Bacche di Goji

Bacche di Goji

 

bacche di Goji proprietà

Famiglia: Solanaceae

Genere: Lycium

Specie: Lycium barbarum L. (e Lycium chinense L.)

 

Storia delle bacche di Goji

Le bacche di Goji sono i frutti prodotti da due varietà differenti di arbusti appartenenti alla famiglia delle Solanaceae (di cui fanno parte anche la melanzana, il peperoncino, la patata, il pomodoro), ovvero il Lycium barbarum ed il Lycium chinense.

 

Crescono spontaneamente nelle valli dell’Himalaya, della Mongolia, del Tibet ad una altezza di circa 3.000 metri e nelle province cinesi dello Xinjiang e del Ningxia.

Il L. barbarum cresce anche alle nostre latitudini specie se le temperature invernali non sono troppo rigide (fino a 10-15°C).

 

Varietà di Goji

Esiste anche il Goji giallo (varietà Amber Sweet Gold), una varietà di Goji a frutto giallo ambrato originaria della Cina che produce frutti più grandi e più dolci delle comuni varietà di Goji rosso, senza retrogusto amarognolo. È una varietà autofertile.

 

In Italia in commercio si trovano sotto forma di bacche essiccate.

 

Proprietà nutrizionali delle bacche di Goji

tabella con i valori nutrizionali delle bacche di Goji

Valori nutrizionali delle bacche 

Le bacche di Goji sono frutti disidratati e come tutti i frutti disidratati hanno perso la gran parte del loro contenuto d’acqua mentre rimangono molto concentrati in zuccheri.

Buono è il loro contenuto di fibra.

 

A livello di micronutrienti sono ricche di vitamina A e non meno importante è il contenuto in vitamina C.

 

Le bacche di Goji sono ricche anche di numerosi composti bioattivi, come i carotenoidi e flavonoidi.

 

Benefici delle bacche 

La presenza di fibra contribuisce a ridurre l’aumento della glicemia dopo il pasto ed a mantenere nella norma i livelli di colesterolo.

 

La vitamina A  è essenziale per la visione, la crescita e il normale sviluppo dei tessuti. Una porzione di bacche consente di superare il fabbisogno giornaliero per un anno.

La vitamina C è invece fondamentale per la sua attività antiossidante e per il suo ruolo nell’assorbimento del ferro.

 

Oltre alla presenza di carotenoidi e flavonoidi, recenti studi evidenziano anche il loro contenuto in particolari polisaccaridi.

In questi studi di laboratorio, è stata mostrata una buona attività antiossidante a carico di questi polisaccaridi che sarebbe in grado di prevenire tumori, malattie neurodegenerative e migliorare il metabolismo di zuccheri e lipidi. In ogni caso sono necessari ulteriori studi sull’uomo per saperne di più.

 

La porzione consigliata è 28 gr di bacche.

 

Interazioni delle bacche 

I soggetti che utilizzano il warfarin, un anticoagulante, dovrebbero prestare attenzione nel consumare le bacche di Goji.

 

Produzione e Tecnologia delle bacche di Goji

Caratteri botanici delle bacche 

È una pianta perenne a portamento arbustivo che può raggiungere i 3 m di altezza, con foglie lanceolate verde brillanti o grigio-verdi e fiori di color lavanda o porpora tenue.

 

I frutti sono piccole bacche tenere, dalla forma allungata, di color arancione-rosso contenenti da 10 a 60 semi appiattiti gialli e con un diametro di 1-2 cm.

Le bacche di Goji sono frutti prodotti da due varietà differenti di arbusti caducifogli, il Lycium barbarum e il Lycium chinense, entrambe originarie del Tibet e delle regioni temperate della Cina.

 

  • Il Lycium barbarum è la pianta a cui si fa riferimento quando si parla di bacche di Goji; viene coltivata nella regione autonoma cinese dello Ningxia, ha foglie lunghe e strette, frutti grandi e più dolci rispetto a quelli del Lycium chinense.

 

  • Il Lycium chinense è caratterizzato da foglie più corte e larghe ed è coltivato nelle zone meridionali della Cina; le bacche di questa varietà sono più aspri e per questo meno gradevoli al palato.

 

La pianta di Goji ha bisogno di luce e calore per poter crescere ed è in grado di resistere anche a temperature inferiori allo zero; il terreno più adatto è quello sabbioso e ben drenato.

 

Coltivazione delle bacche 

La stagione ideale per iniziare la coltivazione delle piante di Goji è in primavera, lasciando 2 metri di distanza tra una pianta e l’altra.

La fioritura avviene tra i mesi di maggio e luglio e le bacche maturano tra luglio e ottobre.

 

Due volte all’anno, rispettivamente durante la primavera e in autunno, può essere effettuata una potatura in modo tale che i fiori crescano di più, con maggior vigore e dimensioni maggiori.

 

Produzione delle bacche 

Una volta raccolte le bacche di Goji possono essere essiccate al sole oppure al forno, venendo così disidratate per consentirne la conservazione. Questo processo conferisce loro un aspetto simile a quello dell’uva passa.

In alternativa le bacche possono essere mangiate al naturale o lavorate per ottenere un succo.

 

I frutti si prestano sia per il consumo fresco che essiccati.

 

Stagionalità delle bacche di Goji

Si trovano sul mercato tutto l’anno dopo aver subito il processo di disidratazione.

 

Preparazione e Conservazione delle bacche di Goji

Esistono diverse qualità di bacche di Goji ma la migliore  è rappresentato dai frutti di Goji Prima Qualità Salugea.

Si tratta di bacche raccolte manualmente, fatte essiccare al sole e confezionate in incartamenti sicuri e nel rispetto della materia prima, con adeguati controlli di qualità.

 

Preferibile inoltre escludere bacche essiccate vendute in confezioni trasparenti e per questo non al riparo dalla luce, accorgimento che dovrebbe essere indispensabile per un’adeguata conservazione del prodotto.

 

Le bacche, specie quelle secche, dopo l’apertura della confezione vanno conservate in un luogo fresco e asciutto e lontano da fonti di calore. Le bacche fresche si possono conservare in frigorifero e mangiare entro due o tre giorni.

 

La vitamina C, di cui sono ricche, è sensibile al calore. Per cui è preferibile non cuocerle, ma consumarle magari come spuntino, insieme a della frutta a guscio, o utilizzarle per arricchire un’insalata, uno yogurt o una macedonia di frutta fresca.



Fichi

Fichi

 

fichi

Famiglia: Moraceae

Genere: Ficus

Specie: Ficus carica L.

 

Storia dei fichi

I fichi sono i frutti dell’albero originario dell’Asia occidentale che venne poi introdotto, e ancora oggi coltivato, nell’area mediterranea.

 

I principali produttori sono la Turchia, la Grecia, il Portogallo, la Spagna e la California.

In Italia è presente sia in forma specializzata che consociata, soprattutto in Puglia, Campania e Calabria.

 

Tipi di fichi

Le diverse cultivar vengono classificate in base a:

 

  • numero di fruttificazioni annue:
    unifere (una sola produzione principale di “forniti”); bifere (una produzione precoce di “fioroni”, oltre alla principale); trifere, poco diffuse (hanno una produzione precoce, una principale e una tardiva).

 

  • suscettibilità alla caprificazione:
    unifere caprificabili (produzione di forniti mediante caprificazione); unifere e bifere non caprificabili (produzione di fioroni e forniti in assenza di caprificazione); bifere intermedie (caprificabili per i forniti e fioroni per via partenocarpica).

 

  • epoca di maturazione:
    i forniti (fichi veri) si distinguono in cultivar precoci (maturazione entro agosto) e tardive (maturazione da settembre in poi).
    Per i fioroni invece la maturazione avviene sempre tra metà giugno e luglio.

 

  • colore della buccia:
    fichi bianchi (colore da verde a giallo-verdastro) e fichi neri o violetti (con buccia da marrone a rosso violetto o viola-nerastro).

 

  • destinazione della produzione:
    per il consumo fresco (tutte le cultivar), per l’essiccazione (cultivar caratterizzate da maturazione precoce, con produzione di forniti bianchi, buccia integra, resistente ed elastica, polpa densa e zuccherina).

 

Fichi e i Riconoscimenti DOP

In Italia sono presenti anche delle DOP (Denominazione di Origine Protetta).

 

Il Fico Bianco del Cilento DOP viene prodotto in 68 comuni a sud di Salerno, in gran parte inclusi nell’area del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.

Deriva da uno specifico ecotipo della cultivar Dottato.

Deve la sua denominazione al colore giallo chiaro uniforme della buccia dei frutti essiccati, che diventa marroncino per i frutti che hanno subito un processo di cottura in forno.

La polpa ha una consistenza pastosa, dal gusto molto dolce, di colore giallo ambrato, con acheni prevalentemente vuoti e ricettacolo interno quasi interamente pieno.

 

I Fichi di Cosenza DOP vengono coltivati in una porzione pari a circa un terzo della Provincia di Cosenza. La zona è delimitata a Nord dall’ampio versante meridionale del Massiccio del Pollino, che ne impedisce il contatto con la regione Basilicata, mentre a Sud dalla Sila e dai fiumi che da questa scendono. L’area comprende terreni con altitudine da 0 a 800 metri di altitudine, escludendo però le pendenze del terreno superiori al 35%.

Con tale denominazione si indicano esclusivamente i frutti essiccati di fico domestico appartenenti alla varietà “Dottato” (o “Ottato”).

Il colore della loro buccia, inizialmente di colore verde paglierino, diventa poi giallo verdastro.

La polpa è ambrata, mediamente soda e leggermente aromatica e il succo risulta poco denso. Il sapore dei frutti è dolce e mielato.

 

I fichi si consumano freschi o essiccati.

 

Proprietà nutrizionali dei fichi

tabella con i valori nutrizionali dei fichi
Tabella con i valori nutrizionali dei fichi freschi e dei fichi secchi.

Fichi valore nutrizionale

I fichi sono composti principalmente da acqua e zuccheri, come si può dedurre anche dal loro gusto particolarmente zuccherino.

In realtà il contributo calorico è simile a quello di mele o kiwi, quindi non deve essere un alimento temuto per la linea.

 

I fichi sono anche un’ottima fonte di fibra insolubile essenziale per la salute dell’intestino ed utile nel dare sazietà.

 

Una porzione di fichi freschi apporta anche buone quantità di potassio, calcio, manganese e vitamine del gruppo B, in particolare acido pantotenico, importanti fattori coinvolti nel metabolismo dei nutrienti.

 

La vitamina C è contenuta in piccole quantità nei fichi freschi, mentre in quelli secchi è del tutto assente poiché persa in seguito al processo di disidratazione.

 

Fichi benefici

I fichi sono costituiti principalmente sia da una buona quantità di fibra che influisce positivamente sulle funzioni intestinali sia da una buona quantità di potassio che aiuta a tenere sotto controllo la pressione sanguigna.

 

A seguire ci sono altri micronutrienti che apportano benefici all’organismo come il calcio che favorisce la salute delle ossa e dei denti e le vitamine del gruppo B che agiscono positivamente a livello del metabolismo.

 

La colorazione particolare dei fichi è dovuta alle antocianine, molecole fondamentali per modulare il rischio cardiovascolare, e si osserva particolarmente nei frutti ben maturi e nelle varietà con la buccia molto scura.

Proprio per questo vi consigliamo di consumare i fichi con la buccia, dopo averla appositamente lavata, anche per incrementare la quota di fibra presente.

 

La porzione di fichi freschi consigliata è 150 grammi, che corrisponde circa a 2 fichi; mentre la porzione di fichi secchi è 30 grammi, che corrisponde circa a 3 fichi secchi.

 

Fichi interazioni

Il consumo di fichi è sconsigliato nei soggetti che assumono il linezolid, un antibatterico ossazolidinonico.

 

Produzione e Tecnologia dei fichi

Caratteri botanici della pianta di fichi

Il fico è una pianta molto resistente alla siccità e teme i ristagni idrici.

Risente molto delle avversità climatiche, in particolare delle basse temperature (non resiste a -10°C) e della grandine, che possono distruggere completamente la produzione.

Ama i terreni freschi, profondi e ben dotati di sostanza organica e si trova nelle stesse regioni della vite, dell’olivo e degli agrumi.

 

La specie è presente in due forme botaniche definite come piante maschio o caprifico che produce il polline con frutti non commestibili, e piante femmina o fico vero che produce i semi contenuti nei frutti commestibili.

 

Il fico domestico è caratterizzato da un apparato radicale molto espanso e superficiale, tronco robusto, con corteccia liscia grigiastra, che può raggiungere gli 8 metri di altezza.

Sui rami sono presenti foglie tri-pentalobate, rugose su cui sono inserite le gemme a fiore che schiudendosi danno origine a un’infiorescenza, detta siconio.

 

Le caratteristiche dei frutti

Questo fico produce due tipi di frutti:

  • i fioroni, o fichi primaticci, che si formano in autunno, maturano nella tarda primavera dell’anno successivo e presentano fiori femminili sterili, e
  • i fichi veri che si formano in primavera, maturano a fine estate dello stesso anno e portano fiori femminili fertili o sterili a seconda della varietà.

 

La formazione del frutto può avvenire sia per partenocarpia che per caprificazione, ovvero mediante fecondazione assicurata dall’imenottero Blastophaga psenes.

 

Nel caprifico (pianta maschio), invece, sono presenti sia fiori maschili che femminili e, a seconda del periodo, si possono formare:

  • mamme (prodotti nel periodo invernale con solo fiori femminili abortiti),
  • profichi (prodotti in primavera con fiori femminili abortiti e fiori maschili in prossimità dell’ostiolo) o
  • mammoni (presentano all’interno fiori femminili sterili e fertili oltre a quelli maschili).

