica Protetta) o DOP (Denominazione di Origine Protetta).

 

I Riconoscimenti IGP

L’”Asparago Bianco di Cimadolmo IGP” presenta dei turioni totalmente bianchi, interi, di aspetto e odore freschi, sani, puliti e praticamente esenti da ammaccature.

Possiede un odore e un sapore particolarmente delicati, è tenero e privo di fibrosità.

La zona di produzione è formata dal territorio di 11 Comuni situati lungo il corso del fiume Piave, in Provincia di Treviso.

 

L’”Asparago di Cantello IGP” ha ottenuto il Riconoscimento UE con Regolamento 26/01/2016 e presenta turioni bianchi, con eventuale punta leggermente rosata, dall’altezza massima di 22 cm.

L’odore è intenso ma delicato nel complesso. Il sapore è dolce, con un lievissimo retrogusto amaro, con aroma di asparago che può variare da medio a deciso.

L’Asparago di Cantello IGP, a differenza di quello di altre zone, se molto fresco può essere utilizzato anche crudo, perché manca quel retrogusto amaro, tipico degli altri asparagi.

La coltivazione dell’Asparago di Cantello IGP ricade nel territorio del comune di Cantello, in provincia di Varese, nella regione Lombardia.

 

L’“Asparago di Badoere IGP” presenta dei turioni di colore bianco-rosato o verde intenso.

Il sapore è dolce e aromatico. Questi asparagi devono essere ben formati, dritti, con apice serrato, interi e non devono essere vuoti, spaccati, pelati o spezzati.

La zona di produzione e di confezionamento comprende delle zone delle province di Padova, Treviso e Venezia.

 

L’“Asparago Verde di Altedo IGP”, che ha ottenuto il Riconoscimento con il Regolamento CE n. 492 del 18.03.2003 (GUCE L. 73 del 19.03.2003), deve essere prodotto esclusivamente nell’ambito delle zone della Provincia di Bologna e di Ferrara.

 

I Riconoscimenti DOP

L’”Asparago Bianco di Bassano DOP” presenta dei turioni di colore bianco-rosato.

Questi inoltre devono essere ben formati, dritti, interi, con apice serrato e non devono essere vuoti, né spaccati, né pelati, né spezzati. Inoltre sono di bassa fibrosità e teneri, in quanto non sono ammessi turioni con principi di lignificazione.

La zona di produzione e di confezionamento ricade nella provincia di Vicenza nei territori dei comuni di Bassano del Grappa, Cartigliano, Cassola, Mussolente, Pove del Grappa, Romano D’Ezzelino, Rosa’, Rossano Veneto, Tezze sul Brenta e Marostica.

 

Proprietà nutrizionali degli asparagi

tabella con i valori nutrizionali degli asparagi

Valori nutrizionali degli asparagi

Gli asparagi sono noti per le loro proprietà diuretiche, attribuibili al loro contenuto in acqua che supera il 90% ed all’effetto di un aminoacido abbondantemente contenuto nell’asparago, l’asparagina.

È proprio questo aminoacido a conferire all’ortaggio il suo particolare odore pungente, ma non è il responsabile dell’altro odore caratteristico che si avverte in bagno dopo un pasto a base di asparagi.

I responsabili sono da definirsi i composti contenenti zolfo che si formano nel nostro organismo.

 

A livello di macro nutrienti, i grassi sono quasi del tutto assenti, mentre buona è la concentrazione di fibra, ferro e vitamina C.

 

Benefici degli asparagi

Per quanto riguarda le molecole, gli asparagi ne contengono due particolarmente importanti: la quercetina, con potenziali effetti di protezione sul sistema cardiovascolare e di interazione con alcuni geni della longevità, e il glutatione, composto che il nostro organismo utilizza per neutralizzare i radicali liberi.

 

La porzione consigliata è di 200 grammi, che corrisponde a ½ piatto.

 

Una porzione di asparagi crudi copre più della metà del fabbisogno giornaliero di vitamina K e quasi tutto il fabbisogno di acido folico facendo riferimento alla popolazione adulta.

 

L’assunzione giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Daily Allowance) di vitamina K per la popolazione adulta è di 140 µg (sia per gli uomini che per le donne); per i folati invece è di 400 µg (sia per gli uomini che per le donne).

 

Interazioni degli asparagi

Gli asparagi potrebbero interferire con l’azione dei farmaci diuretici.

 

Produzione e tecnologia degli asparagi

Caratteri botanici dell’asparago

L’asparago è una pianta erbacea perenne.

Presenta un apparato radicale costituito da due tipi di radici: principali, disposte a raggiera sulla “corona” che possono raggiungere notevoli profondità e fungono da organo di riserva, e secondarie, fibrose e più sottili, sono presenti lungo le radici principali e specialmente nella parte terminale e hanno funzione di assorbimento.

I fiori sono posti in posizione ascellare, solitari, piccoli, giallo-verdastri.

 

L’asparago è una pianta dioica, ovvero una specie che ha individui maschili e femminili, e l’impollinazione avviene ad opera di insetti.
La pianta maschile è più vigorosa, precoce e produttiva rispetto a quella femminile, ma produce turioni più sottili.

 

Il germoglio, che è la parte commestibile della pianta, si chiama turione ed è di taglie differenti.

Il turione inizia ad accrescersi e a svilupparsi alla fine dell’inverno.

Quando non è ancora spuntato dal terreno è bianco, tozzo, con l’apice tondeggiante; una volta fuoriuscito diventa sempre più rosato fino a diventare violaceo e infine verde per effetto della fotosintesi.

La forma è allungata, più o meno spessa, e si ha la presenza di alcune foglioline caratterizzate dalla forma a scaglie.

 

Coltivazione degli asparagi

La coltivazione dell’asparago è costituita da diverse fasi:

 

  1. i primi due anni l’allevamento, caratterizzato da un forte sviluppo vegetativo;
  2. il terzo e quarto anno la produttività crescente, che corrisponde ai primi due anni di raccolta;
  3. dal quarto al dodicesimo anno la produttività stabile;
  4. ed infine dal dodicesimo al ventesimo anno la produttività decrescente.

 

L’asparago quindi, per la sua permanenza nel terreno per più anni, non può essere inserito in una normale rotazione agraria, ma deve essere coltivato fuori rotazione.

 

La preparazione del terreno viene effettuata in autunno o, al massimo, nell’inverno precedente l’impianto dell’asparagiaia arando ad una profondità di circa 60 cm.

Successivamente si effettua l’impianto creando fosse parallele profonde 20-30 cm e larghe 50-70 cm, alternate a strisce della larghezza di 1-2 m dove viene accumulato il terreno rimosso.

 

L’impianto dell’asparagiaia può essere effettuato mediante:

 

  • semina diretta, metodo poco utilizzato in Italia,
  • con zampe di uno o due anni che possono essere messe a dimora sia in autunno sia all’inizio della primavera,
  • oppure mediante plantule in cubetto dell’età di 60-70 giorni, tecnica sempre più utilizzata in cui dopo 12-18 giorni si ha la germinazione e dopo circa 2 mesi le piantine sono pronte per essere trapiantate in pieno campo.

 

La semina si esegue a marzo, raramente in giugno, in un terreno sciolto e sabbioso.

Si predispongono solchi tracciati ad una distanza di 30-35 cm e profondità di 3-4 cm che, dopo la semina, vengono coperti in modo da formare una “costa” esposta al sole. In questo modo si facilita il riscaldamento del terreno, stimolando la germinazione del seme.

 

Durante la coltivazione vengono utilizzate delle tecniche di forzatura.

La più importante è la pacciamatura con film plastici che, riscaldano gli strati superficiali del terreno, favorisce una produzione anticipata.

La pacciamatura con film nero è utile anche per l‘imbiancamento dei turioni.

 

Inoltre, soprattutto finito il periodo di raccolta, vengono eseguite una serie di cure colturali quali diserbo chimico o meccanico, irrigazioni e concimazioni azotate (distribuite in tutto il periodo estivo) che hanno lo scopo di stimolare la ripresa vegetativa.

 

Produzione dei turioni

La produzione di turioni varia moltissimo da regione a regione (da 30 a 140 q.li/ha) in funzione di vari fattori tra cui la varietà, il tipo di turione, ecc.

 

La raccolta dei turioni è scalare, praticata giornalmente o a giorni alterni.

Si esegue manualmente con un coltello a sgorbia appena il turione è emerso per 10-12 cm o, nel caso dell’asparago bianco, appena spunta dalla baulatura. Se si effettua la raccolta meccanica si utilizzano macchine agevolatrici, alcune anche adatte per la raccolta integrale.

 

Nella raccolta integrale i turioni vengono tagliati ad una certa profondità, sollevati e convogliati su nastri trasportatori ed infine scaricati in appositi contenitori.

Il prodotto raccolto con questi macchinari è destinato soprattutto all’industria conserviera in quanto i turioni non si presentano con una forma ottimale.

 

Dopo la raccolta, i turioni vengono selezionati, dividendoli in scarto, e commerciabili.

Quelli commerciabili a sua volta vengono suddivisi in classi in funzione della lunghezza, del calibro e della presentazione.

In seguito vengono legati in mazzi cilindrici uniformi, del peso di 1-2 kg, e di 20 cm di lunghezza e poi lavati.

Nella grande produzione la selezione viene effettuata con degli appositi macchinari selezionatori.

 

Il prodotto deperisce molto rapidamente e pertanto si ricorre sempre più spesso all’idrorefrigerazione, immergendo i turioni in acqua a 0,5-1°C.

Questa tecnica è indispensabile per poter abbassare in fretta la temperatura aumentando così la conservabilità del prodotto.

 

Il prodotto può essere destinato sia al consumo fresco che all’industria surgelato oppure inscatolato e cotto a vapore.

 

Stagionalità degli asparagi

In Italia gli asparagi sono di stagione da marzo a giugno.

 

Preparazione e Conservazione degli asparagi

Al momento dell’acquisto vi consigliamo asparagi che siano solidi al tatto e di colore verde chiaro, con le punte serrate.

Le punte dal color verde scuro o con un tocco di viola sono sinonimo di qualità, mentre se sono ingiallite o secche, l’asparago non è fresco.

In generale vi consigliamo di evitare quelli avvizziti, macchiati o rovinati, ma se vi servono solo per una zuppa allora potete anche acquistarli.

 

È importante adottare degli accorgimenti in cucina per beneficiare di ciò che apportano gli asparagi.

Anzitutto, devono essere conservati in frigorifero per un massimo di tre giorni, oppure possono essere congelati e successivamente cotti senza bisogno di scongelamento.

 

Per limitare la perdita di nutrienti è sufficiente sbollentarli per meno di 5 minuti in poco liquido e, per massimizzare l’assorbimento di vitamina K e quercetina, servirli sempre con una sostanza grassa prediligendo l’olio extravergine di oliva.

 

Le nostre proposte di ricette con gli asparagi



Cicoria

Cicoria

 

tipi di cicoria

Famiglia: Compositae

Genere: Cichorium

Specie: Cichorium intybus L.

 

Storia della cicoria

La cicoria è un ortaggio del genere Cichorium, a cui appartiene anche l’indivia, originaria delle aree temperate di Europa, Asia e Africa del Nord.

 

Ad oggi è diffusa in Africa Meridionale e nelle Americhe, è molto comune allo stato spontaneo.

 

Tipi di cicoria

Esistono numerose forme coltivate:

cicoria da foglia (Cichorium intybus L. v. foliosum Bischoff); cicoria da radici (Cichorium intybus L. v. sativus Bischoff).

 

Diversi tipi di cicoria sono conosciuti anche con il nome “cicoria asparago”, caratterizzati da cespo a costa dall’altezza variabile e sapore amaro (più o meno forte a seconda delle tipologie).

Una particolare tipologia di cicoria asparago viene chiamata “puntarella” ed è caratterizzata da germogli bianchi, compatti e croccanti.

 

I differenti tipi di cicoria presenti sul mercato si possono suddividere per forma, per colore della foglia o per modalità di raccolta.

 

Della cicoria si consumano le foglie e le radici che possono essere cotte o in insalata.

 

Proprietà nutrizionali della cicoria

tabella con i valori nutrizionali della cicoria

Valori nutrizionali della cicoria

La cicoria presenta un contenuto di acqua superiore al 90% e un basso apporto calorico.

 

Molto buona è la quantità di fibra alimentare e, tra le molecole degne di nota, vi è l’inulina, una particolare tipologia di fibra definita “prebiotica”.

 

Tra i sali minerali è da sottolineare la presenza di calcio, mentre tra le vitamine spicca la vitamina A. 

 

Infine, come tutti i vegetali a foglia verde, la cicoria è ricca in folati. Studi recenti dimostrano come siano utili per la prevenzione del tumore al seno e del pancreas.

 

Benefici della cicoria

La fibra conferisce alla cicoria un buon potere saziante, rallentando anche lo svuotamento gastrico.

Si ricorda che in ½ piatto si trovano 7,2 grammi di fibra e che il livello di assunzione giornaliera ideale per la popolazione adulta è di 25 grammi.

È presente anche l’inulina, che come detto è una fibra “prebiotica”, poiché in grado di nutrire selettivamente alcuni microrganismi intestinali positivi per la salute.

 

La vitamina A risulta fondamentale per un buon funzionamento della vista, per la crescita delle ossa, per la funzione testicolare e ovarica e per un sano sviluppo embrionale.

 

I folati invece hanno un ruolo fondamentale nella crescita e nella riproduzione delle cellule, in particolare dei globuli rossi, per la formazione del sistema nervoso centrale nell’embrione e nel feto. Intervengono anche nella sintesi del DNA e nel metabolismo degli aminoacidi.

 

Questo alimento potrebbe essere utile per contrastare la stipsi o costipazione, un effetto avverso causato dalle terapie oncologiche.

 

La porzione consigliata è di 200 grammi, che equivale a ½ piatto di cicoria.

 

Una porzione di cicoria contiene 438 µg di vitamina A (retinolo equivalenti) e 4,5 mg di vitamina E, soddisfando così parte della dose giornaliera raccomandata.

Infatti l’assunzione giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Daily Allowance) di vitamina A (retinolo equivalenti) per la popolazione adulta è di 700 µg per gli uomini e 600 µg per le donne; per la vitamina E invece è di 13 mg per gli uomini e 12 mg per le donne.

 

Produzione e Tecnologia della cicoria

Caratteri botanici della cicoria

La cicoria è una pianta che presenta fiori riuniti in gruppi di 2-3 capolini, terminali o ascellari, e frutti di forma obovata-piramidale che sono acheni, impropriamente detti semi.

 

Le diverse tipologia di cicoria si adattano bene a diversi tipi di clima e terreno, sono resistenti al freddo ma mal sopportano i ristagni d’acqua.

La temperatura adatta alla crescita e allo sviluppo è di 15-20°C, con la temperatura minima attorno ai 5°C.

 

Coltivazione della cicoria

Il periodo della semina e le tecniche utilizzate sono diverse a seconda del tipo di cicoria e del prodotto che si vuole ottenere.

 

La cicoria a foglie verdi o da taglio (ad esempio Spadona, Migliorata) si semina a righe, a strisce o a spaglio, in tutti i mesi dell’anno eccetto i più freddi.

Il terreno deve essere fresco e molto fertile, ben concimato ed irrigato frequentemente.

La crescita delle piantine è rapida, per cui le foglie si possono tagliare più volte (5 o 6) quando sono ancora tenere e destinarle al consumo fresco come insalata.

 

La cicoria a foglie colorate o radicchio (Rosso di Treviso, Rosso di Verona, Sanguigno di Milano, Variegato di Castelfranco, Variegato di Chioggia) si semina o si trapianta in giugno-luglio, a strisce o a righe.

Richiede terreni fertili, freschi e profondi, lavorazioni profonde e numerose cure colturali quali diradamento (se la semina è stata fatta sul posto), sarchiatura, scerbature ripetute, irrigazioni e concimazioni azotate ripetute.

 

La cicoria da foglie e steli (Brindisina, Catalogna, Pan di zucchero, Bianca di Milano) si semina in luglio-agosto per avere la produzione in autunno-inverno, con 7-10 piante a metro quadrato.

 

La cicoria da radici (la cicoria di Bruxelles o belga o Witloof, di Brabante, di Brunswich, di Magdeburgo) si semina a file a 20-30 cm da fine inverno all’estate, diradando in modo da avere 30-50 piante a metro quadrato.

 

 

Produzione della cicoria

La raccolta per la cicoria a foglie colorate avviene in autunno-inverno quando i cespi hanno raggiunto lo sviluppo completo e le piantine possono essere così destinate al consumo oppure sottoposte a forzatura.

La forzatura è una pratica che consiste nel disporre le piantine complete di radice in ambiente caldo-umido, in modo tale che dopo 10-15 giorni ci sarà l’emissione di nuove giovani foglie tenere e colorate del colore tipico della varietà.

 

Per la cicoria da radici del tipo Bruxelles le piante complete di radice vengono estirpate in ottobre-novembre, e lasciate appassire per 8-15 giorni.

In seguito le foglie vengono tagliate e le radici disposte in una trincea o in un cassone, ricoperte di terriccio e da uno strato di paglia.

Le radici si consumano lessate in insalata o si utilizzano per la “forzatura” o come surrogato del caffè.

In questo caso la forzatura può essere accelerata mediante riscaldamento dei cassoni. In tali condizioni le piccole foglie del cuore si sviluppano andando a costituire il tipico “grumolo” bianco, a forma di sigaro.

 

Per la varietà cicoria da foglie e steli si consumano i cespi interi, costituiti dalle foglie e dai giovani germogli (puntarelle).

 

Stagionalità della cicoria

La cicoria si trova sul mercato tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione della cicoria

Cercate le foglie croccanti e scartate quelle con le punte molto verdi, che sono molto amare. Se la punta è molle e bianchiccia bisogna tagliarla e poi eliminate le foglie che stanno per staccarsi.

A seconda dell’occorrenza, usate le foglie intere, tagliate in due parti o in quattro.

 

La cicoria può essere conservata in frigorifero, nello scompartimento per le verdure, per 4-5 giorni.

Se si vuole conservare in congelatore sarebbe meglio cuocerla prima. In questo caso vi consigliamo di lavarla accuratamente sotto l’acqua corrente, cuocerla al vapore o lessarla per 3 minuti circa. Far raffreddare in acqua e ghiaccio per fermare la cottura, scolare, asciugare e lasciare raffreddare completamente prima di congelarla.

 

Bisogna fare attenzione ai metodi di cottura utilizzati per la cicoria, in quanto i folati sono sensibili al calore e si disperdono in acqua. Occorre, quindi, abituarsi a cuocere le verdure rapidamente e in poca acqua.

 

Le proposte di ricette di FBO con i vari tipi di cicoria



Tartufo

Tartufo

 

tartufo nero

Classe: Ascomycetes

 

Cos’è il tartufo?

I tartufi sono funghi appartenenti alla classe degli Ascomiceti, genere Tuber della famiglia delle Tuberaceae; in particolare sono funghi ipogei, ovvero che crescono sottoterra, che vivono in simbiosi con le radici di piante arboree e sono a forma di tubero.

Sono caratterizzati da un odore penetrante e molto tipico, e ne esistono diverse tipologie: il tartufo bianco e il tartufo nero.

 

Il tartufo bianco

Il tartufo bianco è considerato la tipologia più pregiata, presenta una scorza liscia, giallognola o bianca e una polpa bianca, rosata o marroncino chiaro. Si trova quasi esclusivamente nelle regioni del Centro e del Nord Italia e in Istria.

 

Si consuma soprattutto crudo e ne esistono diverse varietà: il Tartufo d’Alba – Tartufo bianco – Tartufo del Piemonte (Tuber magnatum Pico) e il Bianchetto – Marzuolo – Marzaiuolo (Tuber albidum Pico) che ha un odore caratteristico che lo contraddistingue dal tartufo bianco, perché all’inizio è tenue e gradevole mentre in seguito diventa aglioso e nauseante.

 

Il tartufo nero

Il tartufo nero presenta una scorza nerastra con venature rossicce più o meno marcate ed ha una forma piuttosto irregolare (appare bitorzoluto). È diffuso soprattutto in Toscana e Umbria, nella Francia del Sud e in Aragona.

È ritenuto il più pregiato dopo il tartufo bianco e viene consumato sia crudo che in seguito alla cottura; in questo caso con la cottura si sviluppa l’aroma caratteristico.

 

Ne esistono diverse varietà: il Tartufo nero di Norcia e Spoleto – Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum Vittadini) che ha un sapore e profumo aromatico ed intenso; il Tartufo nero ordinario o Tartufo di Bagnoli (Tuber mesentericum Vittadini) che in Abruzzo è chiamato “tartufo all’acido fenico” per lo spiccato odore di fenolo che prevale su quello sulfureo; il Tartufo nero liscio (Tuber macrosporum Vittadini); il Tartufo invernale (Tuber brumale Vittadini) che ha un odore caratteristico di noce moscata.

 

Lo scorzone

Lo scorzone (Tuber aestivum Vittadini) è un tipo di tartufo simile a quello nero ma meno pregiato, di colore nero-grigio e molto verrucoso esternamente, ha polpa bianca che diventa marrone con la maturazione.

Lo scorzone quando giunge a maturazione sviluppa un odore tipico che ricorda quello della nocciola.

Viene anche chiamato “tartufo estivo” in quanto la sua raccolta avviene tra giugno e settembre.

 

Proprietà nutrizionali del tartufo bianco e nero

tabella con i valori nutrizionali del tartufo (bianco e nero)

Tartufo valori nutrizionali

Il tartufo è una buona fonte di proteine, fibre e minerali. I minerali maggiormente presenti in questo fungo sono il potassio e il fosforo.

E’ bene evidenziare anche che 100 grammi di tartufo contengono 8,5 grammi di fibre e 6 grammi di proteine

 

Tartufo benefici

Diversi sono i possibili benefici che possono derivare dal consumo di tartufo nero. Il limitato apporto di carboidrati e zuccheri fa sì che questo particolare fungo possa inoltre essere consumato da soggetti con diabete.

Ricco di proteine e fibre, povero di grassi e privo di colesterolo. Non contiene glutine e può quindi essere consumato da individui con intolleranza al glutine o con celiachia.

 

Poiché dal punto di vista della composizione chimica sono molto simili, il tartufo bianco possiede le medesime proprietà nutrizionali del tartufo nero.

Per conservarne l’apporto vitaminico si consiglia di consumarlo crudo, dal momento che la maggior parte delle vitamine si disperde con le alte temperature.

 

La porzione standard consigliata di tartufo è 5 grammi.

 

Produzione e Tecnologia del tartufo bianco e nero

Caratteristiche dei tartufi

Il tartufo è il corpo fruttifero di una particolare categoria di funghi appartenenti al genere Tuber noti come funghi ipogei, ovvero che compiono il proprio intero ciclo vitale sotto terra.

Crescono a una profondità che varia dai pochi centimetri fino a un metro (in rari casi).

 

Il tartufo è composto da due parti: una scorza esterna nota con il nome di peridio, che può assumere caratteristiche diverse da specie a specie e a seconda del tipo di terreno in cui cresce; e la massa interna carnosa, detta gleba, di colore variabile (bianca, nera, rosa, marrone) e percorsa da venature più o meno ampie e ramificate che delimitano degli alveoli in cui sono immerse delle grosse cellule, dette aschi, contenenti le spore.

 

Come tutti i funghi, il tartufo è eterotrofo ovvero crea un rapporto di simbiosi con piante arboree o arbustive, crescendo a stretto contatto con le loro radici, e assorbendone tutte le sostanze di cui ha bisogno per produrre il prezioso sporocarpo. Questo rapporto, noto come micorriza, porta benefici sia al fungo che alla pianta.

Le micorrize sono una sorta di reticolo da cui si dipartono molte ife, che si strutturano in modo diverso a seconda della specie di tartufo. Ogni varietà è associata a specifiche piante con cui crea il rapporto di simbiosi; in genere le piante coinvolte sono Quercia, Lecci, Carpino, Rovere, Tiglio e Pioppo, latifoglie e conifere.

 

L’insieme delle ife prende il nome di micelio e, una volta che si intrecciano, danno origine alla formazione del corpo fruttifero, nella cui gleba si differenziano le spore.

Solo al momento della maturazione delle spore i tartufi emettono un profumo intenso e penetrante che supera la barriera del terreno, rendendoli percepibili e attirando insetti e mammiferi, i quali cibandosi del tartufo, provvedono alla diffusione delle spore.

 

La ricerca e la raccolta dei tartufi

La cerca e raccolta dei tartufi è regolata a livello nazionale dalla Legge 752/1985.

La raccolta è libera nei boschi e nei terreni non coltivati, mentre i coltivatori e proprietari delle tartufaie hanno diritto di proprietà sui tartufi che vengono prodotti nelle tartufaie.

 

Per praticare la raccolta del tartufo, il raccoglitore deve sottoporsi ad un esame per l’accertamento della sua idoneità che gli permetterà di ottenere il tesserino da tartufaio e praticare così l’attività.

 

La ricerca invece deve essere effettuata obbligatoriamente con l’aiuto di un cane addestrato e con la vanghetta (o vanghetto del tartufaio), una zappa di dimensioni ridotte che permette di rovinare il meno possibile il terreno e le delicate radichette del fungo ipogeo. Inoltre, dopo avere estratto il tartufo, è obbligatorio riempire nuovamente la buca prodotta con il terreno asportato, in modo da permettere la crescita di nuovi corpi fruttiferi.

 

Le attività di cerca e raccolta sono vietate in zone geografiche come le riserve naturali e micologiche, per quindici anni nelle aree di nuovo rimboschimento e in altre aree specifiche indicate dalle regioni di riferimento.

 

Se si trovano tartufi marci o immaturi è meglio non raccoglierli perché, oltre a non essere buoni da mangiare, contribuiscono con le loro spore allo sviluppo di nuovi tartufi e la loro raccolta ne impedirebbe la moltiplicazione.

 

Infine, per quanto la cerca notturna è vietata nella stragrande maggioranza dei luoghi di raccolta.

 

Stagionalità del tartufo

Il periodo di raccolta differisce a seconda della varietà di tartufo: il tartufo bianco si raccoglie tra settembre e dicembre, il tartufo nero si raccoglie tra dicembre e marzo, mentre lo scorzone tra giugno e settembre.

In generale non sono prodotti di semplice reperibilità.

 

Preparazione e Conservazione del tartufo bianco e nero

Il tartufo è chiaramente un ingrediente molto prezioso e, come tale, anche molto costoso. I prezzi variano da stagione a stagione, in base alla disponibilità del prodotto in ogni regione.

 

Come tutti i funghi teme molto l’umidità. Che sia bianco o nero, la cosa migliore è conservare il tartufo fresco avvolto in una garza oppure in un foglio di carta da cucina, all’interno di un barattolo di vetro ben chiuso e porlo in frigorifero, nel cassetto della frutta e della verdura, per al massimo 8 giorni.

Controllate spesso che la carta o la garza non si siano inumidite: in tal caso cambiatele.

 

Un altro sistema è quello di conservare il tartufo immerso nel riso, sempre all’interno di un barattolino di vetro e in frigorifero: il riso crudo, infatti, assorbirà l’umidità in eccesso.

 

Volendo il tartufo si può anche congelare, all’interno di un sacchettino di plastica per alimenti: vi consigliamo però di ricorrere al congelamento solo come ultima spiaggia, se magari vi avanza un pezzetto di tartufo e non avete modo di consumarlo entro pochi giorni. Una volta scongelato, infatti, il tartufo avrò perso inevitabilmente parte del suo aroma.

 

Per pulire il tartufo serve uno spazzolino a setole morbide. Bisogna spazzolarlo più volte su tutta la sua superficie, insistendo soprattutto nelle intercapedini naturali che sono più difficili da pulire. Una volta effettuato questo passaggio, strofinatelo delicatamente con un foglio di carta da cucina, per eliminare gli ultimi residui di terra.

Non bisogna invece bagnarlo sotto l’acqua perché, specie il tartufo bianco, potrebbe rovinarsi.

Altra cosa da tenere presente è che il tartufo va pulito poco prima di essere usato.

Quando avrete eliminato tutta la terra il vostro tartufo è pronto per essere grattugiato sui vostri piatti.



Cetriolo

 Cetriolo

 

tipi di cetriolo

Famiglia: Cucurbitaceae

Genere: Cucumis

Specie: Cucumis sativus L.

 

Storia del cetriolo

I cetrioli sono ortaggi appartenenti alla stessa famiglia dei meloni, ovvero quella delle Cucurbitaceae.

Hanno una forma allungata, che può arrivare anche fino a 30 cm, una buccia di colore verde scuro con piccole protuberanze e una polpa acquosa di colore verde chiaro con dei semini bianchi.

 

È una specie originaria delle pianure dell’Asia orientale e meridionale e viene coltivata in paesi a clima temperato-caldo.

 

In Italia, le regioni interessate dalla coltivazione sono soprattutto Lazio e Veneto ma anche Puglia, Campania, Sicilia e in piccole quantità Emilia-Romagna e Calabria.

 

Tipi di cetriolo

Ne esistono diverse varietà.

 

Tra i cetrioli a frutto grosso rientrano:

 

  • il “Cetriolo verde lungo delle Cascine”, cultivar precoce molto produttiva a frutto lunghissimo di ottima qualità,
  • il “Cetriolo Lungo della Cina”,
  • il “Cetriolo Rollison’s Telegraph”, cultivar molto vigorosa a frutto lunghissimo di colore verde scuro, liscio,
  • il “Cetriolo corto bianco” o “Palla di neve”, cultivar precoce a frutto bianco,
  • il “Cetriolo Torpedo”, cultivar precoce a frutto corto,
  • il “Cetriolo Marketer”, cultivar medio precoce vigorosa e produttiva di origine americana il cui frutto è di 19-20 cm, di colore verde scuro, leggermente papilloso,
  • il “Cetriolo Cubit”, cultivar precoce anch’essa di origine americana a frutto medio corto di 22 cm,
  • il “Cetriolo Ashley”, che è una delle cultivar precoci più produttive che si presta anche per la coltivazione in serra, vigorosa, resistente all’oidio, con frutti affusolati all’estremità lunghi 20 cm.

 

Tra i cetrioli a frutto piccolo da sottaceto rientrano:

 

  • il “Cetriolino piccolo verde di Parigi”, cultivar da sottaceti rustica e molto produttiva,
  • il “Cetriolino bianco da sottaceti”, cultivar a frutto piccolo con polpa soda,
  • il “Ceto”, ibrido resistente alla antracnosi e ai virus.

 

I cetrioli si consumano allo stato fresco o conservati sott’aceto.

 

Proprietà nutrizionali del cetriolo

tabella con i valori nutrizionali del cetriolo fresco e sott'aceto
Tabella con i valori nutrizionali del cetriolo fresco e sott’aceto

Valori nutrizionali del cetriolo

I cetrioli presentano un altissimo contenuto di acqua e un apporto calorico molto basso.

Per assicurare l’apporto di fibra devono essere consumati con la buccia.

 

A livello di vitamine, sono prevalentemente presenti la vitamina C ed i folati, e dato che il cetriolo viene consumato principalmente crudo, non vengono assolutamente deteriorate.

Apporta inoltre piccole quantità di sali minerali, tra cui fosforo e potassio.  

 

Per quanto riguarda il cetriolo conservato sott’aceto, occorre sempre controllare l’etichetta per evitare di apportare insieme all’ortaggio un quantitativo eccessivo di sale, il cui contenuto è indicato obbligatoriamente in etichetta.

 

Benefici del cetriolo

Le fibre presenti nel cetriolo promuovono il buon funzionamento dell’intestino, aiutano a ridurre il rischio di cancro al colon e controllano l’assorbimento di colesterolo e zuccheri, aiutando così a tenere sotto controllo glicemia e colesterolemia.

 

Il cetriolo è anche una fonte di nutrienti alleati della salute cardiovascolare, di antiossidanti e di nutrienti importanti per il funzionamento del metabolismo e per la salute delle ossa.

Esercita inoltre un lieve effetto diuretico.

 

La porzione consigliata è di 200 grammi, che equivale a 1 cetriolo medio.

 

Interazioni del cetriolo

I cetrioli potrebbero interferire con l’azione dei farmaci diuretici e anticoagulanti.

 

Produzione e Tecnologia del cetriolo

Caratteri botanici della pianta dei cetrioli

Il cetriolo è una pianta annuale a fusto rampicante. 

Il frutto è cilindrico di colore verde o bianco, giallo a maturità e con una polpa bianca che racchiude i semi costituita da un tessuto vitreo di sapore caratteristico. I frutti si consumano quando sono ancora immaturi, allo stato fresco o conservati sott’aceto.

 

Coltivazione dei cetrioli

Per la sua coltivazione il cetriolo richiede terreni molto fertili, freschi e irrigui ed esistono diverse tipologie di coltura.

 

1 coltura normale

Nella coltura normale il cetriolo viene seminato all’aperto tra aprile e maggio e la semina solitamente è fatta in buchette (distanti 40-50 cm) lungo i solchetti abbinati mettendo tre-quattro semi per ogni buchetta, distanziati di 2-3 cm.