 

I veri frutti commestibili, o acheni, sono riuniti in un siconio carnoso delle sole cultivar femminili; la forma dei frutti è variabile, da sferico appiattita a piriforme-allungata, e il colore della buccia è bianco-verdastro e nero.

 

Coltivazione dei fichi

Il fico domestico si propaga sia per talea (utilizzando rami di 2-3 anni), sia tramite pollone radicato.

L’impianto, in genere, è effettuato a fine inverno.

 

La potatura viene effettuata in inverno e la concimazione può essere fatta ricorrendo al sovescio di leguminose.

 

La pianta inizia a produrre intorno al 5° anno dall’impianto, raggiungendo la massima produzione (40-60 kg di frutti) dai 30 ai 40 anni e poi, gradualmente, inizia ad avere una resa minore; può sopravvivere sino ai 60 anni e oltre.

 

Produzione dei fichi freschi e dei fichi secchi

La raccolta avviene nella prima decade di giugno al Sud o a inizio agosto al Nord per le cultivar precoci. A fine luglio-fine settembre al Sud od ottobre al Nord per le cultivar principali “forniti”, invece a novembre-aprile per le cultivar tardive “cimaruoli”.

 

I siconi sono molto delicati per cui durante la raccolta bisogna fare attenzione nello staccare il frutto con il peduncolo evitando di lacerare la buccia.

Inoltre, una volta distaccati, i siconi arrestano il loro processo di maturazione e i frutti mostrano una scarsa serbevolezza.

 

I frutti freschi possono essere refrigerati per 10-30 giorni (1-2°C e 90% di U.R).

 

In commercio i fichi si possono trovare freschi o essiccati.

Il processo di essicazione può iniziare sull’albero oppure dopo la raccolta.

Nel primo caso, in condizioni di buon soleggiamento, l’essiccazione dei siconi interi viene completata in 4-8 giorni; nel secondo caso i fichi tagliati longitudinalmente in due metà richiedono 12-16 giorni per essere essiccati.

Si ricorre all’essiccazione in stufa per completare il processo o per avviarlo (ciò consente di avere un prodotto più chiaro).

 

I fichi possono essere anche usati per produrre fichi caramellati, dolci, insalate di frutta e marmellate.

 

Stagione dei fichi

In Italia la loro produzione inizia a giugno e prosegue fino ad agosto.

 

Preparazione e Conservazione dei fichi

Eccezionali consumati freschi, i fichi si prestano benissimo anche alla conservazione, tanto è vero che, anticamente, venivano considerati una fonte di energia e di dolcezza per tutto l’anno.

 

Se acquistate i fichi con questo obiettivo, sceglieteli né troppo duri né troppo maturi.

La parte inferiore deve essere cicatrizzata e “pulita”, senza fuoriuscite di succo zuccherino. La buccia deve essere compatta e senza tagli.

 

Nel caso voleste essiccarli per consumarli tutto l’anno, vi ricordiamo che l’essicazione è un processo che aumenta le kcal, ma potenzia le virtù lassative, visto che la fibra viene concentrata.

 

Per prepararli, il metodo tradizionale tipico del sud Italia prevede che i fichi secchi vengano esposti al sole e poi bolliti. Perché la preparazione riesca correttamente, bisogna selezionare i frutti sodi, maturi e senza imperfezioni.

Si comincia lavando delicatamente i fichi secchi e tamponandoli con un panno da cucina pulito per eliminare l’eccesso di acqua.

In seguito si tagliano a metà nel senso della lunghezza, avendo cura di non recidere completamente l’estremità. Infine si posizionano su un vassoio ricoperto da carta da forno e si espongono al sole avendo cura di girarli due o tre volte al giorno.

Ci vorranno dai 2 ai 7 giorni di esposizione perché siano pronti.

Di notte sarà meglio portarli in casa in modo che non vengano a contatto con l’umidità serale.

I fichi saranno pronti quando saranno scuri e appassiti.

 

A questo punto si può farcire ciascuna coppia di fichi con mezza noce, una mandorla o una scorzetta di cedro candito, chiuderla e infornare a 180 gradi per circa 10-15 minuti fino a farli dorare.

Per renderli ancora più morbidi e golosi, si possono spennellare, prima di metterli in forno, con uno sciroppo di acqua e zucchero per renderli caramellati.



Prugne o susine

Prugne o susine

 

prugne o susine

Famiglia: Rosaceae

Genere: Prunus

Specie: Prunus spp.

 

Varietà di prugne

Le prugne o susine sono i frutti della specie appartenente alla famiglia delle Rosaceae.

 

Esistono numerose specie di Prunus, originarie di luoghi diversi.

Le diverse specie sono raggruppate in tre categorie:

 

1) Specie asiatico-europee, con i seguenti gruppi:

 

  • susini europei (Prunus domestica) a cui appartengono tutte le cultivar europee facenti capo ai tipi delle Regine Claudie, Prugne Vere, Goccie d’Oro, Diamantine Blu e Lombarde;

 

  • susini siriaci (Prunus insititia) che comprendono i gruppi delle Damaschine ovali, Damaschine sferiche, Mirabelle, Sangiuliane;

 

  • mirabolani (Prunus cerasifera), specie spontanea dell’Asia Minore;

 

  • altre specie: appartengono a questo gruppo delle specie selvatiche utilizzate sia per la coltura che come materiale per il miglioramento genetico (Prunus spinosa, prunus cocomilia, ecc.).

 

2) Susini cino-giapponesi, con i seguenti gruppi:

 

  • giapponese puro (Prunus salicina): specie originaria dell’Estremo Oriente, probabilmente della Cina;

 

  • cino-giapponesi di minor interesse (Prunus simonii);

 

  • altre specie: vi appartengono specie di minor interesse, quali il Prunus platysepala, Prunus bokhariensis, originario dell’India orientale.

 

3) Susini americani:

susini di scarso interesse con diversi gruppi tra i quali: americane pure (Prunus americana), nigra (Prunus nigra), Van Buren (Prunus americana mollis) ecc.

 

Differenze tra prugne e susine

In particolare la prugna è il frutto dell’albero Prunus Domestica (susino Europeo), originario della penisola caucasica.

Ha una forma allungata, ovale, polpa dolce e succosa e, a seconda della varietà assume un colore della buccia diverso. Fresche sono presenti in estate e autunno, essiccate durante tutto l’anno.

 

La susina invece è il frutto dell’albero Prunus Salicina (susino Cino-Giapponese), originario dell’estremo oriente.

Ha una forma tondeggiante, una polpa morbida e succosa che fatica a staccarsi dal nocciolo e presenta un colore giallo-rosa. Solitamente viene consumata fresca.

 

La susina di Dro DOP

In commercio si trova anche la Susina di Dro che, con il Riconoscimento CE del 2011, è stata riconosciuta come DOP (Denominazione di Origine Protetta).

Tale riconoscimento designa il frutto fresco della cultivar locale Prugna di Dro (o Prugna Nera di Dro), comunemente detta Susina di Dro, coltivata nella Provincia Autonoma di Trento corrispondente alla porzione di bacino idrografico del fiume Sarca.

Presenta una buccia di colore da rosso-violaceo a blu-viola scuro, con presenza di patina pruinosa, a volte con piccole superfici verdastre; una polpa di colore giallo o verde-giallo e la DOP “Susina di Dro” si distingue per un delicato gusto dolceacidulo- aromatico e per la gradevole consistenza pastosa.

 

Proprietà nutrizionali delle prugne o susine

tabella con i valori nutrizionali delle prugne o susine

Valori nutrizionali delle prugne o susine

Come per tutta la frutta in generale, anche le prugne e le susine hanno un contenuto di acqua elevato, che arriva fino al 90% della parte edibile. La restante parte è composta principalmente da zuccheri.

Le prugne contengono un buon quantitativo di fibra, per la precisione 100 grammi di prugne apportano 1,5 grammi di fibra.

Oltre a questa caratteristica, questi frutti apportano anche una discreta quantità di vitamina C che ha funzione antiossidante, di vitamine del gruppo B che favoriscono il buon funzionamento del metabolismo, di potassio che regola la pressione arteriosa e di calcio che favorisce la salute di ossa e denti.

 

Benefici delle prugne o susine

Le prugne possiedono un buon quantitativo di fibra alimentare, il che le rende utili per la risoluzione di problemi di stitichezza.

Ma non è solo merito delle fibre, infatti contengono anche un particolare tipo di zucchero che non viene quasi per nulla intaccato dai processi digestivi ed è quindi libero di arrivare intatto all’intestino, il sorbitolo. Lì per osmosi inizia a trattenere e richiamare acqua, rendendo le feci di consistenza morbida e facilitando perciò l’evacuazione.

 

A livello di minerali, buono è il quantitativo di potassio, fondamentale per riequilibrare il sodio derivante della dieta, mentre tra le vitamine spicca la vitamina C, che aiuta l’organismo ad assorbire il ferro e supporta il buon funzionamento delle difese immunitarie.

 

Esistono diverse varietà di prugne, come la California blu Americana o la Sangue di Drago Cino-Giapponese, che apportano ulteriori benefici al sistema cardiovascolare.
Le antocianine, oltre ad essere le responsabili dei pigmenti rosso, blu o viola, sono anche in grado di abbassare il colesterolo cattivo (LDL) ed aumentare l’elasticità dei vasi sanguigni.

Infine, il consumo di prugne secche della California è stato associato a benefici per la salute delle ossa, soprattutto in termini di prevenzione dell’osteoporosi.

 

La porzione di consumo standard consigliata è 150 grammi di susine fresche che corrispondono circa a 2 frutti; anche la porzione standard consigliata per le prugne secche è di 2-3 frutti.

 

Il consumo delle prugne o susine potrebbe essere utile per contrastare gonfiore sottocutaneo (o edema) e stipsi (o costipazione).

 

Interazioni delle prugne o susine

Le prugne secche potrebbero interferire con l’azione dei farmaci diuretici e degli antibatterici ossazolidinonici (come il linezolid).

 

Produzione e Tecnologia delle prugne o susine

Caratteri botanici del susino

Il susino in generale è una pianta coltivata in tutto il mondo.

Gli Stati Uniti oggi sono fra i principali produttori e in Italia si ritrova principalmente in Emilia Romagna, Campania e in Trentino per quanto riguarda la produzione di Susina Dro.

 

I susini europei sono a fioritura tardiva (il che consente una maggiore resistenza al freddo), con 1-2 fiori per gemma, mentre i susini cino-giapponesi sono più precoci e hanno 2-3 fiori per gemma; l’impollinazione è entomofila ed anemofila.

La propagazione avviene per seme, talea, margotta.

 

Coltivazione delle susine

Le forme di allevamento possono essere in vaso basso, palmetta irregolare e palmetta libera.

Durante la coltivazione è fondamentale l’irrigazione e gli interventi di potatura servono come opera di contenimento delle dimensioni della pianta o per l’eliminazione di rami soprannumerari.

 

La raccolta copre un periodo ampio, da giugno ad ottobre, perciò possono essere eseguite anche cinque raccolte.

Per capire se il frutto è maturo si fa riferimento al grado rifrattometrico, alla resistenza della polpa (misurata col penetrometro), al rapporto solidi solubili/acidità totale e alla variazione del colore di fondo della buccia.

La prima raccolta è sempre la migliore, mentre la terza dà frutti di seconda qualità.

 

Per poter eseguire l’essiccazione la raccolta va ritardata e viene effettuata con unico passaggio.

 

L’immissione al commercio delle susine

All’atto dell’immissione al consumo i frutti freschi devono essere interi, di aspetto fresco e sano, puliti, privi di sostanze ed odori estranei, di forma ovale, moderatamente allungata, con polpa compatta, ricoperti dalla caratteristica pruina biancastra.

 

La conservazione in frigorifero delle susine può essere solo di breve durata in quanto questi frutti mal sopportano i trattamenti termici di conservazione essendo facilmente soggetti all’imbrunimento della polpa.

 

La produzione della Susina di Dro DOP

Per quanto riguarda la Susina di Dro DOP, le produzioni non possono superare le 78 t/ha e, il controllo del carico produttivo viene eseguito attraverso operazioni di potatura che vengono effettuate manualmente tra ottobre e marzo.

La raccolta viene effettuata esclusivamente a mano nei mesi di luglio, agosto e settembre, rispettando la scalarità di maturazione tipica dei diversi microclimi vallivi e collinari e delle varietà.

Il confezionamento deve avvenire nella zona di produzione per evitare deterioramenti dei frutti e ammuffimenti della massa, inoltre una rapida chiusura della filiera influisce positivamente sul mantenimento del caratteristico strato di pruina che ricopre i frutti.
Vengono eseguiti anche dei controlli sulla conformità del prodotto e, sulle confezioni di vendita del prodotto, dovrà apparire la dicitura DOP “Susina di Dro” con il relativo logo.

 

Stagionalità delle prugne o susine

In Italia la stagione delle prugne e delle susine è tipica del periodo estivo, da giugno a settembre.

 

Preparazione e Conservazione delle prugne e susine

Per acquistare le prugne più dolci bisogna controllare che la buccia sia di colore rosso-viola, liscia, priva di grinze e che non siano presenti tagli o ammaccature.

 

Potete anche sceglierle acerbe, come nel caso delle susine gialle, magari continuando a farle maturare in casa a temperatura ambiente, non in frigo, possibilmente lontane dal sole e distribuite equamente in un cesto da frutta.