Quando le giovani piantine sono abbastanza sviluppate, si pratica il diradamento lasciando una sola piantina per posto.

In seguito quando le piantine presentano 5-6 foglie, si cimano sopra la quarta foglia. Si formano anche dei getti che si possono lasciare sviluppare e distendere sul terreno o si lasciano attaccare a sostegni.

Con l’impiego  dei sostegni i frutti sono più diritti e più colorati e l’operazione di cimatura non è più necessaria.

Inoltre, soprattutto per i cetrioli lasciati senza sostegno, durante la prima fase di vegetazione si eseguono accurate sarchiature in modo tale che il terreno, successivamente coperto dalla pianta, rimanga ben pulito.

 

Per la coltura dei cetriolini da sottaceto si seguono le stesse tecniche utilizzate nella coltura normale, ma non si cimano e la raccolta si fa molto anticipata cercando di levare frutti che abbiano raggiunto lo stesso volume.

Si consiglia anche di seminarli a file semplici.

 

2 coltura forzata o extrastagionale

La coltura forzata o extrastagionale del cetriolo può essere più o meno “anticipata” in quanto la coltivazione invernale non in tutti i paesi è conveniente, soprattutto per il fatto che il prodotto trova molta difficoltà di collocamento sul mercato.

 

3 coltura molto anticipata

La coltura molto anticipata si svolge in serra fissa e in tunnel che vengono riscaldati con sistema ad acqua calda e aria calda.

Nella seconda quindicina di dicembre viene effettuata la semina usando cassette di legno, ben fognate, ripiene di un miscuglio di sabbia e terriccio, tutto accuratamente sterilizzato, e messe in serra calda alla temperatura di 16-17/22-24 °C.

La semina può essere fatta anche direttamente in vasetti o cubetti o in massetti di miscuglio letame-terra mettendo i semi sufficientemente profondi.

Alla fine di gennaio, primi di febbraio, si esegue la piantagione in serra e le piantine si mettono in file alla distanza di 80 x 50 cm, su prodine rialzate almeno di 10-15 cm. Il terreno viene preparato con una vangatura o un’aratura profonda.

 

4 coltura anticipata all’aperto

Per la coltura anticipata in pieno campo (o all’aperto) la semina del cetriolo si esegue ai primi di marzo, in cassone su letto caldo, generalmente in fertil-pot o paper-pot.

Se la semina non è fatta in vasetti, dopo un paio di settimane si fa il trapianto in altro cassone con letto semicaldo, senza dare aria finché le piantine non hanno ripreso bene.

Appena passato il periodo delle gelate, si fa il trapianto all’aperto in buchette scavate alla profondità di 30-40 cm dove è stato messo del letame in fermentazione coperto da uno strato di buon terriccio mescolato a terra vergine. Su queste piantine si possono sovrapporre delle campane di vetro o di plastica o speciali chassis vetrati o tunnel in plastica.

 

Produzione dei cetrioli

Generalmente la raccolta dei cetrioli inizia verso metà-fine di marzo e i primi di aprile e si protrae fino alla fine di giugno, periodo in cui le caratteristiche costruttive delle serre in cui sono coltivati bloccano l’ulteriore sviluppo e produzione delle piante per gli eccessi della temperatura interna.

Si ottengono in media 15 frutti vendibili a pianta.

 

Per quanto riguarda il cetriolo conservato sott’aceto, si tratta di una tecnica che prevede la fermentazione del vegetale in aggiunta di sale e, a volte, di zucchero. Questo prodotto ha una durata maggiore rispetto al cetriolo fresco per via del contenuto di sale presente nel liquido di governo.

 

Stagionalità del cetriolo

In Italia i cetrioli si possono trovare in commercio da giugno a settembre.

 

Preparazione e Conservazione del cetriolo

Al momento dell’acquisto i cetrioli devono rispecchiare i seguenti parametri: la buccia deve essere verde senza nessuna striatura gialla e il cetriolo dovrà essere consistente e sodo.

Inoltre conviene optare per quelli non troppo grossi in quanto saranno meno amari.

Infatti a volte il cetriolo può avere un sapore amaro e questo si verifica quando si ha un accumulo di tossine, in particolare le cucurbitacine, che possono causare nausea, vomito o diarrea.

 

Vi consigliamo di utilizzarli nel periodo estivo per arricchire le insalate.

 

I cetrioli si conservano in frigorifero e durano circa 4/5 giorni dopo l’acquisto.

Sarebbe meglio non congelarli per non perdere proprietà e soprattutto consistenza.

 

Un consiglio per i cetrioli conservati sott’aceto è quello di sciacquare bene il prodotto prima del consumo per eliminare l’eccesso di sale o di optare per quelli con il minore contenuto di sale.



Lattuga

Lattuga

 

varietà di lattuga

Famiglia: Compositae

Genere: Lactuca

Specie: Lactuca sativa L.

 

Cos’è la lattuga

La lattuga è una composita annuale.

In Italia viene coltivata in diversi periodi dell’anno e in differenti ambienti climatici. Nei mesi invernali viene largamente esportata nei paesi del Nord Europa.

 

Come l’indivia, è un ortaggio da foglie che viene consumata cruda, ma può anche essere cotta.

 

Varietà di lattuga

In Italia le varietà di lattuga più conosciute sono la lattuga cappuccio (o a palla), la lattuga romana, la lattuga gentile (o canasta o gentilina) e la lattuga iceberg.

 

La lattuga cappuccio presenta foglie rotondeggianti che formano un grumolo serrato. Di questa lattuga le tipologie più note sono Batavia bionda, Trocadero, Regina di Maggio e Great Lakes. Viste le numerose varietà esistenti di questa lattuga, la coltura può essere primaverile-estiva, estiva, autunnale e invernale.

 

Anche della lattuga romana esistono diverse varietà e le più note sono Bionda da inverno, Bionda da estate, Verde degli ortolani. Anche in questo caso la coltura, visto la presenza di diverse tipologie, può essere invernale, primaverile e estiva.

 

Proprietà nutrizionali della lattuga

tabella con i valori nutrizionali della lattuga

Lattuga valori nutrizionali

La lattuga ha un contenuto di acqua superiore al 90% ed un buon contenuto di fibra. Se consumata cruda è particolarmente ricca in folati.

 

Inoltre, il consiglio è di spezzettare queste verdure con le mani, poiché causare la rottura in modo casuale delle fibre vegetali sembrerebbe favorire l’azione di alcuni enzimi che trasformano i folati rendendoli meglio assorbibili dal nostro intestino.

 

Buono è anche il contenuto di vitamina K, ferro e beta-carotene.

 

Lattuga benefici

Come detto precedentemente, la lattuga ha una buona quantità di sali minerali, folati, fibra e acqua.

Nello specifico, i sali minerali donano alla lattuga proprietà rinfrescanti e rimineralizzanti e tra questi è utile soprattutto evidenziare il rapporto tra il sodio e potassio che apporta alla lattuga caratteristiche diuretiche.

 

L’acqua e la fibra permettono di migliorare la funzionalità intestinale dell’organismo.

 

Tra le vitamine spiccano i folati, noti anche con il nome di vitamina B9, che contribuiscono alla normale crescita dei tessuti durante la gravidanza e svolgono altre funzioni di fondamentale importanza a livello cellulare. Il consumo di vitamina B9 sembrerebbe avere anche un ruolo nella prevenzione oncologica, soprattutto per quanto riguarda il rischio di tumore del pancreas.

 

Ricordiamo inoltre la vitamina A che è utile nei processi della visione e la vitamina C che aiuta le difese immunitarie dell’organismo. Entrambe queste vitamine hanno anche funzione antiossidante.

Gli antiossidanti sono molecole che proteggono il nostro organismo dall’effetto dei radicali liberi, ovvero composti reattivi dell’ossigeno, prodotti normalmente durante il metabolismo cellulare che se in eccesso possono provocare stati patologici.

 

La porzione consigliata è di 80 grammi di lattuga fresca, che corrisponde circa a una scodella o a una ciotola da 500 ml.

 

Una ciotola di lattuga riesce a soddisfare circa la metà del fabbisogno nutrizionale di vitamina C (47 mg) per la popolazione adulta (uomini 105 mg, donne 85 mg) e quasi completamente il fabbisogno di vitamina K (101 µg)sempre facendo riferimento alla popolazione adulta (140 µg).

 

Il consumo di questa verdura sembrerebbe utile in caso di gonfiore sottocutaneo (o edema), un possibile effetto avverso causato dal trattamento oncologico.

 

Lattuga interazioni

Il consumo di quantità eccessive di lattuga dovrebbe essere evitato in soggetti che assumono anticoagulanti.

 

Produzione e Tecnologia della lattuga

Caratteri botanici della lattuga

La lattuga è una composita annuale che presenta un “cespo” costituito da foglie a spatola o tondeggianti inserite in un breve fusto e serrate in modo da costituire un “grumolo” o “cappuccio” più o meno compatto.

 

Nella lattuga cappuccio le foglie sono rotondeggianti e formano un grumolo serrato. Le diverse varietà possono essere a coltura primaverile-estiva, estiva, autunnale e invernale.

 

Una volta ultimata la fase vegetativa, la cui durata è influenzata dalla lunghezza del giorno, i cespi formano uno scapo fiorale alto 1,3 m circa, molto ramificato, portante numerose infiorescenze di 8-10 fiori riuniti a capolino.

I frutti, che vengono erroneamente chiamati semi, sono acheni oblunghi, appiattiti, leggermente striati, di colore variabile dal grigio al bruno. Le rese unitarie si aggirano sui 200-250 quintali ad ettaro.

 

Coltivazione della lattuga

Per la lattuga romana la semina viene condotta in semenzaio in diversi periodi dell’anno a seconda delle varietà: in agosto-settembre per le lattughe invernali, in gennaio-febbraio per le primaverili e in aprile-maggio per le estive.

 

Una volta seminata in semenzaio, la lattuga viene poi trapiantata e successivamente raccolta.

Le rese unitarie si aggirano sui 300-400 quintali ad ettaro e, in caso di terreni particolarmente fertili con 4-5 cicli all’anno, possono arrivare fino a 800 quintali ad ettaro.

 

Stagionalità della lattuga

La lattuga, grazie alle diverse varietà, è reperibile sul mercato tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione della lattuga

La scelta della lattuga al momento dell’acquisto, potrebbe influenzare i parametri di conservazione.

Se la lattuga che si sceglie ha foglie dall’aspetto fresco e sodo e successivamente ci si assicura di pulirla, eventualmente tritarla, asciugarla e refrigerarla adeguatamente, questa si può conservare in frigo fino a una settimana.

 

L’asciugatura è un passaggio cruciale perché bisogna evitare un eccesso di umidità che creerebbe problemi per la corretta conservazione che può essere effettuata tramite una centrifuga da insalata o un panno di carta.

 

La lattuga può essere conservata tagliata, operazione che faciliterà la rimozione di parti che nel corso dei giorni potrebbero iniziare a marcire.

 

Dopo essere stata opportunamente asciugata, può essere riposta in sacchetti sigillati con all’interno un tovagliolo di carta la cui funzione è quella di assorbire l’umidità in eccesso. Inoltre, per migliorare l’eliminazione dell’umidità, sarebbe utile cambiare il tovagliolo di carta all’interno del sacchetto sigillato ogni due giorni oppure quando si nota che è bagnato.



Ravanelli

Ravanelli

 

Famiglia: Cruciferae – Brassicaceae

Genere: Raphanus

Specie: Raphanus sativus L.

 

Storia dei ravanelli o rapanelli

Il ravanello o rapanello è una pianta erbacea che si ritiene essere originaria della Cina caratterizzata da un sapore più o meno piccante.

 

Ad oggi è uno degli ortaggi più coltivati al mondo e, in Italia, è coltivato su una superficie di circa 1.000 ettari; il prodotto coltivato è destinato soprattutto al mercato interno.

 

Varietà di ravanelli

Esistono numerose varietà coltivate che vengono classificate in base alla forma e colore della radice o alla stagione di coltivazione.

 

Le varietà più diffuse in Italia per i ravanelli tondi e rossi sono Cherry Belle (varietà medio-tardiva che si raccoglie in 22 giorni, dal sapore delicato) e Saxa (varietà precoce); per quelli oblunghi e bianchi Candela di Ghiaccio (varietà medio-tardiva che si raccoglie in 20-30 giorni); per i ravanelli oblunghi e rossi Candela di Fuoco, Ravanello Lungo o Torino o Tabasso.

 

Proprietà nutrizionali dei ravanelli o rapanelli

tabella con i valori nutrizionali dei ravanelli o rapanelli

Ravanelli valori nutrizionali

I ravanelli sono composti principalmente da acqua e presentano un buon contenuto di fibre. Oltre a queste caratteristiche,spicca anche il contenuto di carotenoidi, vitamine del gruppo B, vitamina C e sali minerali.

 

Ravanelli benefici

I benefici apportati dal consumo dei ravanelli sono da riconoscere in particolari ai sali minerali e alle vitamine che li compongono.

Tra i minerali quelli più presenti sono il potassio, fondamentale per la normale funzione del cuore, dei muscoli e del sistema nervoso, e il magnesio, anche questo fondamentale per la funzionalità del tessuto muscolare del cuore, dei muscoli e del sistema nervoso, ma anche per lo sviluppo e solidità delle ossa, interviene infine anche nel metabolismo dei carboidrati.

 

Per quanto riguarda le vitamine, i ravanelli sono ricchi in vitamina C, con azione antiossidante, e folati, fondamentali nella crescita e nella riproduzione delle cellule, in particolare dei globuli rossi. I folati sono inoltre preziosi per la formazione del sistema nervoso centrale nell’embrione e nel feto.

 

Come per tutte le crucifere, il consumo di ravanelli sembrerebbe essere associato ad una protezione nei confronti di diverse forme tumorali.

Questo è dovuto alla presenza di componenti bioattivi, i glucosinolati, che hanno la funzione nella pianta di proteggerla contro le malattie fungine e le infestazioni da parassiti.

Nell’uomo non sono direttamente queste molecole ad operare gli effetti positivi, ma dei loro prodotti di derivazione chiamati isotiocianati. La conversione avviene ad opera di un enzima, la mirosinasi, che normalmente è compartimentato in strutture cellulari della pianta.

Grazie alla masticazione, l’enzima mirosinasi può incontrare i glucosinolati e trasformarli in isotiocianati.

 

La porzione di consumo standard consigliata è di 200 grammi di ravanelli freschi.

 

Ravanelli interazioni

I soggetti che soffrono di problemi alla tiroide devono prestare attenzione al consumo dei ravanelli, poichè possono contenere goitrogeni.

 

Produzione e Tecnologia dei ravanelli o rapanelli

Caratteri botanici della pianta dei ravanelli

Il ravanello presenta una parte aerea con foglie lobate con margine irregolarmente seghettato e fiori di quattro petali che possono essere di colore bianco, rosa o violetto.

Il frutto è una siliqua che racchiude semi rossastri, rotondi o leggermente allungati.

 

Coltivazione dei ravanelli

Per la coltivazione il ravanello predilige terreni di medio impasto tendenzialmente calcarei, irrigui, e dotati di sostanza organica.

Una pratica essenziale per la sua coltivazione è l’avvicendamento colturale: se in coltura principale è da considerarsi da rinnovo, se in piccole superfici intercalare mentre sono sconsigliate rotazioni con altre crucifere.

Il ciclo colturale dura da un minimo di tre settimane, nel periodo estivo, ad un massimo di 2-3 mesi durante l’inverno.

 

Dopo l’aratura, si effettua la rottura delle zolle, l’appianamento del terreno, cui segue un ulteriore amminutamento del terreno; prima della semina è opportuno effettuare una rullatura. La distanza tra le file è di 10-15 cm, e 3-4 cm sulla fila; la produzione ad ettaro è di circa 30 quintali.

 

Stagionalità dei ravanelli

I ravanelli si trovano in commercio da aprile a ottobre e vengono commercializzati confezionati in mazzetti, pronti per il consumo, provvisti di foglie, o, più raramente, in sacchetti, privi di foglie.

 

Preparazione e Conservazione dei ravanelli o rapanelli

Sgranocchiati prima del pasto in pinzimonio, o come spezza-fame pomeridiano, possono placare il senso di fame senza apportare calorie in eccesso.

In ogni caso il metodo migliore di consumare i ravanelli è sicuramente crudi in insalata.

 

Per conservarli vi consigliamo di porli nel cassetto riservato alle verdure, in questa maniera i ravanelli si conserveranno per 1-2 settimane.



Verza

Verza o Cavolo verza

 

verza o cavolo verza

FamigliaCruciferae – Brassicaceae

Genere: Brassica

Specie: Brassica oleracea L. var. sabauda L.