 

Solo le prugne ben maturate e in salute possono essere conservate al freddo: riponetele su un piatto o in un sacchetto aperto, e lasciatele sopra uno dei ripiani del vostro frigorifero. La loro vita si allunga fino a quasi un mese.

Che siano conservate al naturale o in frigo, il consiglio è di consumare sempre le prugne il più fresche possibile, per assaporare al meglio il frutto e beneficiare delle sue proprietà.

 

Esistono comunque anche alcuni metodi semplici ed efficaci che garantiscono una vita ancora più lunga alle nostre susine come le prugne sciroppate o le prugne secche.

 

Le proposte di ricette di FBO con le prugne o susine



Cocomero o Anguria

Cocomero o Anguria

 

cocomero o anguria

Famiglia: Cucurbitaceae

Genere: Citrullus

Specie: Citrullus lanatus (Thunb.) Matsum e Nakai

 

Storia del cocomero

Il cocomero è il frutto del Cocos nucifera, una specie appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae; è conosciuto anche come anguria, nelle regioni padane, o melone d’acqua, in quelle meridionali.

 

La pianta è originaria dell’Africa tropicale e ad oggi è diffusa in tutto il mondo, sia nella fascia tropicale che in quella temperata-calda.

Attualmente il principale produttore a livello mondiale è la Cina.

 

Tipologie di cocomero

In commercio esistono diverse varietà di cocomero:

la Crimson sweet (medioprecoce con frutti di grossezza media), la Sugar baby (ibrida F1 precoce), la Charleston gray 133 (a frutto oblungo, tardiva), la Blue Belle (Ibrido F1 rotonda e molto produttiva), l’imperial (Ibrido F1 rotonda, precoce), la Florida Giant, La Blue Ribbon, la Ashai Miyako (Ibrido F1 precoce con frutto rotondo).

 

Proprietà nutrizionali del cocomero o anguria

tabella con valori nutrizionali del cocomero o anguria

Valori nutrizionali del cocomero

Il cocomero è il frutto con maggior contenuto di acqua, molto consumato in estate per reidratare l’organismo ebuono è anche il suo contenuto in fibra alimentare.

 

A livello di minerali, buono è il suo quantitativo in potassio.

 

L’anguria contribuisce anche alla quota di antiossidanti derivanti dalla nutrizione, grazie al suo contenuto in vitamina C, licopene e beta-carotene, che aiutano la proliferazione di radicali liberi.

 

Benefici del cocomero

Questo frutto ha proprietà diuretiche, per via dell’elevato contenuto di acqua, un modesto potere saziante, dovuto alla presenza di fibra, ed è considerato poco allergenico.

 

Il potassio invece regola il contenuto ed il flusso di acqua dentro e fuori dalle cellule, ed è fondamentale per la normale funzione del cuore, dei muscoli e del sistema nervoso. Un buon apporto alimentare è associato alla riduzione della pressione negli ipertesi.

 

Insieme ai pomodori, il cocomero è uno dei frutti a più elevato contenuto di licopene, carotenoide dalle proprietà benefiche nei confronti dell’apparato cardiovascolare e, secondo alcune più recenti ricerche, delle ossa.

 

Inoltre questo frutto è fonte di citrullina, un aminoacido che una volta nell’organismo viene convertito ad arginina; quest’ultima può promuovere la buona salute cardiovascolare.

 

La porzione consigliata è di 150 grammi, che corrisponde a circa una fettina di anguria.

 

Produzione e Tecnologia del cocomero o anguria

Caratteri botanici del cocomero

Il cocomero è il frutto di una pianta erbacea annuale costituita da uno stelo che rapidamente si ramifica in altri steli striscianti sul terreno, lunghi fino ad alcuni metri, muniti di viticci.

Le foglie sono grandi, spicciolate, di colore verde grigiastro.

 

I fiori maschili (solitamente la pianta di cocomero è monoica, ossia porta fiori maschili e femminili separati) compaiono per primi e superano in numero quelli femminili in un rapporto di 7:1, l’impollinazione è entomofila (api) e l’allogamia è la regola, dopo 40-50 giorni dalla fecondazione i frutti raggiungono la maturazione.

 

Il frutto è un peponide in cui epicarpo, mesocarpo ed endocarpo sono un tutt’uno, che si presenta esternamente liscio e coriaceo, e internamente pieno di polpa in cui sono immersi numerosi semi appiattiti del peso di 35-100 mg.

 

L’aspetto, la forma e le dimensioni dei frutti sono variabili a seconda della varietà e delle condizioni di coltura: il peso di un frutto varia da 2 a 15 Kg, la forma può essere sferica o allungata, il colore esterno verde-chiaro, verde scuro o con striature dei due colori, la polpa è generalmente rossa, ma esistono anche tipi a polpa gialla o bianca.

 

Coltivazione del cocomero

Il cocomero richiede una temperatura minima di germinazione di 15°C e per questo motivo deve essere seminato in primavera avanzata, aprile-maggio, per poter essere raccolto in estate.

Inoltre, vista la scarsa piovosità durante la stagione di crescita, l’irrigazione è quasi sempre indispensabile e i terreni più adatti sono quelli profondi e sciolti.

 

Il cocomero è una coltura da rinnovo ma non deve ritornare sullo stesso terreno prima di 4-5 anni per ridurre i rischi d’attacchi parassitari.

 

L’impianto si fa con semina diretta in campo, metodo adottato sia per la coltura in pien’aria che per quella forzata, o con trapianto di piantine allevate in fitocella, solo per la coltura forzata. Solitamente vengono lasciati 2-3 m tra le file e 1,5-2 m tra le postarelle.

 

Produzione del cocomero

I frutti una volta maturi presentano il disseccamento del peduncolo e del cirro che lo accompagna, suono cupo e sordo alla percussione, scomparsa totale della pruina che ricopre il frutto immaturo.

 

La raccolta è eseguita a mano ponendo particolare attenzione per evitare ferite o abrasioni che comprometterebbero la conservabilità del frutto. Le produzioni variano da 30 a 50 t/ha in funzione dell’ambiente, della cultivar, della tecnica colturale seguita.

 

La conservazione dei frutti maturi una volta raccolti è limitata nel tempo: resistono infatti per 15 giorni a 15°C.

 

Stagionalità del cocomero o anguria

In Italia la stagione del cocomero è nel periodo estivo nei mesi di luglio e agosto.

 

Preparazione e Conservazione del cocomero o anguria

Vi consigliamo come prima cosa di comprarlo di stagione, scegliendolo intero.

 

I cocomeri maschio sono più allungati e acquosi, mentre le femmine sono più tondi e dolci.

La buccia deve essere scura e opaca: se è verde e lucida il frutto non è maturo. Le striature devono essere ravvicinate e ben definite: verde scuro anziché verde pallido, e color crema anziché giallino.

 

A parità di dimensioni, scegliete quello più pesante: ha una maggiore quantità d’acqua ed è più dolce.

 

Potete tagliarlo a palline scavandolo con la paletta del gelato, o in rondelle sottilissime da usare come carpaccio, ma il taglio più comodo resta in spicchi.

Per tagliarlo a spicchi vi consigliamo prima di lavare la buccia per togliere eventuali batteri, asciugarlo e metterlo su un tagliere.

Tenete fermo il cocomero con una mano e con l’altra tagliate le due estremità fino a far comparire il rosso della polpa. Ora appoggiate il cocomero su una estremità e formate una base stabile. Poi tagliate il frutto in quattro quarti nel senso della larghezza e tagliate poi ogni quarto in spicchi larghi 2-3 centimetri alla buccia

 

Il cocomero è sempre più spesso usato in piatti salati, per creare un po’ di contrasto di sapore.

 

Le proposte di ricette di FBO con l’anguria:



Ribes nero

Ribes nero

 

Famiglia: Grossulariacee

Genere: Ribes

Specie: Ribes nigrum L.

 

Storia del ribes nero o cassis

Il ribes nero o cassis è il frutto del Ribes nigrum L., un arbusto originario delle zone montuose dell’Eurasia, in particolare della Siberia e del centro-nord dell’Europa.

 

Le varietà più diffuse in Europa sono il ribes rosso (Ribes rubrum L.), il ribes nero (Ribes nigrum L.), il ribes bianco (Ribes sativum L.) e l’uva spina (Ribes grossularia L.); le diverse tipologie si differenziano per il colore, l’aroma, il sapore e la destinazione dei frutti.

 

Varietà di ribes nero

In commercio esistono numerose cultivar di ribes nero, quali Climax, Gigante di Boskoop, Burga, Noir de Bourgogne, Tenah, Black Reward e Black Down (le due Black sono autofertili); Tifon, Troll e Andega (di più recente introduzione, autofertili e resistenti all’oidio).

 

Si trovano anche numerosi ibridi, creati tra ribes nero e uva spina, che sono caratterizzati da taglia media, assenza di spine e frutti dal sapore migliore.

Tra gli ibridi ricordiamo Josta (olandese, molto vigorosa, con bacche violacee, di media grossezza), Jostine (molto vigorosa e produttiva) e Jogranda (meno vigorosa, con grosse bacche).

 

Proprietà nutrizionali del ribes nero o cassis

tabella con i valori nutrizionali del ribes nero o cassis

Ribes nero valori nutrizionali

I ribes neri sono composti principalmente da acqua e zuccheri semplici, mentre i lipidi e le proteine sono presenti solo in piccolissime quantità.

Il contenuto di fibra è invece molto buono, fondamentale per mantenere in salute l’intestino.

 

A livello di micronutrienti quelli più presenti sono vitamina C e potassio.

 

Ribes nero benefici

I benefici apportati all’organismo sono dovuti alla presenza della vitamina C che ha una potente azione antiossidante, favorisce l’assorbimento intestinale del ferro e del cromo, interviene nella difesa immunitaria, favorisce la cicatrizzazione delle ferite e protegge i capillari.

 

Molto importante è anche il contenuto in questi frutti dei polifenoli, presenti nella buccia, rappresentati prevalentemente da flavonoidi ed antocianine. Questi composti sono noti per la loro capacità antiossidante; studi recenti evidenziano il loro ruolo preventivo nei confronti delle malattie cardiovascolari.

In particolare le antocianine sembrerebbero essere efficaci nella prevenzione dell’aterosclerosi, riducendo i livelli di colesterolo cattivo (LDL).

Altri benefici apportati da questi frutti si notano a livello visivo e nei confronti dell’artrite reumatoide.

 

La porzione standard di consumo consigliata è 150 grammi di ribes neri freschi.

 

Ribes nero interazioni

I soggetti che assumono anticoagulanti (come il warfarin) e i soggetti che soffrono di epilessia devono prestare attenzione al consumo di ribes nero.

 

Produzione e Tecnologia del ribes nero

Caratteri botanici dei ribes neri

Il ribes nero è un arbusto che può raggiungere i 2 metri di altezza, con fogliame deciduo, fusti ramosi e dalla corteccia liscia, che si presenta da chiara a rossastra nei fusti giovani per poi diviene scura nei fusti vecchi.

 

Le foglie sono grandi, piane, picciolate, dotate di 3-5 lobi, dall’apice acuto e con margine dentato. I fiori, raccolti in racemi pendenti, sono pentameri, di colore verde-biancastro, poco appariscenti.

I frutti sono delle bacche globose di colore viola scuro, riunite in grappoli spargoli e brevi, ricche di semi con all’apice le vestigia del fiore, la cui maturazione avviene in agosto-settembre.

 

Coltivazione dei ribes neri

La pianta di ribes resiste ai freddi invernali ma teme le gelate tardive (specie in fase di fioritura) e l’eccessivo caldo nei mesi estivi. La coltivazione del ribes viene quindi praticata in collina e montagna prediligendo le posizioni mediamente soleggiate.

 

Questo frutto si adatta a tutti i terreni purché non vi sia un eccesso di ristagno idrico. La propagazione viene fatta per talea di ceppaia e il trapianto viene effettuato a macchina su file.

La coltura necessita di due o tre sarchiature tra le file per mantenere le erbe infestanti sotto l’orizzonte di raccolta. Viene effettuata anche la potatura per assicurare il rinnovo dei frutti, ricordando che fruttifica prevalentemente sui rami di un anno e poco su quelli corti e inseriti su legno vecchio.

 

Il periodo di maturazione può durare anche 3 settimane, quindi la raccolta viene eseguita in 2 –3 riprese in quanto i frutti, a maturazione raggiunta, si mantengono a lungo sulla pianta.

Le operazioni di raccolta sono piuttosto rapide, poiché i grappoli vengono disarticolati alla base del peduncolo.

Il periodo di raccolta per il ribes (rosso e nero) va da giugno a settembre.

 

Produzione dei ribes neri

I suoi frutti sono poco adatti al consumo fresco e vengono destinati esclusivamente all’industria di trasformazione.

Le foglie, le gemme ed i frutti sono intensamente profumati per la presenza di ghiandole contenenti oli essenziali.

 

Stagionalità del ribes nero

Questo frutto è di stagione tra agosto e settembre.

 

Preparazione e Conservazione del ribes nero

I ribes neri possono essere utilizzati per rendere più gustose e fresche insalate, ricette dolci o salate e possono essere aggiunti a colazione allo yogurt.

 

Vi consigliamo di consumarli, in quanto ricchi di vitamina C, quando si consumano i legumi o un contorno di broccoli o spinaci per aumentare l’assorbimento del ferro non eme di questi alimenti.