 

La verza o cavolo verza è una pianta erbacea il cui nome deriva dalla parola latina virdia che significa “verde”, ricordando il colore delle foglie.

 

Varietà di cavolo verza

Esistono diverse varietà di verza che si distinguono per dimensioni del cespo, colore delle foglie e per il ciclo colturale (nelle varietà tardive arriva anche a 5 o 6 mesi, le precoci in 90 giorni sono a raccolta).

 

Le varietà sono estive, autunnali e invernali.

Nelle estive troviamo il Primaticcio di S.Giovanni, il Verzotto corto precoce; tra le autunnali il Verzotto d’Asti, di Milano e Vittoria. Rientrano invece nelle invernali il Comune d’inverno, il Pontoise, Trionfo d’inverno, Re d’inverno, Vertus, ecc.

 

Proprietà nutrizionali della verza o cavolo verza

tabella con i valori nutrizionali della verza o cavolo verza

Verza valori nutrizionali

Il cavolo verza è composto per il 90% di acqua, ha un buon contenuto di fibra e presenta modeste quantità di proteine, lipidi e carboidrati.

Le vitamine maggiormente presenti sono le vitamine A, C, E e K, mentre tra i minerali spiccano il potassio, calcio, fluoro, magnesio e ferro.

 

Nella verza troviamo inoltre α e β carotene, che hanno azione antiossidante e contrastano l’azione dei radicali liberi, e luteina e zeaxantina, che sono implicate nei processi della visione.

 

Verza benefici

Per quanto riguarda le vitamine, tra le più presenti spiccano la vitamina C, con azione antiossidante, ed i folati, fondamentali nella crescita e nella riproduzione delle cellule.

Inoltre, il consumo di cavoli verza, può contribuire a proteggere la salute cardiovascolare, grazie al loro buon contenuto in potassio e vitamina K.

 

Al fine di non deteriorare tali vitamine risulta però necessario fare attenzione al tempo ed al tipo di cottura, per questo vi consigliamo la cottura al vapore, cotture rapide in padella o altrimenti potete sbollentarli in poca acqua per non più di 10 minuti.

In ogni caso la maniera più semplice e sicura rimane quella di consumare la verza cruda in insalata.

 

I benefici del cavolo verza non si fermano al suo contenuto prezioso in vitamine, ma coinvolgono anche il suo contenuto in particolari molecole, i glucosinolati. Quest’ultimi vengono trasformati in molecole bioattive, gli isotiocianati, tramite le mirosinasi, enzimi che per agire hanno bisogno di essere liberati dai vacuoli, cioè delle strutture presenti nelle cellule vegetali.

Per questo è necessario masticare bene questi alimenti in maniera tale da rompere le strutture e favorire il rilascio delle mirosinasi. Inoltre il calore può degradare l’enzima, altra buona ragione per prediligere il consumo a crudo della verza.

 

La porzione standard raccomandata è 200 grammi, che corrispondono circa a mezzo piatto di verza cruda o cotta.

 

Il consumo di questa verdura può essere utile in caso di carenza di vitamina B12, di acido folico e in caso di stipsi o costipazione.

 

Verza e interazioni

La verza potrebbe interferire con l’assunzione di farmaci anticoagulanti. Sarebbe inoltre fonte di goitrogeni, pericolosi per chi soffre di disturbi alla tiroide.

 

Produzione e Tecnologia del cavolo verza

Caratteri botanici della verza

La verza è una pianta erbacea che può raggiungere 1,5 metri di altezza, formando abbondanti ramificazioni con rametti fioriferi i cui fiori sono gialli.

Le foglie sono bollose, grinzose, quasi increspate, riunite in una palla, di colore verde o tendente alle tonalità del grigio.

 

Il cavolo verza è una pianta resistente al freddo; la sua temperatura ideale è intorno ai 15/20 gradi. La verza non ama il caldo e teme soprattutto la siccità.

Non avendo bisogno di particolari esigenze, viene coltivata in tutta la penisola italiana ed è particolarmente diffusa nelle zone settentrionali del Paese, ovvero in vaste aree di regioni come il Piemonte, la Lombardia, il Trentino Alto Adige e, infine, il Veneto.

 

Coltivazione della verza

L’ideale per la coltivazione della verza è una semina a primavera inoltrata, tra maggio e giugno, in modo che la pianta germini durante l’estate, si sviluppi in autunno e maturi durante l’inverno. Il periodo per la semina è comunque ampio, si può mettere a dimora questo cavolo da marzo a luglio.

 

Il seme si pone a circa due centimetri di profondità sotto il livello del suolo. I semi di verza germinano abbastanza facilmente e rapidamente, in genere entro 15 giorni.

 

La tecnica colturale più appropriata è il trapianto, che può essere eseguito con piantine a radice nuda allevate in semenzaio o con piantine con pane di terra allevate in contenitori alveolati; la densità d’impianto è di circa mezzo metro tra una pianta e l’altra, stessa distanza va tenuta tra le file.

La coltivazione in aiuole rialzate come per molti ortaggi è ottima anche nel caso della verza.

 

Per il contenimento delle erbe infestanti si può ricorrere a sarchiatura, pacciamatura, irrigazione localizzata, oltre a una corretta rotazione colturale. La coltivazione della verza è favorita se segue la coltivazione di un legume, mentre non deve seguire un’altra pianta della stessa famiglia (crucifere) o peggio ancora ripetersi.

La vicinanza del pomodoro è positiva per allontanare la presenza di alcuni parassiti dei cavoli, mentre la camomilla pare migliori il gusto del cavolo verza. Altri buoni vicini per la verza sono i legumi, le patate e il sedano.

 

Produzione della verza

La sua raccolta avviene da ottobre ad aprile nel periodo precedente alla fioritura, pertanto è considerato un ortaggio da consumare nei mesi freddi.

 

In commercio si trovano due varietà di verza: una ben matura, particolarmente adatta al consumo durante l’inverno, un’altra che risulta essere meno diffusa per la raccolta in primavera.

 

Stagionalità della verza

Il cavolo verza si trova sul mercato tutto l’anno grazie alle diverse varietà presenti in commercio.

 

Preparazione e Conservazione del cavolo verza

Dopo aver acquistato la verza, questa può essere conservata intera in frigo nell’apposito cassetto delle verdure, per una-due settimane.

 

Per preparare la verza è necessario prima di tutto pulirla adeguatamente togliendo la base dura del torsolo e le prime foglie esterne sciupate. Le foglie devono essere sfogliate completamente, lavate sotto il getto dell’acqua corrente e sgrondate in una centrifuga per insalata in modo da non sciuparle.

Le foglie centrali più tenere possono essere utilizzate per le insalate, mentre le foglie più esterne possono essere utilizzate per minestroni ed involtini.

 

Le proposte di ricetta di FBO con la verza

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Funghi

Funghi

 

varietà di funghi

Classe: Basidiomycetes e Ascomycetes

 

Cosa sono i funghi

I funghi o miceti sono un gruppo eterogeneo di organismi appartenenti alle classi Basidiomycetes e Ascomycetes.

Dal termine latino fungus e da quello greco mykés derivano rispettivamente i nomi fungo (o micete) e micologia (la scienza che si occupa dello studio dei funghi).

 

Varietà di funghi

Esistono numerose varietà di funghi, presenti anche in Italia, che possono essere sia spontanee che da coltivazione; tra le più note ricordiamo: il cardoncello, lo champignon, il chiodino, il gallinaccio e il porcino.

 

Il cardoncello (Pleurotus eryngii (De Cand.: Fr.) Quélet)

appartiene alla classe dei Basidiomiceti e presenta un cappello carnoso, convesso, con colore variabile dal biancastro al marrone nocciola.

Le lamelle sono biancastre, larghe, decorrenti sul gambo, il gambo liscio, più sottile alla base di colore giallo biancastro; la carne è biancastra, priva di odore e sapore particolari.

Viene coltivato specialmente nel sud-Italia in tunnel anche riscaldati.

 

Lo champignon (Agaricus hortensis)

conosciuto anche come Prataiolo da coltivazione, appartiene alla classe dei Basidiomiceti.

Presenta un cappello convesso, carnoso, con cuticola dal bianco a bruno chiaro più scura al contatto. Le lamelle sono fitte, prima bianche poi rossastre-brune, il gambo corto e sodo, bianco e liscio con anello bianco e membranoso.

La carne è soda e bianca, al taglio rosea, con buon odore e sapore.

Viene coltivato da molto tempo ma si trova anche libero nei luoghi ricchi di sterco (di cavallo), nei prati e ai margini dei boschi.

 

Il chiodino (Armillariella mellea (Vahl: Fr.) Singer)

appartiene ai Basidiomiceti e presenta un cappello abbastanza carnoso, prima emisferico o conico-ottuso, poi convesso e più o meno aperto, quasi sempre leggermente umbonato.

Il colore è variabilissimo ed è influenzato dalla pianta ospite: dal giallo-miele al marrone-cupo, al grigio-verdastro o bruno-rossastro.

Le lamelle non sono molto fitte, ineguali, prolungate per un dente sul gambo, biancastre, giallastre o brunastre, alla fine macchiate di rosso scuro.

Il gambo è dapprima cilindrico o ingrossato alla base, tenace, fibroso, farcito, successivamente cavo, pallido in alto, brunastro al centro, bruno-olivastro in basso, leggermente fioccoso.

Presenta un anello molto evidente e persistente, grosso, superiormente striato e inferiormente fioccoso, dal colore tipicamente bianco.

La carne è bianca o pallida, soda, tenace nel gambo; l’odore fungino è appena percettibile, il sapore è amarognolo.

È una specie molto comune e conosciuta e cresce in famiglie in autunno sui tronchi degli alberi di diverse latifoglie e conifere. Il suo micelio è molto nocivo alle piante di cui è considerato un parassita.

In cucina conviene utilizzare solo il cappello perché da adulto il gambo è troppo fibroso, inoltre quando viene cotto il fungo assume una colorazione scura e, durante il processo di cottura, secerne un liquido viscoso che può risultare leggermente tossico: pertanto si consiglia una pre-bollitura.

 

Il gallinaccio (Cantharellus cibarius Fr.)

appartiene alla classe dei Basidiomiceti e presenta un cappello carnoso, grosso, sodo, aperto, più o meno depresso al centro, liscio, opaco con colore variante dal giallo arancio, raramente bianco.

Le lamelle sono pliciformi, molto decorrenti; il gambo è pieno, sodo, nudo, generalmente attenuato dall’alto in basso, anche cilindrico o irregolare, e presenta lo stesso colore del cappello.

La carne si presenta bianca o leggermente giallastra sotto la superficie e rimane soda a lungo senza alterarsi; ha un odore caratteristico e un sapore dolciastro.

È una specie molto diffusa, facilmente riconoscibile, che si trova dalla primavera all’autunno.

Ne esistono diverse varietà con colorazioni diverse, dal chiaro quasi bianco all’arancio vivo.

 

Il porcino (Boletus edulis Bull.: Fr.)

noto anche come Brisa – Rigorsella, appartiene alla classe dei Basidiomiceti.

Presenta un cappello carnoso e sodo, depresso e rialzato leggermente a coppa, un colore bruno chiaro che a volte può essere anche bruno scuro, più chiaro al margine, e una superficie umida, viscosa, non vellutata, rugolosa.

Il gambo è grosso, pieno e sodo, che diviene progressivamente cilindrico pallido poi brunastro chiaro, con la superficie ornata da vene più chiare. La carne si presenta bianca, immutabile, con leggera colorazione nocciola, soda; l’odore è quello tipico fungino.

Il porcino si trova nei boschi di latifoglie e abeti a fine estate-autunno.

 

In commercio i funghi si trovano sia freschi che secchi, da consumare previo ammollo, e sott’olio.

 

Proprietà nutrizionali dei funghi

tabella con i valori nutrizionali dei funghi

Valore nutrizionale dei funghi

I funghi, seppur non appartengano al regno vegetale, sono molto simili alle verdure in quanto contengono un elevato contenuto di acqua e fibre ed una discreta quantità di proteine, carboidrati e lipidi.

Nei funghi secchi, invece, troviamo una concentrazione di macro e micro nutrienti, in particolare di carboidrati, proteine, ferro e niacina, ovvero una vitamina del gruppo B coinvolta nel metabolismo dei grassi.

 

Tra le vitamine quella sicuramente più degna di nota è la vitamina D, ben presente in determinate specie come nei chiodini, ma sicuramente i funghi sono anche una buona fonte di folati, fondamentali in gravidanza per un corretto sviluppo neurologico del feto.

 

Tra le molecole invece troviamo alcuni polisaccaridi che, in base a recenti studi su cellule e modelli animali, sembrerebbero avere proprietà antitumorali ed anti-ipertensive e sarebbero in grado di migliorare il quadro lipidico e il funzionamento del sistema immunitario, ma sono necessari ulteriori studi per confermare il tutto.

 

Infine vi ricordiamo che grazie al contenuto in acido glutammico dei funghi, un aminoacido il cui sale sodico viene utilizzato come additivo per aromatizzare le preparazioni, è possibile aumentare la sapidità delle ricette senza aggiungere sale.

 

Benefici dei funghi

I minerali contenuti nei funghi hanno una funzione antiossidante come il manganese e il selenio, aiutano il benessere cardiovascolare e pressorio come il potassio e altri minerali, calcio e fosforo, favoriscono il benessere di ossa e denti.

Inoltre l’acido oleico è il precursore di molecole coinvolte in processi infiammatori, dell’immunità, pressori e di aggregazione piastrinica.

 

Nei funghi troviamo anche la fibra che aiuta a promuovere la salute intestinale.

 

La porzione standard, riferita al prodotto fresco, è di 200 grammi, che corrisponde circa a mezzo piatto di funghi.

Se si tratta di funghi secchi la porzione standard scende a 50 grammi, che corrispondono circa a 3/4 cucchiai.

 

Il loro consumo potrebbe essere utile in caso di carenza di vitamina D.

 

Interazioni dei funghi

Nei funghi è presente una molecola chiamata micosina che può portare al rallentamento dei processi digestivi

 

Produzione e Tecnologia dei funghi

Caratteristiche dei funghi

I funghi sono organismi dotati di nucleo, privi di clorofilla, dotate di strutture somatiche normalmente filamentose, dette ife, che sono circondate da pareti cellulari contenenti cellulosa o chitina o entrambe.

 

Si originano da spore e si riproducono generalmente sia in maniera sessuata che asessuata.

Quando le condizioni ambientali e nutrizionali sono favorevoli, dal micelio si forma il corpo fruttifero, il fungo, dal quale verranno prodotte le spore.

 

Coltivazione dei funghi

I funghi possono essere sia spontanei che da coltivazione.

In particolare, per la coltivazione della varietà cardoncello, vengono interrati dei pani in serre aperte solitamente tra settembre e aprile, anche se tale periodo può oscillare in relazione all’andamento stagionale ed alle zone di coltivazione.

 

L’area coltivata per la produzione di funghi deve essere opportunamente protetta dal sole utilizzando una rete ombreggiante al 70-90% sorretta da normali archi tunnel.

Per proteggere dal vento, specie in primavera, e dalle piogge, in autunno, si possono disporre sopra e attorno alla serra delle stuoie o dei fogli di polietilene.

Nell’area protetta dal tunnel sono ricavati più letti di coltivazione, larghi un metro e distanziati tra lori da un corridoio di passaggio, al cui interno vengono sistemate le confezioni di substrato incubato (ovvero una miscela di paglia e sottoprodotti dell’agricoltura che viene trinciata, sterilizzata e successivamente inoculata con spore) e ricoperto con uno strato di terriccio disposto in modo uniforme.

All’interno del tunnel deve essere montato un piccolo impianto di irrigazione aerea per tenere l’area costantemente inumidita.

 

Dopo pochi giorni dall’interramento del substrato iniziano ad apparire i primi carpofori, che raggiungeranno la maturazione dopo circa 25 giorni dalla posa a dimora del substrato stesso.

Dopo circa una settimana dal primo raccolto si ha la seconda fuoriuscita di funghi, che va raccolta a maturazione: la coltivazione a condizioni climatiche favorevoli si esaurisce in circa 60-70 giorni e permette di eseguire 2-3 raccolti.

 

Le condizioni ideali per una buona riuscita della coltivazione sono temperatura non superiore ai 20°C, umidità dell’aria elevata e calma di vento.

 

Quando la coltivazione si esaurisce il substrato va rimosso dalle aiuole di coltivazione e si può procedere ad un secondo interramento, dopo un’accurata pulizia delle aree stesse.

 

Dal punto di vista della commercializzazione risulta molto importante la programmazione delle semine in modo tale da garantire la continuità produttiva in quanto il mercato richiede elevate quantità distribuite durante tutto il periodo di produzione.

 

Stagionalità dei funghi

I funghi sono reperibili sul mercato tutto l’anno, anche grazie alle numerose varietà disponibili.

 

Preparazione e Conservazione dei funghi

I funghi freschi non andrebbero conservati per più di una settimana.

Vi consigliamo di conservarli interi e non lavati in un sacchetto di carta riponendolo nella parte bassa del frigorifero ma non nel cassetto per le verdure perché è una zona molto umida e rischierebbero di bagnarsi o di assorbire troppa acqua.

 

Nel caso voleste invece conservare i vostri funghi freschi per un periodo più lungo, il consiglio è di congelarli.

Sarebbe opportuno lavarli prima con un panno umido rimuovendo le impurità e cucinarli nel modo desiderato, solo al quel punto potrete congelarli. È sconsigliabile congelare i funghi da crudi con tecniche casalinghe. Perderebbero le loro proprietà e il loro sapore.

 

Un’ottima alternativa è essiccare i funghi freschi con un pratico essiccatore domestico. Se ne trovano molti in commercio, di varie misure e di vari prezzi.

 

Un’altra alternativa è preparare i funghi sott’olio pulendo bene i funghi con un panno umido o passandoli sotto l’acqua corrente, eliminando ogni residuo di terra e tagliando i gambi.

Cuocete i funghi in una soluzione di acqua, aceto e sale, scolateli, conditeli e sistemateli in vasetti sterilizzati, completamente ricoperti di olio extra vergine di oliva.

 

Infine vi ricordiamo che per favorire l’assorbimento del ferro non eme presente nei funghi, sarebbe opportuno condirli o consumarli insieme ad una fonte di vitamina C. Un metodo potrebbe essere quello di aggiungere un po’ di succo di limone o del peperoncino fresco alla ricetta o di consumare a fine pasto un frutto ricco in vitamina C come arance, fragole o kiwi.

 

Le proposte di ricette di FBO con i funghi



Spinaci

Spinaci

 

spinacio

Famiglia: Chenopodiaceae

Genere: Spinacia

Specie: Spinacia oleracea L.

 

Spinacio: cos’è e storia

Lo spinacio è un ortaggio a foglia verde conosciuto fin dall’antichità, portato in Europa con gli Arabi intorno al 1000 e, dopo il 1500, si è diffuso anche in America.

 

In Italia la coltivazione dello spinacio è diffusa in tutte le regioni, in particolare modo nel Lazio, Toscana, Campania, Veneto e Piemonte; nelle regioni del Nord Italia per la produzione invernale è presente anche la coltivazione in serra.

 

La maggior parte della produzione è destinata all’industria per l’ottenimento di surgelati e disidratati.

 

Le specie e le cultivar di spinaci

In base alla forma del frutto si distinguono due sottospecie:

 

Spinacia olracea inermis Moench (glabra Mill), con frutti lisci subrotondi; è il tipo più diffuso in coltura, con numerose cultivar che si differenziano tra loro per forma e dimensioni.

 

Spinacia oleracea spinosa Moench, con frutti angolosi o spinescenti; se ne conoscono poche varietà (Hollandia, Amsterdam e Cavallius) e, seppur dotate di buona rusticità e resistenza al freddo, sono poco diffuse in Europa, e utilizzate quasi esclusivamente per l’industria conserviera.

 

 

Le cultivar sono sostanzialmente due:

 

  • Cultivar autunno-invernali: adatte alla coltivazione in condizioni di giorno corto, hanno elevata vigoria e buona resistenza al freddo ma vanno rapidamente a seme in condizioni di giorno lungo; si seminano a fine estate-autunno (agosto-ottobre) per produzioni autunno-invernali.

 

  • Cultivar primaverili-estive: si adattano alla coltivazione di giorno lungo in quanto lente a montare a seme; si seminano in primavera (marzo-aprile) per produzioni primaverili-estive.

 

In commercio si trova anche lo “spinacio della Nuova Zelanda” (Tetragonia tetragonioides), appartenente alla famiglia delle Aizoaceae, un ortaggio minore da foglia che si utilizza nel periodo estivo.

 

Proprietà nutrizionali degli spinaci

tabella con i valori nutrizionali degli spinaci

Spinaci valori nutrizionali

Famosi fin dai tempi di Braccio Di Ferro per il loro contenuto in ferro, gli spinaci in realtà sono ricchi di altri moltissimi micronutrienti. Sono composti per il 90% di acqua e presentano un ottimo contenuto di fibra, fondamentale per stimolare il senso di sazietà.

 

A livello di vitamine spiccano la vitamina C,  la vitamina K e i folati, mentre tra i minerali invece troviamo alte concentrazioni di potassio e magnesio, mentre il ferro, seppure presente, risulta comunque meno biodisponibile rispetto ai prodotti di origine animale ed inferiore ad altre fonti vegetali come legumi e frutta secca.

In ogni caso, per aumentare la biodisponibilità di questo minerale, basterà aggiungere una fonte di vitamina C al pasto, come per esempio un kiwi, un mandarancio o semplicemente un po’ di succo di limone.

 

Spinaci benefici

Lo spinacio gode di proprietà antitumorali e antiossidanti. Queste caratteristiche sono da riconoscere alle vitamine, ai carotenoidi e al magnesio contenuti negli spinaci.

A livello di vitamine spiccano la vitamina C, con azione antiossidante e utile ad innalzare le difese immunitarie, e la vitamina K, fondamentale invece per il processo di coagulazione del sangue.

 

Gli spinaci sono inoltre molto ricchi di folati, molecole presenti in moltissime verdure a foglia verde, necessarie per la crescita e per la riproduzione cellulare, soprattutto dei globuli rossi.

 

La porzione giornaliera standard consigliata è 200 grammi, che corrisponde a circa una ciotola di spinaci crudi.

 

Il consumo di questa verdura a foglia verde può essere utile in caso di  diarrea, gonfiore sottocutaneo o edema e di anemia sideropenica.

 

Spinaci e interazioni

Se si assumono diuretici o ACE-inibitori (per i disturbi cardiovascolari) che possono aumentare i livelli di potassio nell’organismo bisognerebbe evitare di eccedere con cibi ricchi di potassio, come gli spinaci.

 

Gli spinaci possono interferire anche con l’azione degli anticoagulanti (warfarin), in quanto la vitamina K contenuta in essi può rendere il farmaco meno efficace.

 

Inoltre questa verdura a foglia verde rappresenta una fonte di goitrogeni, pericolosi per chi soffre di disturbi alla tiroide, e di acido ossalico, molecola che favorisce la produzione di calcoli.

 

Produzione e Tecnologia degli spinaci

Caratteri botanici della pianta di spinaci

Lo spinacio è una pianta erbacea a ciclo annuale che può raggiungere anche i 70 cm di altezza.

Presenta foglie basali carnose, provviste di un picciolo lungo 5-10 cm e di un lembo astato liscio o bolloso lungo 10-20 cm; esse sono riunite a rosetta in numero di 20-30 prima dell’emissione dello scapo fiorale ramificato; i fiori sono piccoli, verdastri, riuniti in glomeruli ascellari quelli femminili e in spighe quelli maschili.

 

È una specie con basse esigenze termiche e buona tolleranza al freddo nella fase di rosetta. Si tratta di una pianta longidiurna, ovvero che fiorisce solo se la lunghezza del periodo luminoso oltrepassa le 14 ore (periodo maggio-agosto); richiede un terreno fresco, permeabile e ben drenato, con pH superiore a 6,5. Ha una buona tolleranza alle elevate salinità.

Per una rapida crescita richiede condizioni di umidità elevate e costanti.

 

Coltivazione dello spinacio

Lo spinacio è coltivato principalmente in autunno-inverno con semina ad agosto-settembre ma nelle zone del Centro-Nord Italia si realizzano anche colture primaverili con i prodotti destinati all’industria.

La semina può essere fatta a spaglio oppure a macchina, in file distanti 20-30 cm, con interramento a 1-2 cm di profondità; la densità colturale varia a seconda che si tratti di colture destinate al mercato oppure all’industria; l’elevata densità favorisce il portamento eretto delle piante, richiesto per la raccolta meccanica.

Successivamente alla semina viene condotto il diradamento, la sarchiatura o diserbo, l’irrigazione e la concimazione in copertura. Nel periodo autunno-invernale con le temperature relativamente basse non sono molti i parassiti in grado di attaccare la pianta.

 

Produzione degli spinaci

La raccolta comincia 40-60 giorni dalla semina nelle colture primaverili e può essere effettuata tramite sfogliatura o raccolta dell’intera pianta; oggi la raccolta meccanica è molto diffusa.

 

Gli spinaci raccolti, privi delle foglie ingiallite e rovinate, vengono disposti in casse di 10-15 kg e immersi in acqua per togliere la terra residua e migliorare la turgescenza delle foglie.

 

Stagionalità degli spinaci

La raccolta degli spinaci avviene tra settembre e maggio.

 

Preparazione e Conservazione degli spinaci

In generale, al momento dell’acquisto, gli spinaci devono essere di un verde vivace e omogeneo, senza parti ingiallite o ammaccate e con gambi intatti e sodi.

 

La pulizia degli spinaci freschi richiede molti cambi d’acqua. Molto spesso per risparmiare tempo si ricorre all’acquisto di spinaci già lavati o congelati.

Si consiglia di lavare gli spinaci solo poco prima della cottura, eliminando i gambi più duri e muovendo le foglie con le mani e cambiando l’acqua. Sarà necessario ripetere l’operazione fino a quando l’acqua non si presenterà completamente priva di terra. Se si acquistano spinaci freschi già lavati conviene comunque fare un passaggio in un catino pieno di acqua.

 

È da prediligere il consumo di spinaci freschi e crudi che ne preserva il contenuto in vitamina C e folati, composti altamente sensibili al calore e solubili in acqua.

Nel caso in cui si preferisca consumarli cotti, in ogni caso, sarebbe opportuno sbollentare l’alimento in poca acqua e per tempi rapidi, oppure saltarlo velocemente in padella.

Come evidenziato precedentemente, la biodisponibilità del ferro negli alimenti vegetali è molto bassa, per questo vi consigliamo in ogni caso di associare al loro consumo, sia in caso che vengano consumati crudi che cotti, un po’ di peperoncino fresco o del succo di limone.

 

Il prodotto fresco può essere mantenuto per 10-15 giorni in frigo a 0°C e 90-95 % di umidità relativa, nel caso in cui invece si volesse congelarlo la concentrazione di folati diminuirebbe drasticamente.

 

Le proposte di ricetta di FBO con gli spinaci

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Radicchio rosso

Radicchio rosso

 

Famiglia: Compositae

Genere: Cichorium

Specie: Cichorium intybus L.

 

Cos’è il radicchio rosso

Il radicchio rosso o cicoria rossa è un ortaggio a foglie verdi, variegate o rosse, della famiglia delle Compositae appartenente al genere Cichorium, a prevalente consumo invernale e contraddistinto dal sapore amarognolo.

 

Il radicchio può essere precoce e tardivo e la definizione deriva dal periodo in cui avviene la raccolta.

Solitamente si consuma cotto o in insalata.

 

Varietà di radicchio rosso

In Italia esistono diverse varietà di radicchio, aventi una colorazione e una forma tipica a seconda della varietà.

Quelle più note sono: Rosso di Treviso, Rosso di Verona, Sanguigno di Milano, Variegato di Castelfranco, Variegato di Chioggia.

 

Radicchio rosso di Treviso IGP

Il radicchio rosso di Treviso IGP ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (IGP) con il Regolamento CE n.1263/96 e, unitamente al Radicchio Variegato di Castelfranco Veneto, è classificato tra le cicorie da forzare e da imbiancare.

La zona di produzione si estende a 17 comuni in provincia di Treviso, 2 in provincia di Padova e 5 in provincia di Venezia.

Possiede un cespo di forma allungata e può essere precoce o tardivo.

Il primo presenta cespo voluminoso e ben chiuso, foglie di colore rosso intenso con una nervatura principale molto accentuata di colore bianco, sapore leggermente amarognolo e consistenza mediamente croccante. Il secondo mostra foglie serrate di colore rosso vinoso intenso, sapore gradevolmente amarognolo ed una consistenza croccante.

 

Radicchio di Verona IGP

Il Radicchio di Verona IGP ha ottenuto il riconoscimento IGP con il Regolamento CE 98 del 02.02.09 (GUCE L 33 del 03.02.09) e la zona di produzione comprende alcuni territori ubicati nella regione Veneto nelle province di Verona, Vicenza e Padova.

Presenta una forma ad ovale allungato, foglie compatte di colore rosso scuro intenso abbellite da una nervatura principale bianca, molto sviluppata; può essere precoce o tardivo.

La zona di produzione si estende nella fascia del basso Veneto, costituita da terreni alluvionali, sabbiosi, ricchi di sostanza organica, e viene etichettato come “l’oro rosso della Bassa“, distinguendosi dagli altri prodotti per la particolare croccantezza delle foglie, il colore rosso intenso ed il sapore leggermente amarognolo.

Le sue caratteristiche organolettiche ne consentono un utilizzo ad ampio raggio, dall’antipasto al dolce, da crudo come da cotto.

 

Radicchio Variegato di Castelfranco IGP

Il Radicchio Variegato di Castelfranco IGP come il radicchio rosso di Treviso IGP ha ottenuto il riconoscimento IGP con il Regolamento CE n.1263/96; è una variante di radicchio rosso definita la “rosa che si mangia” ed è stata ottenuta dall’incrocio tra il Radicchio Rosso di Treviso e l’indivia scarola a fine Ottocento.

La forma ricorda quella dell’insalata a cespo ma le caratteristiche sono tipiche della cicoria.

La zona di produzione comprende alcuni comuni nelle province di Treviso, Padova e Venezia.

Presenta colore delle foglie bianco-crema con variegature distribuite in modo equilibrato su tutta la pianta fogliare di tinte diverse dal viola chiara al rosso vivo. Il sapore delle foglie è dal dolce al gradevole amarognolo molto delicato.

 

Radicchio di Chioggia IGP

Il Radicchio di Chioggia IGP ha ottenuto il riconoscimento IGP con Regolamento CE n 1025 nel 2008 (GUCE L. 277 del 18/10/2008), può essere precoce o tardivo e, per la tipologia tardivo, la zona di produzione comprende alcuni comuni nell’ambito delle provincie di Venezia, Padova e Rovigo. Si consuma soprattutto crudo.

 

Proprietà nutrizionali del radicchio rosso

tabella con i valori nutrizionali del radicchio rosso

Radicchio rosso valori nutrizionali

Il radicchio rosso dal punto di vista nutrizionale è ricco di acqua e povero di calorie e quello che spicca è il suo contenuto in fibra, in particolare in inulina.

L’inulina è fondamentale soprattutto per il nostro microbiota intestinale, in quanto è in grado di selezionare i batteri positivi a discapito di quelli negativi.

 

Per quanto riguarda i micronutrienti, quella sicuramente più presente presente è la vitamina C, che ha un ruolo importante nei processi antiossidanti, aiuta le difese immunitarie e interviene nei processi di sintesi del collagene. È presente inoltre la vitamina K, fondamentale coagulazione del sangue.

 

Radicchio rosso benefici

Il radicchio rosso è inoltre ricco di antocianine, che ne caratterizzano anche il colore, composti fenolici in grado di proteggere il cuore e che, in base a recenti studi di laboratorio, sembrerebbero avere effetti sulla longevità.

 

Il sapore amaro tipico del radicchio rosso è dovuto ad una molecola, l’acido cicorico, un derivato della caffeina. L’acido cicorico, presente anche nella cicoria, sembrerebbe avere effetti antimicrobici ed antinfiammatori.

Inoltre, in base ad una sperimentazione americana, la radice di radicchio comporta un potenziale miglioramento nel trattamento dei sintomi da artrite, riducendo la sensazione di dolore e la rigidità.

 

Il radicchio è quindi adatto da consumare in regimi di restrizioni caloriche, in quanto è ipocalorico e apporta un senso di sazietà grazie alla presenza di fibre.

 

Questa verdura è particolarmente indicata per mineralizzare il corpo, in quanto è ricca di potassio, fosforo, sodio, calcio e magnesio. Alcuni dei sali minerali citati hanno un ruolo protettivo per la salute delle ossa (come il calcio) e nel regolare la pressione arteriosa (come il potassio).

 

La porzione di consumo standard consigliata è 200 grammi di radicchio crudo o cotto.

 

Produzione e Tecnologia del radicchio rosso

Coltivazione del radicchio rosso

Il radicchio viene seminato solitamente in giugno-luglio, a strisce o a righe e richiede terreni fertili, freschi e profondi, moderatamente compatti.