 

L’estratto delle gemme di ribes nero, inoltre, è efficace anche per stimolare le difese immunitarie e prevenire le malattie influenzali. La tintura madre ottenuta dalla spremitura delle foglie fresche è indicata per drenare e disintossicare l’organismo.

L’estratto delle foglie, invece, ha un utilizzo erboristico e fitoterapico specifico per la preparazione di infusi, tinture madre, decotti e tisane utili a depurare l’organismo dall’acido urico e ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo nel sangue.



More

More

 

varietà di more

Famiglia: Rosaceae

Genere: Rubus

Specie: Rubus fruticosus L.

 

Le more sono i frutti del rovo (Rubus fruticosus), pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae.

 

Varietà di more

Esistono diversi tipi di more e le cultivar coltivate possono essere inermi o spinose.

 

Il Rubus fruticosus L. è una specie nativa dell’Europa subartica che ad oggi viene coltivata su scala commerciale anche in Nord America (in particolare negli Stati Uniti) fino in Siberia.

 

Altre specie sono il R. laciniatus, R. procerus e R. ulmifolius, tutte diffuse in Europa, e il R. canadensis, portatore del carattere “senza spine”, diffuso nell’America del Nord.

 

Tra le varietà di more più coltivate, che derivano da una specie di origine americana, ricordiamo la Thornfree (senza spine), la Black Satin (varietà precoce), la Dirksen Thornless e la Hull Thornless (poche spine).

 

Proprietà nutrizionali delle more

tabella con i valori nutrizionali delle more

Valori nutrizionali delle more

Le more sono note per essere ricche in fitocomposti ed ellagitannini.

 

In linea generale sono composte da acqua, zuccheri e fibra. La tipologia di fibra è sia solubile che insolubile, per questo sono alimenti utili per promuovere la buona salute dell’intestino.

 

Presentano anche un buon contenuto di vitamine, dove spiccano la vitamina C, la vitamina K e la vitamina E, e di sali minerali, in particolare di manganese e rame, importante per la salute delle ossa e per la produzione di globuli bianchi e globuli rossi.

 

Le more sono inoltre fonte di betacarotene ma anche di quercetina, catechine, kaempferolo e acido salicilico.

 

Benefici delle more

Le more sono fonti di antiossidanti, molecole che proteggono il nostro organismo dall’effetto dei radicali liberi, che vengono prodotti normalmente durante il metabolismo cellulare; se in eccesso possono provocare stati patologici.

 

In questi frutti sono presenti altre molecole e fitocomposti che apportano benefici.

Tra i fitocomposti, fondamentali per mantenere l’organismo in salute, le più importanti sono le antocianine, molecole in grado di dialogare con i geni della longevità, che cooperano con vitamina C ed E per apportare benefici all’organismo.

 

Gli ellagitannini, sopra citati, appartengono alla classe dei polifenoli ed esercitano il loro ruolo protettivo principalmente a livello dello stomaco dove prevengono gastriti ed ulcere.

 

La porzione di consumo giornaliera consigliata è 150 grammi di frutto fresco, che corrisponde a circa 15 more.

 

Interazioni delle more

Raramente le more possono causare una reazione allergica. La causa scatenante di questa reazione potrebbe essere riconducibile alla presenza di acido salicilico all’interno del frutto.

 

Produzione e Tecnologia delle more

Caratteri botanici del rovo

Il rovo, pianta da cui originano le more, è un’arbustiva perenne rustica diffusa in tutta Europa, in grado di resistere al freddo invernale e alle brinate tardive.

La pianta è definita anche “semi-caducifoglia” in quanto molte foglie permangono durante la stagione quiescente invernale.

Ha un’elevata capacità pollonifera, un portamento tipicamente cespuglioso ed è composta da tralci spinosi ripiegati su se stessi che possono raggiungere 3-4 metri.

 

Le foglie sempreverdi, presentano un colore verde scuro (più chiare sulla pagina inferiore), hanno margini seghettati, nervature reticolari, evidenti punte acuminate e ricoperte da una leggera peluria biancastra.

 

I fiori, di colore bianco rosato, sono riuniti in infiorescenze terminali panicolate o corimbiformi.

 

Il frutto è costituito da piccole drupe o bacche riunite in more di color viola scuro e brillante. L’impollinazione è entomofila e le cultivar coltivate possono essere sia inermi che spinose.

 

Coltivazione delle more

Il rovo è una pianta abbastanza resistente al freddo, idonea ad esser coltivata anche in montagna e che beneficia di molta esposizione solare.

Predilige terreni profondi e fertili.

 

Necessita di palificazione, potature in verde per ridurre il numero dei tralci di rinnovo e, prima della maturazione, per cimare le femminelle.

 

Produzione delle more

La raccolta inizia in luglio e si protrae fino a settembre.

La resa ad ettaro è superiore ai 100 quintali. La raccolta avviene in modo scalare, prendendo dal rovo solo i frutti maturi, che si riconoscono facilmente per via del colore; al momento della raccolta il ricettacolo rimane aderente al frutto e la mora deve essere colta asciutta perché l’umidità presente provoca un deperimento veloce del frutto.

 

L’aroma ed il colore rendono la mora adatta a diverse preparazioni (marmellate, sciroppi) ed alcune varietà si prestano particolarmente per il consumo fresco.

 

Stagionalità delle more

Le more sono frutti tipici estivi, in particolare del mese di agosto.

 

Preparazione e Conservazione delle more

Le more quando vengono raccolte, solitamente sono già molto mature e quindi vanno consumate in pochissimo tempo.

 

Per chi volesse consumare le more in un paio di giorni, conviene conservarle in un contenitore a temperatura ambiente o magari in frigorifero disposte su un unico strato.

Evitate accuratamente di lavarle perché si deteriorano più facilmente e marciscono anche nel giro di poche ore.

 

Le more si possono anche conservare in freezer in un sacchetto per i surgelati.

Lasciatele indurire un po’ nel freezer appoggiate su carta forno e poi inseritele in un sacchetto per surgelati e chiudetele privandole dell’aria. Durante la fase preliminare di conservazione, è importante eliminare tutte le parti molli per evitare che possano recare diffondere l’umidità alle altre.

Una volta scongelate devono essere consumate in giornata.

 

La trasformazione di questi prodotti, come per esempio la produzione di marmellate in cui interviene un trattamento termico, può ridurre il contenuto dei fitocomposti e di conseguenza la capacità di esercitare gli effetti positivi.

Vi consigliamo per questo di alternare l’utilizzo del prodotto fresco ad altre tipologie come succhi o marmellate, in maniera tale da trarne tutti i benefici.



Fragola

Fragola

 

varietà di fragole

Famiglia: Rosaceae

Genere: Fragaria

Specie: Fragaria spp.

 

Storia della fragola

La fragola è una pianta di origine europea i cui frutti appartengono al genere Fragaria che viene coltivata nelle aree temperate di tutto il mondo.

 

Esistono diverse specie tra cui: Fragaria chiloensis, di origine sudamericana, Fragaria virginiana, originaria del sud degli Stati Uniti e Fragaria ovalis, originaria delle Isole Kurili.

 

Tutte le specie di origine extraeuropea sono ottoploidi, mentre la Fragaria vesca (la fragola selvatica o fragola di bosco che si trova spontanea nei nostri boschi) è diploide.

 

Le varietà di fragole coltivate sono quasi tutte incroci tra Fragaria chiloensis e Fragaria virginiana la cui produzione è iniziata verso la fine del Settecento.

 

Varietà di fragole

Ad oggi sono note più di 600 varietà di fragole e si distinguono per dimensioni, consistenza e sapore.

 

Le varietà di fragole vengono classificate in:

 

  • unifere o brevidiurne o non rifiorenti: differenziano i fiori con un periodo di luce inferiore alle 12 ore e con un sufficiente termoperiodo.
    La differenziazione dei fiori avviene da settembre fino al verificarsi delle prime gelate. La maturazione dei frutti si ha in primavera nell’arco di circa 4 settimane una sola volta.
    Alcune varietà unifere possono diventare, occasionalmente, bifere.

 

  • bifere o longidiurne o rifiorenti: differenziano i fiori con un periodo di luce superiore alle 14 ore e producono più frutti dalla primavera all’autunno.
    Non sono molto diffuse a livello industriale e sono impiegate quasi esclusivamente a livello casalingo.

 

  • day neutral o fotoindifferenti: differenziano gemme a fiore con qualsiasi condizione di luminosità, purché sia rispettato il termoperiodo.

 

La varietà selvatica o fragola di bosco (Fragaria vesca L.) cresce nei boschi, nelle radure e nei luoghi erbosi, dal piano a 1800 m., e produce frutti durante tutto il periodo estivo.

È una specie originaria dell’Europa e della Siberia ed è diffusa in tutte le regioni del mondo.

 

Proprietà nutrizionali della fragola

tabella con i valori nutrizionali della fragola

Fragola valori nutrizionali

Le fragole sono composte principalmente da acqua e carboidrati semplici, mentre proteine e grassi sono ben poco presenti.

Buono è invece l’apporto di fibra alimentare, fondamentale per mantenere in salute l’intestino.

 

Le fragole sono un’ottima fonte di vitamina C, tanto che una loro porzione è in grado di soddisfare completamente il fabbisogno giornaliero di questo tipo di vitamina nelle donne (85 mg), e circa l’80% negli uomini (105 mg).

 

Buono è anche il contenuto di folati, magnesio e potassio.

 

Fragola benefici

La ricchezza di questo alimento non si ferma qua, in quanto in esso sono contenute anche due molecole molto importanti appartenenti alla classe dei flavonoidi: le antocianine e la fisetina.

 

Le antocianine, ovvero i pigmenti che colorano di rosso le fragole, sono un’importante difesa dall’aterosclerosi, in quanto agiscono direttamente sul colesterolo cattivo (LDL) ossidato, diminuendolo.

Uno studio ha dimostrato come una media di due porzioni di fragole al giorno sia in grado di migliorare i livelli di colesterolo plasmatico solo dopo quattro settimane.

 

Recenti studi di laboratorio hanno evidenziato invece che la fisetina abbia effetti interessanti nei confronti di alcune tipologie di tumore (tumore del seno, alla cervice, al colon e all’esofago) e sarebbe anche in grado di interferire con la neurodegenerazione, proteggendo i neuroni dai danni causati dall’invecchiamento.

 

Inoltre il consumo di fragole è stato associato a un miglior controllo dei livelli di zuccheri nel sangue, e quindi potrebbe aiutare a prevenire il diabete di tipo 2. Ma sono necessari ulteriori studi per approfondire meglio la questione.

 

Risultano anche molto utili in caso di carenza di vitamina C.

 

La porzione consigliata è di 150 grammi, che corrisponde a circa 10-15 fragole fresche.

 

Fragola interazioni

Il consumo delle fragole potrebbe interferire con l’azioni dei farmaci anticoagulanti e antiaggreganti.

 

Produzione e Tecnologia

Caratteri botanici della pianta della fragola

La fragola è una pianta perenne, acaule, il cui fusto è stato trasformato in un corto rizoma.

 

Le foglie sono ternate, ovato-oblunghe, dentato-seghettate, lungamente picciolate. I fiori, bianchi, ermafroditi, sono riuniti in gruppi di 3-8 a costituire dei racemi e hanno lunghi piccioli.

 

Il frutto è in realtà un falso frutto costituito dal ricettacolo fiorale che si accresce e si fa succulento e presenta sulla superficie dei piccoli “semini”, chiamati acheni, che sono i veri frutti.

 

Coltivazione delle fragole

Il terreno ideale per la coltivazione della fragola deve essere subacido (pH ottimale: 5,5-6,5), sciolto e ricco di sostanza organica. La fragola richiede inoltre quantità moderate ma costanti di acqua durante tutto il suo ciclo colturale.

Il terreno deve essere preparato e concimato alcuni mesi prima del periodo previsto per la semina o della messa a dimora delle piantine.

 

La moltiplicazione è di tipo agamico e può avvenire mediante un vivaio tradizionale, in cui vengono coltivate piante madri (per la produzione di stoloni), oppure mediante la riproduzione meristematica delle piantine, denominate “super-élite”, con la loro moltiplicazione in ambiente controllato e successiva moltiplicazione su terreno.

La distanza tra le file prevista è di circa 125 cm, mentre sulla stessa fila 30-35 cm se doppia, 15-20 cm se fila semplice.

 

Per aumentare la produzione, contenere le avversità e facilitare la raccolta vengono impiegati sistemi di coltivazione senza suolo.

 

Produzione delle fragole

I periodi di raccolta variano a seconda del tipo di coltura, se protetta o in pieno campo, della latitudine e della varietà (rifiorente o non).

Solitamente avviene in autunno per le produzioni fuori stagione ottenute con piante frigo-conservate di varietà unifere, dalla primavera all’autunno con varietà rifiorenti.

 

Le fragole si raccolgono quando hanno raggiunto il caratteristico colore rosso in quanto sono frutti non climaterici, ovvero non maturano dopo la raccolta.

La produzione è molto variabile ed oscilla dai 100 ai 300 q.li/ha.

 

Le fragole ottenute sono destinate al consumo fresco, alla surgelazione, alla produzione di marmellate, sciroppi, liquori, gelati, ecc.

 

Le fragole selvatiche o di bosco

La fragola selvatica o fragola di bosco (Fragaria vesca L.) è una pianta erbacea perenne, alta 10-20 cm, con fiori formati da 5 petali bianchi e caratterizzata da frutti di piccole dimensioni con sapore molto intenso.

Viene coltivata soprattutto in Trentino con un periodo di raccolta che va da giugno a settembre.