 

Le cure colturali richieste dal radicchio comprendono: diradamento (se la semina è stata fatta sul posto), sarchiatura (ossia la periodica pulizia dalle erbe infestanti), scerbature ripetute, irrigazioni e concimazioni azotate ripetute.

 

La tecnica dell’imbianchimento

Un’operazione importante è anche quella dell’imbianchimento, tecnica che sottrae alle piante la luce e che serve a migliorare sia la qualità del cespo, che diventa più tenero e di sapore delicato in quanto avviene un rallentamento della produzione di clorofilla, sia il suo aspetto estetico, facendo sviluppare le foglie del cespo utilizzando le sostanze di riserva accumulate nelle radici.

L’imbianchimento si esegue attraverso la legatura delle foglie esterne, usando un elastico o un laccio leggero, 15-20 giorni prima della prevista raccolta. Quest’operazione può avvenire anche post raccolta in cumuli o su sabbia; in questo caso il radicchio viene collocato all’aperto ricoperto con un telo di nylon opaco o con la paglia e lasciato quasi al buio per una ventina di giorni.

 

Produzione del radicchio rosso

La raccolta del radicchio può avvenire in autunno-inverno quando il cespo si presenta ben chiuso. Per raccoglierlo si scalza la pianta dal terreno avvalendosi di un forcone o una vanga.

Dopo la raccolta vengono tolte le foglie intorno al cespo e viene pulita la radice principale accorciandola a circa 4 cm.

 

Il prodotto viene così immesso sul mercato o destinato alla frigo-conservazione per un periodo di tempo abbastanza breve.

 

Le piante non destinate al consumo subiscono la pratica della forzatura, che consiste nel disporre le piantine, complete di radice, in ambiente caldo-umido in modo da favorire l’emissione di nuove foglie (all’incirca dopo 10-15 giorni).

 

Stagionalità del radicchio rosso

Il radicchio rosso precoce è disponibile nei nostri mercati da settembre (la raccolta si effettua a fine estate). La raccolta del radicchio tardivo, invece, inizia verso la metà di novembre.

 

Preparazione e Conservazione del radicchio rosso

Al fine di mantenere inalterata la concentrazione dei suoi nutrienti, vi consigliamo di consumarlo crudo, durante la stagione invernale ed entro tre giorni dall’acquisto, conservandolo in frigorifero.

 

In caso di cottura, vi consigliamo di non superare gli 8 minuti e di cuocerlo a bassa temperatura.

 

Le proposte di ricetta di FBO con il radicchio rosso



Sedano

Sedano

 

sedano

Famiglia: Ombrelliferae

Genere: Apium

Specie: Apium graveolens L.

 

Il sedano, il cui nome scientifico è Apium graveolens L., è una pianta delle Ombrelliferae, originaria delle regioni del mediterraneo che successivamente si è sviluppata anche in Africa, Asia e Stati Uniti.

 

Varietà di sedano

Esistono tre diverse varietà di sedano:

 

  1. la prima è rappresentata dal sedano da coste, il più diffuso e del quale si usa il picciolo delle foglie e il gambo; questa varietà a coste può essere di colore verde, dorata o bianca.
  2. L’altra varietà è il sedano da taglio del quale si utilizzano le foglie;
  3. infine il sedano rapa, del quale si utilizza la radice caratterizzata da una polpa bianca e soda.

 

Proprietà nutrizionali delle varietà di sedano

tabella con i valori nutrizionali del sedano e del sedano rapa
Tabella con i valori nutrizionali del sedano e del sedano rapa.

Valori nutrizionali del sedano e del sedano rapa

Il sedano, come molti altri ortaggi, ha un basso valore energetico ed è ricco in acqua e fibra, che gli conferisce delle ottime proprietà sazianti.

 

Presenta un buon contenuto di vitamine, in particolare della vitamina C, in grado di aumentare la biodisponibilità del ferro, della vitamina A sotto forma dei suoi precursori che sono il retinolo e il β-carotene, e della vitamina B9. Inoltre è ricco di minerali come il potassio, il calcio, il fosforo e il sodio.

 

Le proprietà aromatiche sono da attribuire alla sedanina, una sostanza che è responsabile del tipico aroma fresco e dolciastro.

Nella pianta e nei semi di sedano sono presenti anche polifenoli dalle proprietà antiossidanti.

 

Benefici del sedano

Il sedano contiene una discreta quantità di fibre. Queste esercitano funzioni positive a livello dell’organismo in quanto aiutano a regolare l’assorbimento di grassi come il colesterolo e i trigliceridi.

 

Oltre a questo, il sedano è composto da una buona quantità di vitamina A e da molecole che riducono la flatulenza. La vitamina A ha un forte potere antiossidante. Gli antiossidanti sono molecole che proteggono il nostro organismo dall’effetto dei radicali liberi, ovvero composti reattivi dell’ossigeno, prodotti normalmente durante il metabolismo cellulare che se in eccesso possono provocare stati patologici.

Ricordiamo che una porzione di sedano contiene 414 µg di vitamina A (retinolo equivalenti), ricoprendo così più della metà della dose giornaliera raccomandata di questa vitamina facendo riferimento alla popolazione adulta (per gli uomini è 700 µg, per le donne 600 µg).

 

Buono è anche il contenuto di potassio, minerale che contribuisce al controllo della pressione sanguigna contrastando l’azione ipertensiva del sodio.

 

Al sedano vengono riconosciute anche proprietà diuretiche, antinfiammatorie e disintossicanti. E’ importante, però, mangiare questo ortaggio crudo o cotto al vapore per godere a pieno di tutte le proprietà.

 

La porzione giornaliera di consumo consigliata è 200 grammi di sedano, che corrisponde a 3-4 grammi di sedano o a mezzo piatto di sedano rapa.

 

Inoltre il consumo di questo ortaggio potrebbe essere utile per contrastare il gonfiore sottocutaneo (o edema).

 

Interazioni del sedano

I soggetti con problemi renali devono essere prudenti nel consumare questo ortaggio. Il sedano inoltre potrebbe aumentare la sensibilità della pelle ai raggi solari.

 

Produzione e Tecnologia del sedano

Caratteri botanici della pianta del sedano

Il sedano è una pianta che presenta fusto eretto di variabile altezza, che varia da 30 a 90 cm, a seconda delle varietà.

Le foglie sono pennate verdi e le loro proprietà aromatiche sono da attribuire alla sedanina.

I fiori sono bianchi e il frutto è formato da due acheni (frutti secchi).

 

Coltivazione del sedano

La semina del sedano avviene in semenzaio con 1-2 grammi di seme e può essere effettuata verso fine gennaio con trapianto ad aprile e avere produzioni già a giugno oppure si effettua il trapianto nel mese di giugno per avere produzioni invernali.

Il trapianto può avvenire sia a mano sia tramite l’utilizzo di macchine trapiantatrici.

 

Quando le piante crescono sufficientemente si procede con l’imbiancamento, ovvero si dividono le foglie in base all’altezza legandone 3 o 4 tra loro; ai lati delle piante si pongono dei picchetti per completare l’imbiancamento.

 

Le piante imbiancate vengono successivamente estirpate, lavate, legate a mazzi e messe sul mercato dove il prodotto può essere usato direttamente per l’alimentazione umana o può essere destinato alle industrie alimentari.

 

Stagionalità del sedano

Il sedano è reperibile in commercio tutto l’anno, anche se la sua raccolta termina a ottobre.

 

Preparazione e Conservazione del sedano

In commercio il prodotto si può trovare direttamente fresco in mazzetti, come sottoaceto oppure può essere utilizzato per la preparazione di piatti essiccati o surgelati.

In cucina il sedano è utilizzato soprattutto per bolliti o soffritti, come nelle preparazioni di zuppe, e spezzatini.

 

È preferibile comunque consumarlo crudo in pinzimonio, insalata o come centrifugato per non perdere il contenuto di acqua e fibra (che conferiscono potere saziante e dissetante).

Bisognerebbe inoltre evitare le cotture a forte impatto termico e prolungate per preservare la vitamina C presente.

 

In generale le foglie e i gambi del sedano vengono utilizzati per la preparazione di minestre o carni.

 

Le proposte di ricetta di FBO con il sedano



Cipolla

Cipolla

 

tipi di cipolla

Famiglia: Liliaceae-Amaryllidaceae

Genere: Allium

Specie: Allium cepea L.

 

Storia della cipolla

La cipolla, il cui nome scientifico è Allium cepa L., è una pianta erbacea del genere Allium, il genere più grande della famiglia Alliaceae, cui appartengono circa 450 specie.

Alcuni studiosi la inseriscono nella famiglia delle Amarillidaceae per la forma dell’infiorescenza.

 

Questa pianta bulbosa ha origini antichissime: i primi rinvenimenti risalgono all’età del bronzo e alla civiltà egizia.

 

La cipolla sembra originaria dell’Asia, attualmente però viene coltivata in tutto il mondo. In Italia è coltivata soprattutto in Emilia Romagna, Campania, Sicilia e Puglia.

 

Tipi di cipolla

La cipolla è conosciuta in numerosissime varietà.

 

In Italia si ricordano le cipolle a bulbo:

 

  • giallo
    di cui fanno parte Dorata di Bologna, Saratoga e Vuelta, Gialla Borettana, Gialla piatta Piemontese, Ramata di Montoro, Ramata dolce piatta Napoletana, Dorata di Parma, Cipolla di Banari, Bionda di Cureggio e Fontaneto, Cipolla di Alife (presidio Slow Food), Sorriso, Granero, Dolce Paglierina Francese, Legend;

 

  • bianco
    in cui rientrano Bianca di Brunate, Bianca di Chioggia, Bianca per cipollotto, Bianca piatta di maggio, Bianca tonda Musona e Agostana, Gigante dolce piatta di Giarratana, Cipolla bianca di Barletta, Blanca, Blanca duro, Nevada, Cometa;

 

  • rosso
    quali Rosata Savonese, Rossa di Firenze o Toscana, Rossa lunga Fiascona, Verdina di Firenze, Rossa lunga Tropeana, Rossa tonda di Tropea, Rossa di Bassano, Rossa piatta invernale, Grossa piatta d’Italia, Rossa di Acquaviva delle Fonti (presidio Slow Food), Rossa di Cavasso e della Val Cossa (presidio Slow Food), Rossa ramata di Milano, Cipolla di Certaldo, Cipolla di Suasa, Reddy, Redford.

 

Proprietà nutrizionali della cipolla

tabella con i valori nutrizionali della cipolla

Valori nutrizionali della cipolla

La cipolla è un ortaggio caratterizzato dal contenuto minimo di calorie, pari a 28 kcal per 100 grammi di prodotto.

Inoltre, su 100 grammi, ben 92 sono liquidi, che favoriscono la diuresi e l’eliminazione di scorie.

 

La fibra contenuta nelle cipolle è l’inulina, fondamentale per nutrire le specie batteriche positive che popolano il nostro intestino.

 

Le cipolle sono ricche di flavonoidi, insieme di pigmenti facenti parte del mondo vegetale caratterizzati da numerose proprietà antiossidanti, e composti solforati.

 

Benefici della cipolla

Gli ACSO, cioè Alchenil-Cistein-Sulfossidi, sono composti solforati responsabili dell’odore della cipolla. A queste molecole sono attribuiti effetti antitumorali, antiossidanti, anticoagulanti ed antibatterici.

 

La cipolla contiene l’allina, una molecola inodore che subisce un taglio enzimatico da parte dell’allinasi. L’allinasi è un enzima che nel bulbo si trova integro all’interno di vacuoli e che, in seguito al taglio della cipolla, viene rilasciato e va ad agire trasformando l’allina in allicina.

 

L’allicina è un principio attivo contenente sostanze solforate responsabile del caratteristico odore delle cipolle. Sembrerebbe avere potenziali utilizzi in ambito medico come nella prevenzione dell’aterosclerosi, normalizzazione lipoproteine e diminuzione della pressione grazie al suo effetto antitrombotico, antinfiammatorio e antiossidante.

In base a recenti studi, l’allicina sarebbe anche comparabile all’antibiotico contro l’Helicobacter Pylori, causa di ulcere e gastriti allo stomaco fino allo sviluppo di tumori.

 

Oltre a questa un’altra importante molecola presente nella cipolla è la quercetina, un flavonoide con funzione antiossidante che si trova nelle cipolle bianche, dorate e rosse.

Tale tipo di molecola, in base agli studi scientifici condotti fino ad ora, sembrerebbe avere effetti positivi sulle quantità di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

 

La porzione consigliata è di 200 grammi, che corrisponde a 1-2 cipolle.

 

Interazioni della cipolla

Il consumo di cipolla potrebbe interferire con l’azione di diversi farmaci, quali aspirina, litio, antidiabetici, anticoagulanti, antiaggreganti e farmaci metabolizzati dal citocromo P450 2E1.

 

Produzione e Tecnologia della cipolla

Caratteri botanici della cipolla

La cipolla è formata da un apparato radicale costituito da radici fascicolate e superficiali, di colore biancastro, sprovviste di peli radicali.

 

Una piccola foglia che fuoriesce dal terreno, a forma di anello, indica l’avvenuta germinazione; lentamente poi compaiono anche le altre foglie.

 

Il bulbo costituisce la parte edule della pianta. Le guaine esterne, dette anche tuniche, si presentano sottili, cartacee, di colore variabile a seconda della varietà.

 

Trapiantando i bulbi al secondo anno si forma lo scapo fiorale, ovvero la parte del fusto che reca i fiori, caratterizzato dall’essere cavo internamente e rigonfio nella parte inferiore. Alla sommità dello scapo si trova un’infiorescenza di molti fiori, utili per la fecondazione.

A seguito della fecondazione si forma una capsula triloculare di forma irregolare, che contiene da 1 a 2 semi.

 

A seconda della forma del bulbo, della colorazione e dei periodi di crescita si distinguono diverse varietà; in particolare si distinguono le cipolle invernali da quelle estive e, a seconda della colorazione, le cipolle rosse, bianche e dorate.

 

Coltivazione delle cipolle

Per le cipolle invernali, il cui bulbo si sviluppa in inverno, la semina avviene a settembre, il trapianto a novembre e la raccolta tra aprile e maggio. Questo tipo di semina riguarda le cipolle dorate e quelle bianche.

 

Le cipolle estive invece vengono seminate a febbraio e raccolte tra luglio e agosto, dopo essere state trapiantate nei mesi di marzo e aprile. Le cipolle estive si conservano più a lungo e possono essere sia rosse, sia bianche, sia dorate.

 

In generale le cipolle rosse sono precoci, le bianche sono semi-precoci e le dorate sono tardive.

 

Il terreno più adatto alla coltivazione della cipolla è quello che si ottiene in seguito alle coltivazioni prative, dei cereali o orticole.

 

La semina viene effettuata con seminatrici e si utilizzano semi sia nudi che confettati che saranno distanti gli uni dagli altri a seconda della grandezza del bulbo: i bulbi grossi saranno distanti dai 16 ai 20 cm mentre quelli piccoli dai 9 ai 10 cm.

Tale attività si effettua in diversi periodi dell’anno a seconda dell’utilizzo del prodotto. Se il prodotto è destinato al consumo fresco la semina avviene da settembre a dicembre e la raccolta è primaverile; se l’uso è a lungo termine, come nel caso dei sottaceti, la semina va da gennaio ad aprile con raccolta estivo-autunnale.

 

Produzione delle cipolle

La raccolta della cipolla avviene con una macchina raccoglitrice quando le foglie si presentano appassite, ingiallite e curvate verso terra.

 

In seguito si effettuano diverse operazioni. Per primo il lavaggio per immersione con agitazione in acqua, a cui segue la calibratura per separare le diverse pezzature.

 

Successivamente si esegue la mondanatura, tecnica che permette di eliminare le brattee esterne, le radichette e l’apice vegetativo, e la pelatura. Quest’ultima può avvenire in modo delicato (in modo tale da non rovinare le cipolle) per abrasione mediante rulli  abradenti in gomma con superficie ondulata in presenza di getti di acqua calda, oppure con l’utilizzo della fiamma quando le brattee si presentano molto sviluppate e resistenti.

 

Gli ultimi passaggi riguardano la cernita, ovvero il controllo visivo per eliminare difetti o residui di lavorazione, e il confezionamento in vasetti di vetro contenenti anche il liquido di governo, che è diverso a seconda della preparazione.

Dopo la chiusura dei vasi con la capsula, gli stessi vengono pastorizzati in modo tale da poterli conservare per lungo tempo.

 

Stagionalità delle cipolle

Le cipolle si trovano sul mercato tutto l’anno, anche se le diverse varietà sono caratteristiche di determinati periodi dell’anno.

 

Preparazione e Conservazione delle cipolle

La cipolla può essere consumata sia fresca mantenendo intatti i composti fenolici e solforati, sia come prodotto industriale: di conservazione per la produzione di sottoli, sottaceti o fettine disidratate.

 

La cipolla si presenta in innumerevoli varietà, ma non tutte si prestano alla conservazione; le più indicate sono infatti quelle tardive.

Ogni varietà di cipolla ha un sapore caratteristico, che la rende indicata per la preparazione di alcuni piatti: la cipolla bionda è la più saporita ed è ideale per la preparazione di soffritti e minestre, a differenza della varietà bianca, che ha un sapore più delicato, che la rende la più indicata nella preparazione di focacce e torte di verdure, o semplicemente lessata; infine la varietà rossa ha un sapore non aggressivo e quindi utilizzata nel consumo fresco, anche in abbinamento a carni e formaggi.

 

Un consiglio per il soffritto è quello di aggiungere dell’acqua all’olio; così facendo infatti si evita che le temperature salgano al di sopra dei 100°C, riducendo la degradazione dei composti.

 

Inoltre azioni come bagnare il coltello o sciacquare la cipolla sotto l’acqua corrente possono ovviare al problema della lacrimazione degli occhi durante il taglio o dell’alitosi, in quanto i composti solforati responsabili sono idrosolubili.



Zucca

Zucca

 

zucca

Famiglia: Cucurbitaceae

Genere: Cucurbita

Specie: Cucurbita maxima

 

La zucca è una pianta annuale a fusto rampicante, originaria dei paesi caldi e quindi esigente in fatto di temperatura.

Diverse sono le specie coltivate che vengono classificate in base a caratteri botanici, tra cui la forma e la dimensione del frutto.

 

Specie di zucca

In botanica le zucche si suddividono in quattro specie: Cucurbita maxima, Cucurbita moschata, Cucurbita pepo e Cucurbita melanosperma, ma in pratica si hanno due grandi classi, le zucche da zucchini e le zucche da inverno.

 

Per quanto riguarda le zucche da zucchini è possibile ricavare tutte le informazioni consultando la relativa scheda nella pagina “zucchine”.

 

Le zucche da inverno che presentano fusto rampicante, appartengono a due specie Cucurbita maxima e Cucurbita moschata.

Le prime presentano frutti sferoidali a buccia variamente colorata con polpa gialla e dolce, mentre le seconde presentano frutti allungati più o meno curvati all’apice con polpa consistente di colore giallo arancio.

 

Proprietà nutrizionali della zucca gialla

tabella con i valori nutrizionali della zucca gialla

Valori nutrizionali della zucca gialla

La zucca, come tutti gli ortaggi, è caratterizzata da un basso potere calorico dovuto all’elevata presenza di acqua.

 

La principale caratteristica della zucca, come tutti gli alimenti di colore arancione, è l’elevato contenuto di carotenoidi, sostanze che l’organismo utilizza per produrre la vitamina A.

Presenta inoltre un elevato contenuto di potassio, mentre altri sali minerali come calcio, fosforo e ferro sono presenti in quantità minori.

Contiene invece poca fibra alimentare.

 

I semi di zucca contengono invece la cucurbitina, aminoacido caratteristico studiato per le proprietà protettive per l’organismo umano, e sono particolarmente ricchi di proteine e di grassi di buona qualità, come gli omega-3.

 

Benefici della zucca

I nutrienti presenti nella zucca apportano benefici all’organismo: il selenio, il manganese, la vitamina A, la vitamina C e la vitamina E hanno caratteristiche antiossidanti, le vitamine del gruppo B sono coinvolte in reazioni del metabolismo.

In particolare la vitamina A è importante anche per il mantenimento dell’integrità di pelle, mucose e ha un ruolo protettivo per la vista; alcuni studi scientifici suggeriscono che può proteggere dai tumori al polmone e alla cavità orale.

Tra i minerali ricordiamo il potassio che regola la pressione arteriosa, e il calcio che insieme al fosforo e al magnesio contribuiscono a mantenere in salute le ossa.

La zucca, inoltre, contiene il triptofano, un amminoacido essenziale che deve essere assunto tramite l’alimentazione.

 

La porzione standard di consumo consigliata è 200 grammi, che corrisponde a circa mezzo piatto di zucca.

 

Mezzo piatto di zucca contiene 1198 µg di vitamina A (come retinolo equivalenti), ricoprendo così quasi il doppio della dose giornaliera raccomandata di questa vitamina facendo riferimento alla popolazione adulta.

Infatti l’assunzione giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Daily Allowance) di vitamina A (retinolo equivalenti) per la popolazione adulta è di 700 µg per gli uomini e 600 µg per le donne.

 

Il consumo di questo alimento è inoltre indicato in caso di diarrea in quanto povera di fibre.

 

Interazioni della zucca

I soggetti che assumono litio devono prestare attenzione al consumo di zucca.

 

Produzione e Tecnologia della zucca

Caratteri botanici della pianta di zucca

La zucca è una pianta originaria dell’America centrale, diffusa in Europa dai coloni spagnoli che la importarono dal XVI secolo.

In Italia è coltivata soprattutto nelle regioni settentrionali, il 25% della produzione nazionale si localizza in Lombardia, ma la coltivazione è diffusa anche in Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Lazio, Toscana e Campania.

 

Le foglie di questo ortaggio sono di grandi dimensioni e presentano sulla loro superficie una leggera peluria. Il frutto, cioè la zucca vera e propria, nella maggior parte dei casi, si presenta di colore arancio oppure verde, può avere anche altri colori e svariate forme. I fiori sono di colore giallo-arancio.

La zucca è un ortaggio di cui non si butta via nulla: la polpa viene utilizzata in cucina per la preparazione di svariati piatti, oltre che la preparazione di marmellate, mentre i semi di zucca vengono consumati dopo essere stati essiccati.

 

Coltivazione della zucca

La coltivazione delle zucche dovrebbe essere effettuata, preferibilmente, nell’ambito di un clima temperato e caldo, con temperature comprese tra i 18 e i 24°C.

La pianta soffre in maniera particolare il freddo e il gelo, e già con temperature inferiori ai 10°C può riportare danni; d’altra parte, sopporta male anche il caldo eccessivo soffrendo temperature superiori ai 28°C.

 

Per la buona riuscita della coltura, la zucca deve essere coltivata in terreni fertili o opportunamente concimati.

 

Le zucche da inverno si seminano una sola volta in aprile-maggio, si raccolgono ad ottobre e si conservano in locali asciutti e ventilati fino alla fine dell’inverno.

 

La zucca in commercio

In commercio si possono trovare vari tipi di zucca e molto spesso, date le loro dimensioni, sono vendute porzionate.

 

Nel momento dell’acquisto è bene far attenzione ad alcuni particolari: la zucca dev’essere ben soda, priva di ammaccature e col picciolo ben attaccato al frutto. Se acquistata già tagliata, i semi non devono essere troppo asciutti.

 

Stagionalità della zucca

La zucca è reperibile sul mercato da agosto a febbraio.

 

Preparazione e Conservazione della zucca

La zucca è uno dei prodotti più versatili della cucina italiana e può essere preparata in diversi modi, al vapore, lessata, stufata o cotta in forno. Può essere impiegata sia per preparazioni salate che dolci, oltre che abbinata a pasta, carne, formaggi e torte.

La polpa può essere cotta e frullata ottenendo un’ottima purea da accompagnare ai cibi come contorno.

 

In ambito alimentare si hanno due principali tipologie di utilizzo, una relativa alla preparazione di tortelli, gnocchi, dolci e pane, l’altra come ingrediente di minestre e minestroni. Nel primo caso le varietà più adatte presentano polpa molto soda, asciutta e dolce. Per gli altri utilizzi sono adatte anche zucche meno dolci.

 

Vi ricordiamo che la biodisponibilità del beta-carotene contenuto nella zucca aumenta con la cottura e che, essendo solubile nei grassi, l’aggiunta ad esempio di olio EVO aiuta a favorirne l’assorbimento.

 

I semi di zucca si sciacquano e si lasciano essiccare all’aria aperta o si tostano in forno per alcuni minuti ottenendo in tal modo un ottimo spuntino oppure possono essere aggiunti ad insalate.

 

La zucca va conservata in un luogo fresco, dopo essere stata privata della buccia è preferibile tenerla in frigo. Una volta cotta e tagliata a pezzetti può essere posta in appositi sacchetti e congelata in modo di averla a disposizione anche in periodi non tipici di questo ortaggio.

 

Le proposte di ricetta di FBO con la zucca

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Peperone

Peperone

 

peperone rosso

Famiglia: Solanaceae

Genere: Capsicum

Specie: Capsicum annuum

 

Storia del peperone

Il peperone è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Solanaceae, a cui appartengono anche melanzane, pomodori e patate.

 

La pianta è originaria dell’America meridionale, introdotta in Europa alla fine del 1400, attualmente è un ortaggio estivo coltivato in tutto il mondo.

 

Tipi di peperone

I frutti possono essere di forma diversa a seconda delle varietà: quadrangolare, conica, cuoriforme o lunga ed affusolata.

Le varietà più apprezzate per il consumo di peperone fresco sono quelle a forma quadrangolare (Capsicum annuum varietà grossum). Si hanno inoltre le cultivar con forma allungata (Capsicum annuum varietà longum) e quelle a forma troncata (Capsicum annuum varietà abbreviatum).

 

Oltre alla forma i peperoni presenti in commercio possono essere di diverso colore:

  • il peperone verde, con retrogusto acidulo perché acerbo
  • quello giallo, dolce e succoso
  • e il peperone rosso, dalla consistenza croccante e dal sapore deciso

 

L’IGP (Indicazione Geografica Protetta) è stata riconosciuta al peperone di Carmagnola, che viene coltivato tra le province di Torino e Cuneo.

 

Proprietà nutrizionali del peperone

tabella con i valori nutrizionali del peperone

Peperone valori nutrizionali

Come si può notare dalla tabella il peperone apporta poche calorie (22 Kcal per 100 g di prodotto) in quanto è costituito per più del 90% da acqua.

È una buona fonte di diversi minerali.

 

Un peperone crudo copre ampiamente il fabbisogno giornaliero per la popolazione adulta di vitamina C, vitamina che svolge una funzione antiossidante nel nostro organismo. Questo ortaggio fornisce anche un ottimo apporto di vitamina A.

 

Nel peperone sono presenti anche i carotenoidi (β-carotene, licopene, luteina, zeaxantina, capsantina e capsorubina), molecole che conferiscono la colorazione tipica all’ortaggio e che possiedono attività antiossidante.
Tali sostanze sono maggiormente presenti nel peperone rosso o giallo rispetto a quello verde che deve ancora completare la fase di maturazione.

 

Il sapore piccante è dovuto alla presenza di capsaicina, un alcaloide quasi assente nella varietà dolce, concentrato maggiormente nei semi e nel tessuto bianco e membranaceo della parte interna del frutto.

 

Peperone benefici

Il peperone è composto da molecole antiossidanti, cioè le vitamine A, C ed E che aiutano le difese immunitarie. Nello specifico, inoltre, la vitamina A è coinvolta nei processi della visione, nel controllo della pelle e delle mucose, mentre la vitamina C è coinvolta nei processi del collagene.

Tra i minerali è bene ricordare il selenio e il manganese che vengono utilizzati come cofattori nelle reazioni antiossidanti e il potassio che regola la pressione.

 

La porzione standard consigliata è 1 peperone che corrisponde circa a 200 grammi.

 

Il consumo del peperone può essere utile in caso di carenza di vitamina C (1 peperone crudo contiene infatti 166 mg e la dose giornaliera raccomandata nella popolazione adulta per gli uomini è di 105 mg, per le donne 85 mg).

 

Produzione e Tecnologia del peperone

Caratteri botanici della pianta del peperone

La pianta del peperone presenta fusti eretti con foglie di color verde intenso, medio-grandi, lucide e lanceolate.

I fiori sono piccoli, generalmente bianchi o bianco-verdastri (raramente violacei), e il frutto è una bacca in buona parte cava con epicarpo sottile, liscio e lucente, e mesocarpo ed endocarpo carnosi, più o meno succulenti o asciutti, con numerosi semi.

 

Coltivazione del peperone

Il peperone è una pianta sensibile al freddo e per crescere ha bisogno di un clima temperato-caldo, di una posizione soleggiata (la temperatura ottimale varia dai 16 ai 28°C) ed è piuttosto sensibile alla carenza idrica.

In Italia viene coltivato all’aperto da aprile/maggio fino all’inizio di novembre in Pianura Padana, periodo che diventa più lungo nelle regioni centrali e meridionali quali Sicilia, Puglia, Campania, Lazio e Calabria.
Non viene però coltivato in zone collinari o in montagna.

 

In commercio si trova tutto l’anno ricorrendo alla coltivazione in ambiente protetto (serra).

Attualmente i maggiori produttori mondiali di peperone sono Cina, Turchia, Spagna, Romania, Nigeria e Messico.

 

Produzione dei peperoni

La raccolta, per i peperoni da sott’aceto, viene ripetuta almeno due o tre volte alla settimana in modo tale da raccogliere le piccole capsule tenerissime.

Dopo ogni raccolta (o entro 48 ore prima della raccolta successiva) è necessario annaffiare per dare agio al terreno di prosciugarsi in superficie. Si evita così il costipamento del terreno che è deleterio alla pianta.

 

Quando non hanno ancora raggiunto la completa maturazione, anche il peperone rosso e il peperone giallo presentano una colorazione verde; solo a maturazione avvenuta la buccia assume il colore proprio della varietà.

I peperoni possono essere raccolti ancora leggermente acerbi, in questo caso presentano un gusto un po’ aspro, mentre se raccolti maturi sono dolci e aromatici.

 

Ultimata la raccolta, il prodotto viene trasferito ai magazzini di lavorazione dove viene selezionato e confezionato secondo le esigenze di mercato e la destinazione del prodotto. I peperoni destinati al mercato fresco possono essere conservati in frigorifero a 5-10 °C e con umidità relativa pari a 85-90% per alcuni mesi.

 

Stagionalità dei peperoni

I peperoni si raccolgono nel periodo di giugno-ottobre anche se, per via delle coltivazioni in serra, sono reperibili sul mercato tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione dei peperoni

Il peperone fresco si riconosce per la presenza del picciolo attaccato, una buccia liscia e tesa di colore brillante, priva di macchie, e una polpa soda.

 

Il peperone non lavato può essere conservato in frigorifero nel comparto della verdura fresca per circa 4 giorni.

 

Questo ortaggio può essere anche conservato congelato, se intero e non pelato, oppure sott’olio o sott’aceto, se tagliato a fette e successivamente sbollentato o grigliato.

 

Il peperone rosso, giallo o verde può essere consumato crudo in insalate e in piatti di verdure o cotto saltato in padella, al forno o alla griglia.

Con la cottura la biodisponibilità dei carotenoidi può aumentare resistendo alle alte temperature, e poiché l’aggiunta di olio extravergine di oliva incrementa l’assorbimento di questi composti, in quanto molecole liposolubili.

 

Le proposte di ricetta di FBO con i peperoni



Carciofo

Carciofo

tipi di carciofo

 

Famiglia: Asteraceae

Genere: Cynara

Specie: Cynara scolymus

 

Storia del carciofo

Il carciofo è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae di origine mediterranea, ampiamente coltivata in Italia e in altri paesi limitrofi.

 

Le regioni italiane a maggior produzione sono Puglia, Sicilia e Sardegna. A livello europeo altri grandi produttori di carciofi sono Francia e Spagna.

 

In commercio esistono molte varietà di carciofo che possono essere classificate secondo diversi criteri.

 

Tipi di carciofo

La classificazione avviene in base a 3 diverse caratteristiche:

 

  1. alla presenza e allo sviluppo delle spine si possono avere le varietà spinose o quelle inermi
  2. al colore si distinguono le varietà violette e quelle verdi
  3. alle caratteristiche agronomiche-commerciali si hanno le varietà autunnali e quelle primaverili.

 

Al gruppo delle varietà autunnali, detti anche rifiorenti, appartengono varietà di carciofi la cui produzione si verifica a cavallo dell’inverno, con inizio ad ottobre-novembre, e, dopo una stasi invernale, continua in primavera fino a maggio.

Generalmente sono caratterizzate da un capolino medio-piccolo, del peso di circa 150-200 g. Una parte consistente della seconda produzione, cioè quella che appare dopo l’inverno, viene destinata all’industria alimentare per la trasformazione.