I frutti vengono utilizzati per profumare e decorare gelati, macedonie e torte di frutta.

 

Stagionalità della fragola

In Italia la stagione migliore per consumare le fragole inizia ad aprile e continua per tutta la prima parte dell’estate.

 

Preparazione e Conservazione della fragola

Una porzione di fragole corrisponde a circa 10-15 fragole ed è consigliabile consumarle crude e intere in quanto la vitamina C è sensibile al calore ed all’esposizione all’aria, quindi la cottura o lo sminuzzamento ne riducono il contenuto.

I trattamenti termici hanno un effetto negativo anche sul loro contenuto in polifenoli, tuttavia la capacità antiossidante totale resta alta anche nei frutti cotti e processati.

 

Le fragole vanno conservate nel cassetto più fresco del frigorifero e per un periodo massimo di 7 giorni a una temperatura intorno ai 2°C.

Per mantenere la loro umidità ottimale ed evitare l’avvizzimento, è preferibile conservarle intatte e asciutte in un contenitore non ermetico.

 

Inoltre è consigliabile lavare le fragole solo poco prima del consumo. Una volta tagliate devono essere conservate in un contenitore per alimenti se non consumate entro poche ore.

 

Le fragole possono essere utilizzate all’interno di preparazioni che prevedono la cottura o come succhi.

Se non si può fare a meno del dolce, una ciotola di fragole è una buona alternativa.

 

Le proposte di ricette di FBO con la fragola



Kiwi

Kiwi

 

tipi di kiwi

Famiglia: Actinidiaceae

Genere: Actinidia

Specie: Actinidia chinensis

 

Storia del kiwi

Il kiwi è il frutto autunnale della Actinidia, pianta originaria della Cina introdotta in Nuova Zelanda all’inizio del XX secolo.

 

Viene diffusa in Europa a partire da metà del XX secolo e in Italia solamente negli anni ’70.

Attualmente l’Italia è la maggiore produttrice, seguono poi Nuova Zelanda, Cile, USA, Giappone e Francia.

Le regioni italiane dove è maggiormente diffusa questa coltura sono Lazio, Piemonte, Veneto e, in misura minore, Campania e Calabria.

 

Tipi di kiwi

Il genere Actinidia è suddiviso in due sezioni:

 

  1. Stellatae, che comprende l’Actinidia chinensis Pl. (= A. deliciosa A. Chev.);
  2. Leiocarpae, comprendente l’Actinidia arguta (Sieb. e Zucc.) Pl. ex Miq.

 

L’ Actinidia chinensis è una specie più da mercato, mentre Actinidia arguta è ornamentale.

 

Le cultivar impiegate sono: Hayward, Abbot, Allison, Bruno, Katuscia, Top star, Tumuri, Matua, Autari, M3.

 

In commercio si trova anche il kiwi latina IGP (Indicazione Geografica Protetta) la cui coltivazione e produzione è riservata esclusivamente a 24 comuni nelle due province di Latina e Roma.

 

Proprietà nutrizionali del kiwi

tabella con i valori nutrizionali del kiwi

Valori nutrizionali del kiwi

I kiwi sono composti principalmente da acqua, carboidrati semplici e fibra.

 

A livello dei micronutrienti spiccano la vitamina C, E, K, i folati e minerali come potassio e magnesio.

 

Benefici del kiwi

La fibra presente nei kiwi risulta avere caratteristiche prebiotiche, specialmente rivolte verso una selezione nell’intestino di batteri lattici, microrganismi positivi per la salute.

 

Per soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina C, che corrisponde a 85 mg per le donne e 105 mg per gli uomini, sono sufficienti due kiwi. La vitamina C, come abbiamo già evidenziato altre volte, ha attività antiossidante ed è fondamentale per la salute del nostro organismo.

 

Oltre alla vitamina C, i kiwi presentano anche buone quantità di vitamina E, sempre con attività antiossidante e K, coinvolta invece nei processi di coagulazione del sangue.

Vi consigliamo, al fine di assorbire queste due vitamine liposolubili, di associarle ad una fonte di grassi come per esempio uno yogurt intero o della frutta secca.

Due kiwi apportano 60 µg di vitamina K, riuscendo così a soddisfare quasi la metà del fabbisogno giornaliero per la popolazione adulta di questa vitamina (fissato a 140 µg).

 

Tra i minerali spiccano potassio e magnesio: il primo contribuisce a regolare la pressione arteriosa, il secondo partecipa a molte reazioni cellulari ed è utilizzato per la produzione di energia del metabolismo.

 

Infine, le varietà di kiwi verde possono vantare il contenuto di clorofilla e folati.

La prima è un pigmento vitale per le piante che ha mostrato dei possibili effetti anti-invecchiamento, mentre la seconda è una vitamina idrosolubile fondamentale per la sintesi di proteine e DNA.

 

La porzione standard consigliata è 150 grammi che corrisponde circa a 2 kiwi.

 

Il consumo di questo alimento potrebbe essere utile per attenuare eventuali effetti avversi legati alle terapie oncologiche quali  diarrea, gonfiore sottocutaneo (o edema), anemia sideropenica e carenza di vitamina C.

 

Interazioni dei kiwi

I kiwi possono interferire con l’azione di farmaci antipertensivi, anticoagulanti e antiaggreganti.

Questo frutto è fonte anche di ossalati, sostanze naturali che in concentrazioni troppo elevate possono contribuire alla formazione di calcoli. Il loro consumo può quindi essere controindicato in soggetti con problemi a reni o cistifellea.

 

Inoltre nel kiwi sono presenti molecole associate alla cosiddetta “sindrome lattice-frutta”; per questo motivo, in caso di allergia al lattice, è bene fare attenzione al loro consumo.

 

Produzione e Tecnologia del kiwi

Caratteri botanici del kiwi

Il kiwi è il frutto della pianta Actinidia chinensis, una pianta rampicante con foglie cuoriformi che può raggiungere anche i 10 metri di altezza, caratterizzata da rami molto lunghi e sottili.

È specie dioica (ovvero una specie che ha sia individui maschili che femminili) e normalmente per la sua coltivazione si posiziona una pianta “maschile” ogni 6-8 “femmine”.

 

I fiori possono essere singoli o raggruppati in 2-3, presenti a partire da maggio, da cui si svilupperà il frutto; nelle piante femminili i fiori sono disposti in modo distanziato per dare spazio alla maturazione dei frutti.

Il frutto è una bacca ricoperta da peluria, la polpa è di un verde caratteristico, punteggiata di minuscoli semi, violacei o neri, disposti intorno a un cuore biancastro chiamato columella. La polpa è di un intenso color verde smeraldo chiaro. I semi, piccoli e neri, sono disposti a raggera attorno al fulcro centrale del frutto.

 

L’impollinazione è entomofila anche se i fiori non sono molto attrattivi per le api e perciò si aumenta il numero delle arnie; in misura minore anche anemofila.

 

Coltivazione del kiwi

L’Actinidia ama luoghi temperati, teme i danni da freddo, in presenza di forti venti spesso subisce sbrancamenti e il terreno deve essere asciutto, evitando i ristagni idrici.

Per la propagazione al Centro-Nord si utilizza la talea in modo da poter ricostruire la piata dai ricacci quando avvengono danni da freddo, mentre al Centro-Sud si usano piante innestate in vivaio o a dimora.

 

Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio si effettua la potatura che provvede sia ad eliminare i frutti multipli che quelli deformi e con difetti di buccia in modo da lasciare per un totale di 800-1000 frutti per pianta.

 

Produzione del kiwi

La raccolta del frutto, senza il peduncolo, avviene tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

Il kiwi è un frutto climaterico. Infatti, come mele, pere, banane, pesche e altri frutti, continua la sua maturazione anche se staccato dalla pianta. I kiwi vengono infatti spesso raccolti anche se la loro maturazione non è completamente avvenuta.

 

Gli indici di riferimento impiegati sono il tenore zuccherino, pari a 7,5°Brix, oppure il contenuto di solidi solubili, al 12,5%. Tendenzialmente è precoce per il pericolo delle grandinate.

 

È il frutto a più elevato contenuto di vitamina C, è impiegato nel consumo fresco e nell’industria dolciaria.

La produzione italiana complessiva è pari a 310.000 t delle quali il 31% proviene dal Lazio. Le produzioni medie si aggirano sui 30-50 kg/pianta, pari a 200-250 q/ha.

 

Stagione del kiwi

In Italia la stagione dei kiwi inizia a novembre e termina a maggio; tra giugno e ottobre in commercio possono trovarsi frutti di provenienza neozelandese.

 

Preparazione e Conservazione del kiwi

Prima di pensare a come poter conservare i kiwi, occorre spesso completare la loro maturazione. Per farlo, può bastare metterli in una busta con altra frutta (preferibilmente mele e banane) così da sfruttarne l’emissione di etilene, responsabile della rapida maturazione.

Se invece desideri rallentarne la maturazione, sarà necessario procedere inversamente: tieni i kiwi lontani dall’altra frutta e possibilmente assicurati che ciascun frutto sia distante dall’altro.

 

Per conservare e mantenere i kiwi nel breve periodo, il frigorifero è un ottimo metodo, preferibilmente inserendoli all’interno di un sacchetto per gli alimenti specifico. A questo punto, puoi mettere la busta in frigo a una temperatura massima di 5°C. In questo modo, i kiwi si manterranno fino a una settimana.

 

Se invece sai che non potrai gustarti i kiwi acquistati entro una settimana, la soluzione perfetta è congelarli.

È consigliato lavarli, sbucciarli e tagliarli a rondelle e metterli nel freezer in una busta apposita. In questo modo, potrai conservarli per un periodo abbastanza lungo. Ti consigliamo di non superare i 10 mesi, perché oltre questa soglia si perderanno tutte le proprietà organolettiche del frutto.



Melograno

Melograno

 

melograno o melagrana

Famiglia: Punicaceae

Genere: Punica

Specie: Punica granatum

 

Cos’è il melograno o melagrana

Il melograno o melagrana è una specie originaria dell’Asia Occidentale che attualmente viene coltivata a scopo commerciale in vaste regioni dell’India, in Iran, nel Caucaso, in America e nell’area mediterranea.

 

Il termine melograno o melagarana deriva dal latino malum (mela) e granatum (con semi), quindi mela con semi.

 

Il melograno può essere classificato in base all’acidità dei suoi frutti come acido, agro-dolce o dolce.

Alcune cultivar producono semi duri, tanto da rendere i frutti non eduli, e solo alcune varietà possiedono semi soffici e quindi interessanti a livello commerciale.

 

Varietà di melograno

In Italia esistono diverse cultivar: Dente di Cavallo, Neirana, Profeta Partanna, Selinunte, Ragana e Racalmuto, tutte agro-dolci o dolci, adatte per il consumo fresco.

 

Oggi la varietà di melograno più conosciuta è la Wonderful.

Di origine americana, è stata selezionata in Israele e da alcuni anni si sta diffondendo anche in Sicilia, in particolare nella zona di Marsala e Mazara del Vallo (TP).

Possiede ottime caratteristiche organolettiche: di colore rosso rubino intenso con chicchi poco lignificati dal sapore delicatamente agrodolce e facili da sgranare. Presenta una buccia di spessore elevato che permette una migliore conservazione del prodotto, consentendo un’uscita sul mercato più costante e modulabile nel tempo.

 

Proprietà nutrizionali del melograno o melagrana

tabella con i valori nutrizionali del melograno o melagrana

Valori nutrizionali del melograno

Il melograno o melagrana è composto da una parte edibile ed una non edibile.

La parte edibile è composta da una quota significativa di zuccheri semplici ed acqua, ma a differenza di quanto ritenuto da molti, contiene anche una buona percentuale di fibra, presente soprattutto nel seme, in grado di rallentare l’assorbimento del glucosio.

 

Nel caso in cui invece si consumi il succo di melagrana, dove la fibra è del tutto assente, il picco glicemico sarà conseguentemente più alto, per questo sarebbe meglio evitare l’aggiunta ulteriore di zuccheri.

Il melograno, inoltre, presenta un buon contenuto di potassio, tra le vitamine sono presenti i folati, vitamina K e vitamina C.

 

Benefici del melograno

Il melograno porta benefici a livello intestinale e digestivo grazie alla presenza di fibre che contiene.

Questo, però, non è l’unico beneficio che apporta. Il melograno infatti ha effetti positivi a livello cardiovascolare controllando i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue, ha effetti positivi sulle difese immunitarie e sembra abbia un’azione antitumorale nei confronti della prostata e linfomi.

 

Già osservando la colorazione del frutto è possibile riconoscere il colore rosso delle antocianine dei chicchi, composti fenolici in grado di proteggere il cuore, agendo nei confronti di diversi fattori di rischio cardiovascolari, tra cui il profilo lipidico e l’elasticità dei vasi sanguigni.

 

Oltre alle antocianine, il melograno presenta anche una buona concentrazione di ellagitannini, molecole che possono trasformarsi nell’intestino in acido ellagico, sostanza che presenta capacità antinfiammatorie ed antiossidanti.

Il nostro microbiota è in grado di trasformare l’acido ellagico in urolitine, molecole che secondo recenti studi di laboratorio avrebbero azioni antitumorali ed antimicrobiche.

 

La porzione di consumo giornaliera consigliata è 150 grammi di melograno.

 

Interazioni del melograno

Il melograno può interferire con l’azione di diversi farmaci tra cui la carbamazepina (antiepilettico), i farmaci metabolizzati dai citocromi P450 2C9, 2D6 e 3A4, i farmaci antipertensivi, gli ACE inibitori, la rosuvastatina, il tolbutamide e il warfarin.

I soggetti che devono subire interventi nell’arco di un paio di settimane sarebbe meglio che non consumassero il melograno.

 

Produzione e Tecnologia del melograno o melagrana

Caratteri botanici del melograno

Il melograno è una pianta arbustiva con una forte tendenza a produrre polloni radicali soprattutto nei primi anni di vita e che può raggiungere i 3-6 metri di altezza.

 

Presenta il tronco ricoperto da una corteccia rosso-grigia.

Le foglie sono lunghe 6-8 cm., decidue, opposte e riunite in verticilli, con lamina lucida, a margine intero e di forma oblunga.

I fiori sono tubulosi, lunghi 3-5 cm., presenti da maggio a luglio, con calice di colore rosso e di consistenza coriacea persistente dal quale, fuso con l’ovario, si origina il frutto.

 

Il frutto è una bacca carnosa robusta, denominata “balausta”, con buccia spessa, con varie cavità polispermali separate da membrane. La polpa è suddivisa in 7-15 loculi, contenenti i semi detti anche arilli di colore rosso, succulenti e dal sapore acidulo, avvolti da una polpa gialla. Il frutto maturo è di colore giallo-verde, con aree rossastre che occasionalmente occupano l’intera superficie del frutto.

La maturazione dei frutti avviene in autunno, in particolare dalla prima decade di ottobre.

Oltre che per il consumo fresco, gli arilli del melograno vengono utilizzati per la preparazione di succhi, sciroppi e granatina.

 

Stagionalità del melograno

Il frutto del melograno è reperibile sul mercato nel periodo autunnale.

 

Preparazione e Conservazione del melograno o melagrana

Le melagrane sono frutti autunnali e in quanto tali dovrebbero essere consumati solamente in questa stagione. Durante la scelta, dovrebbero essere preferiti i frutti più pesanti, ovvero contenenti più succo.

 

La rimozione dei semi è possibile tagliando la melagrana in 4 parti, visto che la buccia rimane molto dura e i suoi semi sono ulteriormente incastonati e protetti. Per facilitare il tutto vi consigliamo di sgranare la melagrana in una zuppiera d’acqua visto che i semi risultano più pesanti della membrana che li circonda e cadranno sul fondo della zuppiera (la membrana al contrario rimarrà in superficie).

 

Per conservare i frutti integri più a lungo vi consigliamo di tenerli in frigorifero, mentre se volete conservare solo i semi, una volta estratti dalla melagrana, sarà opportuno, anche in questo caso, refrigerarli, ponendoli o in un contenitore ermetico o in un sacchetto di plastica per alimenti dotato di chiusura zip, ma dovrete comunque consumarli entro 5 giorni.

In caso non voleste mangiarli entro pochi giorni potete anche congelarli, ma assicuratevi che siano comunque ben asciutti prima di riporli in un sacchetto per alimenti. In questo caso si manterranno fino a 12 mesi.

 

Le proposte di ricette di FBO con il melograno



Pera

Pera

 

varietà di pera

Famiglia: Rosaceae

Genere: Pyrus

Specie: Pyrus Communis L.

 

Pere: cosa sono e storia

Le pere sono dei “pomi” prodotti dall’albero del pero, pianta del genere Pyrus appartenente alla famiglia delle Rosaceae.

 

Il pero comune, Pyrus communis, è originario dell’Asia occidentale, ma attualmente cresce anche nelle regioni temperate dell’Europa occidentale e dell’Africa del Nord fino all’Asia.

In Italia le regioni maggiormente interessate alla sua coltura sono Emilia Romagna, Veneto, Campania, Sicilia, Piemonte e Lombardia.

 

Tipi di pera

Diverse sono le cultivar e, tra queste, si ricordano: Etrusca, Coscia, Santa Maria, William, Highland, Conference, Abate fetel, Harrow sweet, Decana del comizio, Kaiser e Passacrassana, oltre alle più utilizzate, quali la Butirra precoce Morettini e la William Rossa.

 

Alcune specie sono proprie del nostro territorio; queste forme autoctone sono prevalentemente selvatiche, come il perastro (Pyrus pyraster) e il pero mandorlino (Pyrus amygdaliformis).

Si ricordano poi alcune varietà di pera di ibridi selezionati, come la pera William e la pera Abate. Attualmente se ne contano addirittura oltre quattromila varietà, a maturazione estiva, autunnale o invernale.

 

Proprietà nutrizionali della pera

tabella con i valori nutrizionali della pera senza buccia

Pera valori nutrizionali

Le pere hanno un basso indice glicemico e possono essere inserite tranquillamente nell’alimentazione di chi ha problemi di diabete, degli anziani e dei bambini.

 

Sono particolarmente ricche di fibre, sia solubili sia insolubili; le fibre aiutano la regolarizzazione delle attività intestinali e fanno raggiungere la sazietà più velocemente.

 

Le proprietà antiossidanti derivano sia dal contenuto in vitamine, in particolare C e K, sia dal contenuto in polifenoli. Queste sostanze intervengono per contrastare i radicali liberi, composti responsabili di malattie degenerative anche molto gravi, rallentando l’invecchiamento cellulare.

 

Le pere sono ricche di molti sali minerali, soprattutto di potassio e fosforo. Per questo motivo, le pere diventano un ottimo frutto per reintegrare i nutrimenti persi con lo sport o dopo una giornata afosa.

 

Pere benefici

Le pere sono facilmente digeribili grazie al loro contenuto di fibre e provocano scarsamente allergie. Queste due proprietà le rendono idonee a essere consumate in molti tipi di alimentazione.

 

Inoltre sono composte da fitonutrienti, molecole che donano a questi frutti potere antiossidante e anti-infiammatorio e che prevengono lo sviluppo di patologie come il diabete di tipo 2 o patologie cardiovascolari.

Studi recenti evidenziano il possibile effetto antinfiammatorio ed antitumorale dell’acido ursolico, contenuto nella buccia della pera. In particolar modo le pere sembrano ridurre il rischio di tumore all’esofago.

Anche la buccia della pera apporta benefici, infatti contiene una quantità maggiore di fitonutrienti rispetto alla polpa e apporta una discreta quantità di fibre.

 

La porzione di consumo consigliata è 150 grammi di frutto fresco, che corrispondono circa a un frutto medio.

 

Produzione e Tecnologia della pera

Caratteri botanici del pero

Il pero è un albero vigoroso, con chioma a forma piramidale nei primi anni e tendenzialmente globosa a maturità; raggiunge l’altezza di 15-18 metri, il tronco, eretto, è presto ramificato; i rami presentano gemme a legno e miste.

 

L’albero è coltivato per il suo frutto, detto pomo. La pera è un pomo derivato dallo sviluppo del ricettacolo, considerato perciò in botanica un falso frutto. Il vero frutto consiste nel torsolo con 5 logge seminali contenenti i semi.

Ogni varietà di pera ha caratteristiche forme, colori e consistenza; anche il peduncolo ha aspetto variabile.

 

La maturazione va da giugno fino a inverno inoltrato a seconda delle cultivar, ma solitamente i mesi di raccolta vanno da giugno a ottobre.

 

Il pero ha la caratteristica di riprodursi per via partenocarpia, cioè ha la capacità di riprodurre, senza fecondazione, frutti in apparenza normali, ma in realtà privi di semi o con semi sterili. Comunque è sempre preferibile ricorrere a buone cultivar impollinatrici. L’impollinazione è entomofila, cioè portata avanti dagli insetti, quali le api.

 

I fiori del pero, di colore bianco, sono di tipo ermafrodito, in quanto possono produrre contemporaneamente o successivamente, sia i gameti maschili sia quelli femminili.

 

Coltivazione del pero

Il principale limite pedoclimatico è la resistenza al calcare, oltre alla resistenza al freddo e alla siccità.

Le potature delle piante di pero devono essere regolari e rispettare le diverse varietà.

L’irrigazione del pero è fondamentale, il metodo migliore è quello dell’irrigazione a goccia che eroga l’acqua tramite gocciolatori. Sono sconsigliate elevate disponibilità idriche durante la crescita vegetativa e in post raccolta.

 

Il momento opportuno per la raccolta, da giugno a ottobre, è scelto sulla base di indici quali il colore della buccia o della polpa, la durezza della polpa e la resistenza al distacco.

 

Stagionalità della pera

La pera è reperibile sul mercato nel periodo compreso tra agosto e maggio.

 

Preparazione e Conservazione della pera

Le pere sono consumate come frutta fresca, come frutta conservata, candita, sciroppata oppure disidratata. Quindi si prestano in gustosi abbinamenti sia per pietanze dolci che in quelle salate e possono essere utilizzate in macedonie, torte e dessert, marmellate, succhi e liquori, oppure accompagnarsi a formaggi.

 

Al momento dell’acquisto è importante verificare che la buccia sia intatta, senza segni di ammaccature e tracce di muffe. Al tatto la polpa deve essere compatta, dura e con il picciolo verde scuro e carnoso ben attaccato.

 

La pera è un frutto che deperisce rapidamente, ma si può tenere in frigorifero per diversi giorni senza che si guasti.



Banana

Banana

 

proprietà della banana

Famiglia: Musaceae

Genere: Musa L.

Specie: Musa acuminata e Musa balbisiana

 

Storia delle banane

Il banano è una pianta di origini asiatiche appartenente alla famiglia delle Musaceae, che prende il nome dal genere Musa.

Fruttifica in presenza di climi tropicali e sub tropicali tipici del centro America, Africa tropicale e Filippine. Tuttavia la pianta può vivere anche in ambienti con climi miti, se posizionata al sole e riparata dai venti.

 

Il frutto del banano è la banana, che fa parte dei frutti climaterici, cioè che maturano anche dopo essere stati separati dalla pianta, in modo artificiale.

 

La banana è una delle colture più importanti al mondo soprattutto nelle regioni tropicali, essendo la quarta specie di frutta coltivata, utilizzata come importante componente dietetico sia crudo, come frutto da dessert, sia cotto, come fonte di carboidrati.

 

Varietà di banane

Nel commercio le più importanti varietà di banane coltivate sono la Cavendish e la Gros Michel.

 

La banana Cavendish, dalla buccia sottile, è in grado di resistere a malattie e funghi adattandosi alla distribuzione su lunghe tratte, pur risultando delicata ai trasporti.

A differenza della prima, la Gros Michel, conosciuta anche con il nome Big Mike, è caratterizzata da buccia più spessa e maggiore dolcezza.

 

La banana produce un gran numero di boccioli di fiori, che sono un sottoprodotto del banano.

In generale nei paesi orientali il banano è considerato una pianta preziosa.

 

Proprietà nutrizionali della banana

tabella con i valori nutrizionali della banana

Valori nutrizionali delle banane

La banana è un frutto amidaceo, in quanto oltre a gli zuccheri semplici, presenti in tutta la frutta fresca, contiene anche l’amido.

 

È ricca di fitonutrienti, cioè sostanze che si trovano naturalmente nella pianta, come le vitamine, soprattutto A, B1, B2, B9, C, e di composti fenolici.

 

La banana è inoltre ricca di minerali come magnesio, potassio, calcio, ferro e fosforo.

 

Benefici delle banane

La banana presenta una buona quantità di fibra solubile, sotto forma di pectine, fondamentale per garantire il giusto senso di sazietà.

Nella banana sono invece assenti grassi, colesterolo e sodio.

 

Grazie a queste sue caratteristiche la banana, oltre ad avere un gusto piacevole, risulta essere un frutto che può essere introdotto nell’alimentazione dei bambini.

 

I frutti del banano sono alimenti poveri in sodio e ricchi in potassio.

Quest’ultimo è un minerale che serve a garantire il corretto funzionamento muscolare e che ha effetti positivi nel regolare l’ipertensione, l’efficienza cardiaca, i processi fisiologici, il bilancio idrico e nel prevenire l’aterosclerosi.

La banana apporta dunque grandi benefici all’organismo in quanto abbassa la pressione, regolarizza l’intestino e aiuta l’umore.

 

Il consumo di questo alimento potrebbe essere utile in caso di gonfiore sottocutaneo/edema, un effetto collaterale derivante dalle terapie oncologiche.

 

La porzione consigliata per il frutto fresco è di 150 gr, che corrisponde a una banana.

 

Interazioni delle banane

Sarebbe meglio non consumare la banana se si assumono ACE inibitori, diuretici che possono aumentare il potassio nell’organismo o antibatterici ossazolidinoni.

 

Produzione e Tecnologia della banana

Caratteri botanici delle banane

Il banano non è un albero, ma è una pianta sempreverde che cresce da un bulbo-tubero da cui si sviluppa un falso tronco che può raggiungere l’altezza di 10 metri se spontanea o di 3 metri se coltivata.

 

Ogni tronco di solito sviluppa una singola infiorescenza. L’infiorescenza è chiamata cuore di banana ed è caratterizzata da fiori carnosi con fiori femminili e maschili, riconoscibili perché i fiori femminili sono localizzati più in alto nella pianta rispetto ai fiori maschili.

Ogni infiorescenza genera un casco o grappolo formato da file di frutti, chiamati mani, le cui dita sono le singole banane. Un banano può produrre fino a 20 mani, con 20 frutti per fila.

 

Un mazzo di banane produce una campana che contiene diversi fiori, utilizzati con funzioni commestibili e farmaceutiche.

 

Il frutto è una bacca ricoperta da un involucro protettivo che può assumere diversi colori in base alle diverse varietà: giallo, rosa, rosso, marrone scuro.

La parte commestibile, però, è quella interna, costituita da una polpa bianchiccia che si separa facilmente dalla buccia.