 

Le varietà primaverili sono coltivate nelle aree costiere dell’Italia centro-settentrionale e forniscono una produzione più o meno precoce che può durare da febbraio-marzo fino a maggio-giugno.

Questi carciofi rappresentano una produzione molto pregiata, in quanto hanno un capolino molto più grande dei rifiorenti. Le varietà primaverili si dividono in due grandi famiglie: i “Romaneschi” e i “Toscani”.

 

La maggior parte della produzione di carciofi è destinata al consumo fresco, ma in commercio è possibile trovare sia carciofi surgelati che in barattolo, conservati sott’olio.

 

Proprietà nutrizionali del carciofo

tabella con i valori nutrizionali del carciofo

Valori nutrizionali del carciofo

Il carciofo è un ortaggio caratterizzato da un basso apporto calorico e ricco di oligoelementi fondamentali per l’organismo umano.

 

Ha un basso contenuto di lipidi, mentre è una buona fonte di fibra dietetica. Uno dei principali componenti di quest’ultima è l’inulina, un polimero del fruttosio.

 

Il carciofo è inoltre un’ottima fonte di sali minerali come potassio, calcio e fosforo.

Un’altra molecola caratteristica di questo ortaggio è la cinarina, molecola con azione antiossidante che deriva dall’acido caffeico.

 

Tutti i nutrienti oltre ad essere presenti nel capolino, sono contenuti anche nel gambo che quindi non è da scartare, ma è molto interessante da un punto di vista nutrizionale.

 

Dai dati riportati in tabella si può notare come il processo di surgelazione non vada ad alterare la composizione di questo alimento.

 

Benefici del carciofo

L’inulina è un polisaccaride idrosolubile, che non viene digerito dal nostro organismo, ma viene metabolizzato dai bifido-batteri intestinali che ne traggono nutrimento, è quindi utile per la proliferazione della flora batterica intestinale ed è fondamentale soprattutto per il nostro microbiota intestinale, in quanto è in grado di selezionare i batteri positivi a discapito di quelli negativi.

Questa fibra solubile agisce come prebiotico e aiuta a ridurre l’assorbimento da parte dell’intestino di grassi e zuccheri: in questo modo, aiuta a proteggere la salute cardiometabolica da eccessi di glucosio e colesterolo nel sangue. 

 

Il potassio garantisce il corretto funzionamento muscolare e ha effetti positivi su cuore e arterie, il fosforo è fondamentale per la salute di ossa e denti, il calcio è implicato nei meccanismi di contrazione e rilasciamento dei muscoli, nella coagulazione del sangue, nella regolazione della permeabilità cellulare.

 

La porzione consigliata, sia cruda che cotta, è di 200 grammi che equivale a 2 carciofi.

 

Consumando una porzione di carciofi crudi si soddisfa quasi un quinto del fabbisogno giornaliero di calcio e ferro facendo riferimento alla popolazione adulta.

L’assunzione giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Daily Allowance) di calcio per la popolazione adulta è di 1000 mg (sia per gli uomini che per le donne); per il ferro invece è di 10 mg per gli uomini e 18 mg per le donne.

 

Inoltre il consumo di questo alimento risulta utile per contrastare il gonfiore sottocutaneo o edema e nel caso di stipsi/costipazione causata dalle terapie oncologiche.

 

Interazioni del carciofo

Il consumo di carciofi potrebbe interferire con l’azione dei farmaci diuretici.

 

Produzione e Tecnologia del carciofo

Caratteri botanici della pianta del carciofo

Il carciofo è una pianta erbacea perenne con fusto eretto, ramificato e alto dai 50 ai 150 cm.

Le foglie disposte in maniera alterna sono grandi e di colore verde più o meno intenso, mentre i fiori azzurri sono riuniti in una infiorescenza a capolino.

 

Il carciofo richiede un clima mite e sufficientemente umido, per cui il suo ciclo normale è autunno-primaverile nelle condizioni climatiche del bacino mediterraneo; tende alla produzione primaverile-estiva nelle zone più fredde.

Resiste abbastanza bene fino a temperature di 0°C. Temperature inferiori possono provocare danni più o meno gravi alle infiorescenze ed alle foglie. Il carciofo risente anche delle elevate temperature, per cui la fase del riposo vegetativo avviene tra la fine della primavera e l’estate.

 

La raccolta dei carciofi ha inizio verso la prima decade di ottobre per la coltura precoce e termina in giugno con quella più tardiva. La raccolta è effettuata a mano con taglio dei capolini con stelo lungo ed alcune foglie.

 

Produzione dei carciofi

La valutazione qualitativa dei carciofi viene effettuata in base alla pezzatura, alla compattezza ed alle caratteristiche di freschezza e sanità.

 

In questo secondo caso il prodotto viene sottoposto a trasformazione, generalmente a partire dal mese di marzo per protrarsi fino al mese di maggio, per l’ottenimento di diversi prodotti come conserve al naturale, sott’olio e surgelati.

Negli ultimi anni si sta sviluppando la produzione di prodotti cosiddetti di IV e V gamma. Con i primi si intende carciofi liberati delle foglie, sgambati, confezionati in vaschette chiuse con film plastici e commercializzati in condizioni di refrigerazione; i secondi invece sono carciofi preparati come in precedenza, sottoposti a cottura e successivamente commercializzati in condizioni di refrigerazione, quindi pronti al consumo.

 

Le conserve

Le conserve possono essere al naturale o sott’olio.

Per la produzione di quelle naturali viene impiegata una salamoia acidulata come liquido di governo e i carciofi si presentano sotto forma di cuori, metà, fette o spicchi. L’impiego di una salamoia acidulata è necessario per portare il pH a valori inferiori a 4.6 (limite minimo per la crescita del Clostridium botulinum) e rendere possibile l’impiego di un trattamento termico di pastorizzazione (T<=100°C) per ottenerne la stabilità microbiologica.

Il problema principale che si riscontra nella produzione di conserve di carciofi al naturale è dovuto alla presenza di inulina nelle confezioni di prodotto finito. Questo polisaccaride, solubile in acqua calda, viene estratto dal prodotto nel corso della pastorizzazione e nella fase di raffreddamento precipita formando un deposito bianco granuloso all’interno dei contenitori e sui carciofi stessi, con negative ripercussioni sulla presentazione del prodotto finito.

 

Le conserve di carciofo sott’olio sono di norma costituite da carciofi interi (soprattutto di piccoli calibri), a spicchi o metà, condizionati con olio extravergine di oliva, olio di oliva o olio di semi di girasole, aromatizzati con spezie e piante aromatiche e confezionati in vasi di vetro chiusi con capsula metallica. Questi prodotti hanno di norma un pH compreso tra 3.8 e 4.2 e possono essere stabilizzati con un trattamento termico blando.

 

I surgelati

I carciofi sottoposti a surgelazione sono i cuori e i fondi.

Le singole operazioni di preparazione sono identiche a quelle necessarie per tutti gli altri prodotti, ma successivamente al blanching viene introdotta una fase di preraffreddamento in acqua gelida, o aria raffreddata, necessaria a prevenire alterazioni di colore per la permanenza a temperature elevate.

 

La surgelazione deve avvenire in tempi rapidi per consentire una cristallizzazione adeguata delle molecole di acqua contenute nel vegetale; il mancato rispetto di questa condizione porta alla formazione, sulla parete esterna del vegetale, di uno strato cristallizzato inestensibile, fragile e fessurabile.

Di norma viene condotta in tunnel ad aria forzata in cui al prodotto viene fatta percorrere un tunnel ad aria fredda e ventilata.

 

Stagionalità del carciofo

In commercio i carciofi possono trovarsi sia a ottobre-novembre (per la varietà autunnale) che da gennaio fino a maggio-giugno (per la varietà primaverile).

 

Preparazione e Conservazione del carciofo

Il carciofo è un ortaggio dal buon valore alimentare ed adatto ed essere preparato in una infinità di modi.

Si possono cucinare al forno, in padella, ripieni, lessi oppure possono essere usati come condimento di pasta e riso.

 

Qualsiasi sia il metodo di cottura utilizzato bisogna sempre scegliere carciofi teneri, poco spinosi e allontanare le foglie esterne che risultano essere più dure. Nel fare questa operazione è consigliato utilizzare dei guanti in modo da proteggersi dalla presenza di eventuali spine.

Man mano che i carciofi vengono puliti, li si può tagliare a spicchi e immergerli in una scodella riempita d’acqua e contenente il succo di mezzo limone dove devono essere lasciati fino a quando non si è pronti alla cottura, in modo da evitare fenomeni di imbrunimento enzimatici (per azione delle polifenolossidasi).

 

Un consiglio per limitare la perdita di fibra è quello di consumarli rapidamente dopo la raccolta o conservarli in frigorifero avvolti con pellicola.

 

Le proposte di ricette di FBO con i carciofi



Aglio

Aglio

 

aglio proprietà

Famiglia: Liliaceae

Genere: Allium

Specie: Allium sativum

 

Storia dell’aglio

L’aglio è una pianta appartenente alla famiglia delle Liliaceae, originaria dell’Asia centrale, già utilizzata dagli antichi Egizi e successivamente dai Greci, dai Romani, dai Cinesi e dagli Indiani.

 

Si tratta di un ortaggio costituito da un bulbo, detto anche testa, suddiviso in spicchi ed avvolto da tuniche.

 

Tipologie di aglio

Esistono tre tipologie di aglio, distinte in base al colore delle tuniche:

 

  • bianco,
  • rosa,
  • rosso; quest’ultimo è caratterizzato da un ciclo di vita più breve (circa tre settimane) e da bulbi più grossi.

 

Riconoscimenti e Presidi dell’aglio

Alla tipologia “aglio bianco” appartengono la DOP ”Aglio Bianco Polesano”, la DOP ”Aglio Bianco di Voghiera”, e l’IGP ”Aglio Bianco Piacentino”.

Fanno parte invece della tipologia “aglio rosso” l’”Aglio Rosso di Sulmona” e l’”Aglio Rosso di Nubia”, Presidio Slow Food.

 

L’ ”Aglio Bianco Polesano” viene coltivato nella Provincia di Rovigo, zona in cui viene raccolto il 60% del prodotto nazionale. Questa tipologia di aglio si contraddistingue per il colore bianco lucente, la forma del bulbo, l’elevata resa in sostanza secca (che lo rende facilmente conservabile) e il particolare aroma, che risulta meno pungente e più persistente.

 

L’ ”Aglio Bianco di Voghiera”, che viene prodotto in Provincia di Ferrara, ha come caratteristiche peculiari il colore bianco luminoso, il bulbo di grandi dimensioni, rotondeggiante, regolare, composto da bulbilli perfettamente uniti tra loro e la grande serbevolezza.

 

L’ ”Aglio Bianco Piacentino” è caratterizzato da un buon aroma, un sapore gradevole e una buona conservabilità. Il bulbo e le tonache che avvolgono ogni bulbillo devono essere completamente secchi e di colore bianco; il sapore è acre.

 

L’”Aglio Rosso di Sulmona” è un ecotipo coltivato in Provincia dell’Aquila, in Valle Peligna. L’ultima tunica protettiva del bulbillo è di un colore rosso acceso, mentre le tuniche esterne sono bianche.

 

L’”Aglio Rosso di Nùbia” viene invece coltivato nei comuni di Paceco, Trapani, Erice, Marsala e Salemi. Questo aglio presenta un bulbo costituito mediamente da dodici bulbilli, tuniche esterne bianche e interne di colore rosso vivo. Ha un sapore particolarmente intenso dovuto al suo contenuto in allicina, nettamente superiore alla media.

 

L’aglio può essere commercializzato fresco, semisecco o secco.

 

Proprietà nutrizionali dell’aglio

tabella con i valori nutrizionali dell'aglio

Valori nutrizionali dell’aglio

L’aglio in polvere è una buona fonte di potassio e fornisce un discreto apporto di fosforo e calcio.

 

L’odore caratteristico dell’aglio è dovuto alla presenza di composti organici dello zolfo quali l’alliina ed i suoi derivati, allicina e disolfuro di diallile.

Particolarmente responsabile dell’aroma tipico e del sapore intenso è l’allicina che viene liberata, a partire dall’alliina, ad opera dell’enzima allinasi.

 

Benefici dell’aglio

L’allicina sembra avere potenziali utilizzi in ambito medico grazie al suo effetto antitrombotico, antinfiammatorio e antiossidante.

Secondo recenti studi inoltre sarebbe anche comparabile all’antibiotico contro l’Helicobacter Pylori, batterio Gram negativo responsabile di ulcere e gastriti allo stomaco (fino allo sviluppo di tumori).

 

Oltre all’allicina l’aglio contiene altre sostanze, caratterizzate da attività antibatteriche, come la garlicina.

 

Interazioni dell’aglio

Il consumo di aglio potrebbe interferire con l’assunzione degli anticoagulanti (come eparina e warfarin).

 

Produzione e Tecnologia dell’aglio

Caratteri botanici dell’aglio

L’aglio è una pianta erbacea perenne, alta fino a un metro e coltivata in tutto il mondo.

 

Gli spicchi o bulbilli presentano la faccia dorsale convessa. A gruppi di 5-20 sono inseriti direttamente sul fusto, detto cormo, formando così il bulbo che è conosciuto anche come capo o testa.

Questo è avvolto da una serie di foglie metamorfosate, dette tuniche sterili, che hanno una funzione protettiva.

Il peso medio di un bulbo può andare da un minimo di 20 g a un massimo di oltre 150 g.

 

Produzione dell’aglio

La raccolta, manuale o meccanica, avviene nel mese di maggio per l’aglio fresco oppure nei mesi di giugno-luglio per l’aglio lasciato essiccare parzialmente sui campi.

 

In seguito alla raccolta l’aglio viene lasciato sul campo al sole per una prima essicazione e successivamente viene portato presso le aziende agricole per l’essicazione definitiva.

Successivamente viene posto in piccole cataste e sistemato in appositi locali, per essere avviato ai siti di conservazione e condizionamento.

 

La conservazione avviene in un luogo fresco e ventilato in cassette o appesi intrecciati nelle tipiche “reste”.

Nei magazzini la temperatura deve essere di 0°C e con un contenuto di umidità relativa del 70%; gli ambienti a temperatura controllata permettono di mantenere inalterata la qualità dell’aglio e, se l’ambiente è ben secco, si possono conservare anche per 6-7 mesi.

 

I bulbi vengono quindi ripuliti dalle tuniche esterne, dalle foglie e dalle radici.

Sul mercato viene immesso sotto forma di trecce e treccioni, grappoli e grappoloni, confezioni retinate e sacchi aventi un numero di bulbi variabile.

 

In commercio si riscontrano varie tipologie di aglio:

  • fresco/verde che presenta radici di colore biancastro, stelo verde rigido al colletto e tunica esterna del bulbo ancora allo stato fresco; il bulbo è esternamente di colore bianco-bianco avorio e può presentare striature di colore rosato.

 

  • semisecco con radici e stelo di colore biancastro. Quest’ultimo, insieme alla tunica esterna del bulbo, si presenta non completamente secco; il bulbo esternamente è di colore bianco-bianco avorio e può presentare una striatura rosata.

 

  • secco che presenta radici di color avorio, stelo di colore biancastro con consistenza più fragile che, come avviene per la tunica esterna del bulbo, appare completamente secco.

 

Stagionalità dell’aglio

Il prodotto fresco è reperibile nei mesi estivi (da maggio ad agosto), mentre quello secco si può trovare tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione dell’aglio

Le categorie di aglio in commercio sono: “extra”, “I” e “II”.

Per rientrare nella categoriaextra” il prodotto deve avere un calibro minimo di 45 mm, un bulbo intero, serrato, di forma regolare e ben pulito.

Per la categoriaI” il calibro dev’essere minimo di 40 mm, il bulbo intero, sufficientemente serrato e di forma sufficientemente regolare; sono ammesse solamente piccole lacerazioni della tunica esterna del bulbo.

Nella categoriaII” rientra il prodotto che presenta i seguenti difetti: lacerazioni o assenza di parti della tunica esterna del bulbo, lesioni cicatrizzate, contusioni, forma irregolare e assenza di massimo 3 bulbilli.

 

L’aglio fresco si conserva a temperatura ambiente in un contenitore semichiuso al riparo dalla luce in un luogo fresco. A seconda della varietà e dell’età, le teste di aglio si mantengono fresche da 2 settimane a 2 mesi.

 

Questo ortaggio viene usato fin dall’antichità per insaporire insalate o aggiunto a sughi, stufati, piatti di pesce e verdure.

È consigliabile tagliare o sminuzzare l’aglio poco prima di iniziare la preparazione del piatto e cuocerlo per massimo 10 minuti, in quanto l’allicina si degrada rapidamente e con il calore.