 

Coltivazione delle banane

La pianta sempreverde del banano viene coltivata e fruttifica nelle zone a climi tropicali, caldi e umidi come in Centro America, Africa Tropicale e Sud-Est Asiatico.

In Italia le zone migliori per la coltivazione sono Calabria e Sicilia.

 

Produzione delle banane

La varietà presente in commercio o non ha semi all’interno o questi risultano essere quasi impercettibili.

Originariamente le banane contenevano molti semi, ma col progredire delle coltivazioni sono state selezionate varietà senza semi.

 

Queste varietà si propagano per partenogenesi, cioè in modo asessuale direttamente da una parte della pianta, da cui nasce la nuova pianta dopo che la precedente è stata abbattuta al momento della raccolta.

 

Nel commercio le più importanti varietà di banane coltivate sono la Cavendish e la Gros Michel.

 

Stagionalità della banana

La banana, grazie al lungo periodo di fioritura che non segue un andamento stagionale, è disponibile tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione della banana

Una volta tolta la buccia può essere gustata in ogni momento della giornata sia fresca, sia inserita in preparazioni culinarie come budini, mousse, frullati, macedonie, focacce, torte e marmellate.

In Italia le banane si consumano prevalentemente crude.

 

A contatto con l’aria la polpa tende a scurire rapidamente; per evitare l’annerimento della polpa è sufficiente spruzzarla con il limone.

In alcuni paesi vengono consumate anche le banane secche, di colore marrone scuro e sapore intenso. Per ottenerle bisogna mettere la banana in forno a 80°C fino a essiccazione.

 

Una varietà di banane, chiamata Platano, si adatta a essere cotta perché di grandi dimensioni e con la buccia spigolosa, carente di zuccheri ma ricca di amido.

 

La banana è un frutto che matura dopo essere stato staccato dalla pianta (frutto climaterico); successivamente rilascia etilene, un ormone che favorisce la sua maturazione; il medesimo risultato della maturazione si ottiene con la vicinanza di altra frutta matura, se posta vicino alla banana.

 

Le banane possono essere conservate a temperatura ambiente per qualche giorno oppure, per rallentarne la maturazione, in frigo a una temperatura di circa 3°C.

La maturazione della banana è evidenziata dal cambiamento di colore della buccia, che diventa via via più scura.

 

I fiori hanno alti valori nutrizionali e sono usati come materiali organici e biofertilizzanti nelle piantagioni o consumati come verdure in molte parti del mondo grazie alla loro abbondanza di nutrienti e contenuti medicinali.

 

Le proposte di ricette con la banana di FBO



Uva

Uva

 

uva

Famiglia: Vitaceae

Genere: Vitis

Specie: Vitis vinifera L.

 

L’uva è il frutto della vite, pianta rampicante antichissima appartenente alla famiglia delle Vitacee.

 

Le diverse specie di uva

Esistono diverse specie di vite per la produzione di uva.

La Vitis vinifera è originaria dell’Europa, di colore verde-ambra senza semi o di color porpora con semi, con bucce che generalmente aderiscono strettamente alla polpa.

Questi vitigni sono destinati alla produzione di uva da tavola, uva passa e uva da vino.

 

Le uve nordamericane, Vitis labrusca e Vitis rotundifolia, presentano invece diverse varietà: blu-nere di grandi dimensioni, rosso-rosate con buccia tenera e ambrate, meno dolci, senza semi e con bucce che si separano facilmente dalla polpa.

Sono adatte principalmente per la produzione di uva da tavola, marginalmente per la produzione di vino e non possono essere utilizzate per l’uva passa.

 

Uva da tavola, uva da vino e uvetta

Le uve da tavola presentano buccia sottile, polpa compatta, pochi semi e sono molto dolci in quanto durante la maturazione il contenuto degli acidi (acido tartarico e malico) diminuisce, incrementando il livello degli zuccheri.

 

Le uve da vino invece possiedono una polpa più succosa e tenera, sono difficilmente commestibili a causa della loro elevata acidità, caratteristica adatta per la vinificazione.

 

L’uvetta (conosciuta anche come uva passa o sultanina) è uva disidratata che deriva dalla Vitis vinifera e presenta una buccia raggrinzita, di colore marrone scuro e una polpa gommosa dal sapore dolce.

 

Tipi di uva da tavola

Esistono due tipologie di uva da tavola: bianca e nera.

La varietà bianca più diffusa è l’uva Italia (oltre il 40% della produzione nazionale): uva con semi che presenta grappoli grandi e consistenti (da 700 grammi fino a 900 grammi), con acini sferici, croccanti e di colore giallo dorato, con un delicato sapore di moscato.

Molto diffusa è anche l’uva Regina, di provenienza probabilmente siriana, con acini grandi, giallo dorati e grappoli medio-grandi il cui peso può arrivare fino ai 700 grammi.

Ulteriore uva bianca è l’uva Vittoria, che presenta semi e grappoli grandi (con un peso medio di 800 grammi), e l’uva Sugraone, senza semi, con gusto dolce e dagli acini chiari.

 

Vi è inoltre la varietà denominata Pizzutello Bianco che presenta acini dalla forma allungata giallo-verdi, con grappoli che possono pesare fino a 400 grammi, dal sapore dolce e con una polpa succosa.

 

Nelle varietà nere rientrano l’uva Red Globe, con acini voluminosi di colore viola scuro con polpa dolce, la Rosada, l’Alphonse Lavalee, di origine francese con acini blu-neri e grappoli da 600 grammi e la Cardinal. Quest’ultima è un’uva californiana che presenta acini di medie dimensioni rosso-violacei con una polpa croccante e gusto neutro.

 

I maggiori produttori di uva da tavola

I maggiori produttori di uva da tavola sono Italia (con il 18% della produzione totale), Turchia (13%),Cile (8%), Stati Uniti (7%), Spagna (6%), Francia, e Messico.

In Italia l’uva da tavola viene coltivata nelle pianure, sulle colline del centro Italia e nei terreni fertili del meridione quali Puglia (70% della produzione), Sicilia, coste ioniche della Basilicata, Abruzzo, Lazio e Sardegna.

 

Proprietà nutrizionali dell’uva e dell’uvetta

tabella con i valori nutrizionali dell'uva e dell'uvetta
Tabella con i valori nutrizionali dell’uva e dell’uvetta (o uva sultanina).

Uva e uvetta valori nutrizionali

L’uva è costituita dall’80% di acqua e presenta un significativo contenuto di zuccheri.

I semi sono una fonte di potassio e calcio.

 

Nella buccia dell’uva nera sono presenti inoltre gli antociani, pigmenti responsabili della colorazione nero-viola, assenti nella varietà bianca.

Nella buccia degli acini d’uva e nella polpa si trova il resveratrolo. Il resveratrolo è un polifenolo non flavonoide, prodotto dalla pianta come risposta ad uno stress o per difesa da funghi e batteri, che svolge attività antiossidante. L’uva nera, rispetto a quella bianca, risulta più ricca di questo composto.

 

L’uvetta contiene poca acqua ed è un alimento che fornisce un elevato apporto calorico (283 kcal per 100 grammi), dovuto alla presenza di fruttosio e glucosio. È anche una fonte di potassio, sodio e calcio.

A parità di peso presenta un contenuto di fibra più elevato rispetto all’uva, a fronte del minor contenuto di acqua. La fibra conferisce senso di sazietà ed è inoltre raccomandata per promuovere la regolare peristalsi intestinale, sebbene sia necessaria la precedente reidratazione con acqua perché questo effetto avvenga.

L’uvetta è anche una fonte di sostanze fenoliche, note e studiate per le loro numerose attività benefiche per la salute.

 

Uva e uvetta benefici

Sia l’uva fresca sia l’uva sultanina hanno caratteristiche antiossidanti e antinfiammatorie che aiutano a ridurre problemi causati dall’invecchiamento, a contrastare i tumori e a esercitare un’azione positiva a livello cardiovascolare.

Oltre a queste caratteristiche, l’uva agisce sull’insulina aiutandola ad avere una maggiore stabilità, mentre l’uvetta è fonte di fibre e minerali come il potassio che contribuisce a regolare la pressione arteriosa.

 

La porzione standard consigliata di uva fresca è 150 grammi, che corrisponde a un grappolo piccolo (circa 20 acini). Per l’uva secca la porzione invece è di 30 grammi, che equivale a 2 cucchiai rasi di uvetta.

 

Il consumo di uvetta essiccata può essere utile per contrastare il gonfiore sottocutaneo o edema.

 

Uva e uvetta interazioni

I soggetti che assumono farmaci metabolizzati dal citocromo P450, anticoagulanti e antiaggreganti devono prestare attenzione al consumo di uva e uva sultanina.

L’uvetta inoltre potrebbe interferire con l’azione degli antibatterici ossazolidinonici (come il linezolid).

 

Produzione e Tecnologia dell’uva e dell’uvetta

Caratteri botanici della pianta della vite

La pianta della vite vive in media 40-50 anni, entro i 600 metri s.l.m. prediligendo un clima asciutto e ben esposto al sole. La radiazione solare infatti determina il grado di maturazione e la temperatura influenza le varie fasi della pianta.

Questa pianta ha anche differenti esigenze idriche a seconda delle differenti fasi di maturazione. Se si verificano forti piogge durante l’estate si ha la formazione di un prodotto con un alto contenuto di acqua e di acidi e un basso livello di zuccheri. Se le forti piogge si verificano in autunno si favoriscono invece gli attacchi di muffe con conseguenze negative sul prodotto.

 

I fiori della vite sono piccoli e verdastri, i frutti si presentano sotto forma di grappolo, composto da un graspo (o “raspo”) e da numerosi acini (saldamente attaccati al grappolo, detti anche “bacche”) di dimensioni più o meno grandi a seconda della varietà.

L’acino a sua volta è costituito all’esterno dall’epicarpo o buccia, all’interno dal mesocarpo o polpa, parte molle e succosa, e più internamente dall’endocarpo, tessuto membranoso contenente i semi (vinaccioli). Generalmente le uve senza semi sono meno dolci di quelle con semi.

 

Produzione dell’uva e dell’uvetta

La raccolta dell’uva avviene soprattutto nel periodo estivo, quando sono presenti temperature molto elevate. La raccolta manuale è da preferire a quella meccanica in quanto l’uva viene raccolta integra, senza problemi di schiacciamento o rottura degli acini.

 

Per mantenere inalterata la freschezza che si ha nel momento del distacco del grappolo dalla pianta, è opportuno trasferire l’uva in locali climatizzati adatti alla frigoconservazione.

Nella centrale ortofrutticola si selezionano i grappoli adatti ad essere immessi in commercio, che rispettano le caratteristiche di qualità richieste dall’acquirente. L’imballaggio da utilizzare può essere in legno (cassette) o in plastica (vaschette).

 

L’uvetta o uva passa/sultanina si ottiene in seguito alla disidratazione tramite essiccazione al sole. Tale processo può essere preceduto da un trattamento con biossido di zolfo, utile per far mantenere il colore e il sapore originario e far aumentare la durata di conservazione.

 

Stagionalità dell’uva

L’uva ha una stagionalità compresa tra la tarda estate e l’autunno. Per garantire la presenza del prodotto italiano in commercio per 230 giorni all’anno (da maggio a dicembre), si copre il vigneto con strutture di sostegno protette da un film di plastica.

l’uvetta invece è presente sul mercato tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione dell’uva

L’uva è matura quando gli acini sono ben attaccati al grappolo, tendenti al giallo per l’uva chiara, di colore molto scuro per la varietà nera.

Solo prima del consumo deve essere sciacquata sotto acqua corrente fredda e asciugata con un tovagliolo. Se non si consuma tutto il grappolo in una volta, conviene separare i grappoli più piccoli dal gambo principale. Questo permette di evitare che il gambo si secchi e fare in modo che l’uva rimanga fresca.

 

L’uva può essere conservata in frigorifero, nel reparto delle verdure, fino a una settimana all’interno di una scatola di plastica forata.

 

L’uvetta invece può essere reidratata mettendola per qualche minuto in un contenitore con acqua calda coperto e la si può aggiungere a yogurt o a prodotti da forno, quali pane o biscotti. Ottima in aggiunta anche a primi, secondi piatti e con alcune verdure.

In alternativa può essere considerata come snack spezza fame, contribuendo a stimolare il senso di sazietà.



Mela

Mela

 

varietà di mele

Famiglia: Rosaceae

Genere: Malus

Specie: Malus domestica

 

Storia della mela

La mela è il frutto del melo, pianta tipica dell’Asia centrale con un fusto che può raggiungere gli 8 metri di altezza.

 

Il melo è oggi coltivato intensivamente in Cina, Stati Uniti, Russia e Europa (soprattutto in Italia e Francia).

In Italia la produzione è concentrata nel settentrione: l’80% del raccolto nazionale, infatti, proviene da tre regioni del Nord: Trentino-Alto Adige (46%), Emilia-Romagna (17%) e Veneto (14%).

Altre aree di una certa importanza sono Piemonte, Lombardia e Campania.

 

Varietà di mele

In Italia la mela è uno dei frutti più diffusi e ne sono disponibili diverse varietà.

Le più note sono:

 

  • Red Delicious (dal colore rosso e croccanti),
  • Stark Delicius (rosse con polpa molto fine, quasi sabbiosa),
  • Renetta del Canada (dalla forma irregolare, colore rosso e verde),
  • Granny Smith (colore verde, croccante al morso),
  • Fuji (aspetto rotondo, buccia colore rosso chiaro, sapore dolce e abbastanza croccante),
  • Golden Delicius (gialla, dal sapore molto dolce e con polpa croccante).

 

Esiste poi una varietà tipica della regione Campania, la mela Annurca, riconosciuta con il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta). che può essere della tipologia Sergente o Caporale.

La prima ha un sapore acidulo con la buccia striata di colore giallo-verde, mentre la seconda, più dolce, è rossa con puntini bianchi.

 

Proprietà nutrizionali della mela

tabella con i valori nutrizionali della mela fresca (con e senza buccia), mela disidratata e purea di mela
Tabella con i valori nutrizionali della mela fresca (con e senza buccia), mela disidratata e purea di mela.

Valori nutrizionali della mela fresca, mela disidratata e purea di mela

La mela fornisce potassio e fosforo e tra le vitamine, sono presenti la vitamina A e la C, concentrati prevalentemente nella buccia.

 

Caratteristico di questo frutto è l’acido malico, composto organico ampiamente utilizzato in ambito industriale come conservante, per la sua azione acidificante.

 

Sia nella polpa che nella buccia sono inoltre presenti eteri, tannini, alcoli, aldeidi e terpeni che ne rendono vario il profumo e il sapore.

 

Le mele sono una buona fonte di fibra solubile, specialmente di pectina, ampiamente utilizzata nella preparazione di confetture per le sue proprietà addensanti.

 

Le mele fresche sono considerate un alimento con un modesto apporto energetico, mentre lavorate possono avere un valore energetico maggiore in quanto i nutrienti si concentrano, per esempio nella fase di disidratazione o di altre lavorazioni.

 

La composizione chimica e quindi il valore nutrizionale delle mele varia a seconda del tipo di mela, del clima, del grado di maturazione e della composizione del terreno.

In tabella sono riportate alcune varietà di mele a diversa composizione.

 

tabella con i valori nutrizionali di diverse varietà di mela
Tabella con i valori nutrizionali di diverse varietà di mela: Mele Annurca, Mele Delicious, Mele Golden, Mele Granny Smith, Mele Imperatore e Mele Renette.

 

I benefici della mela

I principali benefici della mela sono da riconoscere ai fitonutrienti e alle fibre che la compongono. Tra le fibre una delle protagoniste è la pectina che riduce il colesterolo a livello cardiovascolare e regola gli zuccheri nel sangue.

 

La mela sembra godere, inoltre, di caratteristiche antiossidanti e antinfiammatorie.

 

La porzione giornaliera consigliata è di 150 grammi che corrisponde circa a una mela. Attenzione però perchè esistono differenti tipi di mela di diverse dimensioni.

 

Il consumo di questo alimento potrebbe essere utile in caso di:

–  alterazione del gusto usando l’aceto di mele come marinatura

perdita di appetito come frutta essiccata all’interno di yogurt bianchi al naturale

diarrea

stipsi, se consumata cotta

 

Interazioni della mela

I soggetti che assumono antistaminici come la fexofenadina devono prestare attenzione al consumo di mele in quanto il loro succo potrebbe interferire con l’efficacia del farmaco.

 

Produzione e Tecnologia della mela

Caratteri botanici del melo

Il melo è una pianta di dimensioni medio-elevate, resistente al freddo e in grado di adattarsi alle diverse tipologie di terreno.

 

Il frutto è disponibile in tutti i periodi dell’anno, anche se la sua maturazione naturale avviene dalla fine di agosto fino alla metà di settembre.

 

Dopo la raccolta le mele vengono conservate a temperature basse (0-4°C) con un’umidità dell’85/90%.

 

Produzione delle mele

In ambito industriale la mela è un alimento che viene ampiamente impiegato nella produzione di svariati prodotti, quali succhi, puree, omogenizzati e dolci.

 

La purea di mela

Per la produzione delle puree viene utilizzata prevalentemente la varietà di mele Golden in quanto presenta caratteristiche che permettono di ottenere prodotti con proprietà organolettiche migliori.

 

La produzione viene effettuata in diverse fasi.

Dopo i primi stadi di preparazione dei prodotti freschi (lavaggio, rimozione del torsolo e triturazione), si ha un processo di scottatura, effettuato a 90-95°C, che provoca l’inattivazione degli enzimi che potrebbero provocare alterazione del colore e del sapore.

La massa polposa così ottenuta viene sottoposta a una fase di estrazione, mediante l’utilizzo di setacci in acciaio da cui si ottiene la purea vera e propria.

La presenza di ossigeno costituisce un fattore di rischio per possibili fenomeni di ossidazione dei polifenoli e relative alterazioni del colore. Risulta quindi fondamentale la successiva fase di disaerazione.

La purea ottenuta viene quindi stoccata in contenitori asettici destinati alla commercializzazione oppure impiegata per la produzione di nettari.

 

La mela disidratata

In commercio si possono trovare anche mele disidratate.

Per ottenerle si parte dalle mele fresche che vengono sbucciate, private del torsolo e tagliate a fettine regolari. In seguito vengono essiccate in forni a 40/45°C per 24-30 ore assicurando una buona ventilazione del forno.

La bassa temperatura di essiccazione permette di non perdere eccessivamente le qualità e le proprietà della mela durante il processo.

Successivamente le mele vengono insacchettate.

 

Stagionalità delle mele

Le mele si trovano sul mercato dal periodo estivo fino all’inizio del periodo invernale.

 

Preparazione e Conservazione delle mele

Un consiglio che si può suggerire è quello di consumare le mele con la buccia, dove risiedono le sostanze con proprietà benefiche, facendo attenzione a lavarle accuratamente e ad asciugarle sfregando con un panno.

 

Per il consumo casalingo esistono diverse opzioni come la cottura in forno, infusi e decotti.

Nel caso della mela grattugiata è bene aggiungere del succo di limone per rallentare l’ossidazione dei polifenoli e conseguente inscurimento.

 

Le proposte di ricette di FBO con la mela



Albicocca

Albicocca

 

albicocca proprietà

Famiglia: Rosacee

Genere: Prunus

Specie: Prunus armeniaca L.

 

Storia dell’albicocca

L’albicocca (Prunus armeniaca L. o Armeniaca vulgaris Lam.) è il frutto, una drupa, dell’albicocco, una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee di cui fanno parte anche ciliegia, pesca e prugna.

 

L’albicocco è originario della Cina nordorientale al confine con la Russia, in Italia è diffusa principalmente nelle regioni meridionali.

 

Tipologie di albicocca

Esistono diverse varietà di albicocco coltivate in Italia, soprattutto in Campania ed Emilia Romagna.

La varietà “Goldrich”(o “Sungiant”) presenta frutti dalle grosse dimensioni e dalla buccia di color arancio intenso, molto dolci (soprattutto a maturazione avanzata); è una delle varietà più coltivate in quanto i frutti rimangono per un lungo periodo sulla pianta consentendo un tempo di raccolta più lungo, che avviene nella seconda metà di giugno. I frutti di questa varietà sono utilizzati per il consumo fresco.

 

Le albicocche in commercio si possono trovare fresche o trattate in modi diversi (per via della loro facile deperibilità) ottenendo così albicocche secche, disidratate o sciroppate.

 

In commercio si trovano anche numerosi prodotti derivati: succo, marmellata e gelatina di albicocca.

 

Proprietà nutrizionali dell’albicocca

 

tabella con i valori nutrizionali dell'albicocca

Valori nutrizionali dell’albicocca

L’albicocca, in particolar modo quella disidratata o secca, è una buona fonte di potassio.

 

È una fonte anche di carotenoidi quali β-carotene (il principale), licopene e luteina, responsabili del colore rosso-arancio dei frutti.

 

Benefici dell’albicocca

I carotenoidi vengono utilizzati dall’organismo per la produzione di vitamina A, svolgendo importanti funzioni protettive.

 

La biodisponibilità di licopene e β-carotene inoltre aumenta con la concomitante assunzione di sostanze grasse, essendo molecole liposolubili; pertanto è consigliabile abbinare il consumo di albicocche con, ad esempio, della frutta a guscio.

 

La porzione consigliata per il frutto fresco è di 150 grammi, che equivale a 2 frutti piccoli.

Per il frutto secco zuccherino invece è di 30 grammi, che corrisponde a 3 albicocche secche.

 

Produzione e Tecnologia dell’albicocca

Caratteri botanici dell’albicocca

L’albicocco presenta una fioritura precoce e, per questo motivo, i ritorni di gelate nel periodo primaverile provocano danni importanti; i frutti necessitano di 3-6 mesi per la maturazione e lo sviluppo.

La fruttificazione inizia già dal secondo anno, anche se la piena produzione si ha a partire dal terzo-quinto anno.

 

Questi alberi da frutto prediligono zone dal clima temperato ed asciutto e vengono coltivati principalmente negli Stati Uniti, in Italia (nelle regioni di Campania, Emilia-Romagna, Basilicata, Sicilia e Piemonte), Francia, Spagna, Grecia e Turchia.

 

Produzione dell’albicocca

La raccolta delle albicocche si effettua dai primi di maggio fino alla metà di luglio nell’area del Mediterraneo; quelle reperibili sul mercato nei mesi di dicembre e gennaio vengono invece importate da Cile e Nuova Zelanda.

Le albicocche, una volta raccolte, in attesa della vendita vengono conservate a temperature compresa tra -1 e 0°C e in presenza di elevata umidità per 3 settimane.

 

I frutti con una polpa consistente, arancioni o giallo lucenti, che presentano un gusto gradevole ed un nocciolo di ridotte dimensioni sono adatti per essere sciroppati; quelli con forma, pezzatura, colore e maturazione omogenea ed un nocciolo piccolo sono destinati all’essiccazione.

Le albicocche con drupe di grandi dimensioni, gialle-arancioni, con tonalità rosse, sode e con polpa fragrante, con buoni requisiti organolettici sono destinate al consumo fresco.

I frutti lesionati durante la raccolta invece sono destinati alla preparazione di succhi e marmellate.

 

L’ottenimento delle albicocche essiccate prevede diversi passaggi:

inizialmente le drupe vengono lavate, asciugate e snocciolate; in seguito possono essere trattate con anidride solforosa, che permette di mantenere il colore chiaro e brillante anche dopo l’essicazione.

Vengono quindi disposte su graticci o griglie in un luogo ben esposto al sole ed aerato o, in alternativa, vengono poste in forni con programmi termici che raggiungono la temperatura di 100°C.

 

Stagionalità dell’albicocca

In Italia le albicocche destinate al consumo fresco sono di stagione nei mesi estivi, tra giugno e luglio.

 

Preparazione e Conservazione dell’albicocca

Un’albicocca è fresca e matura quando presenta un colore giallo-arancio, una buccia vellutata e una polpa che, se premuta, cede leggermente.

È immatura se ha un colore giallo ed è dura al tatto; troppo matura quando è molle e pastosa.

 

Le albicocche fresche che non hanno raggiunto una completa maturazione andrebbero conservate a temperatura ambiente, quelle mature invece bisogna tenerle in frigorifero tra 0 e 3°C, al massimo per 6-7 giorni, in sacchetti o contenitori di plastica.

 

Le albicocche secche si conservano per 12 mesi e possono essere consumate come tali o in seguito a reidratazione in acqua tiepida per almeno due ore.

 

I semi dell’albicocca invece sono usati in pasticceria come essenza negli amaretti, in sciroppi o liquori avendo un leggero gusto amarognolo.

Tuttavia il loro consumo è limitato ad un uso aromatico in quanto contengono (come le foglie e i fiori dell’albicocco) un derivato dell’acido cianidrico che, ad alte dosi, risulta tossico.



Ananas

Ananas

 

ananas benefici

Famiglia: Bromeliaceae

Genere: Ananas

Specie: Ananas sativa

 

Storia dell’ananas

L’ananas o ananasso è una pianta appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae, originaria dell’America centrale.

 

La sua coltivazione risale ai tempi dei Maya e degli Atzechi, ma la diffusione in Europa e nel resto del mondo avvenne solo diversi secoli dopo.

Agli inizi dell’Ottocento, l’ananas fu importato nelle Hawaii dove il clima e le temperature ne hanno favorito la crescita tanto che oggi è il simbolo di questo paese.

 

Attualmente la produzione mondiale è intorno a 19 milioni di tonnellate e il maggior produttore è il Costa Rica. Sono interessanti anche le produzioni di Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria e Camerun.

 

Viene coltivata per scopi alimentari, ornamentali e per la produzione di alcuni tipi di fibre, in tutte le regioni tropicali (principalmente Costa d’Avorio, Costa Rica e Kenia) da dove vengono esportati i frutti.

 

Tipologie di ananas

Esistono numerose varietà di ananas, quasi un centinaio, ma le principali sono suddivise in 4 grandi gruppi:

 

  1. Cayenne: i frutti appartenenti a questa categoria provengono dalle Hawaii.
    A questo gruppo appartiene la “Smooth Cayenne” che è la varietà più diffusa. I frutti hanno una tipica forma cilindrica e un colore giallo pallido; il sapore è dolce ed intenso.
  2. Spanish: di origine caraibica.
    Fa parte di questo gruppo la “Red Spanish”. I frutti presentano una buccia arancione, la polpa è più fibrosa, ma comunque molto aromatica.
  3. Queen: coltivata in Africa.
    I frutti hanno una dimensione ridotta ed un peso che in genere non supera il chilogrammo. La polpa ha il colore giallo paglierino tipico di questo frutto ed un aroma intenso.
  4. Abacaxi: questa varietà viene coltivata per il consumo fresco e venduta quasi esclusivamente in America Latina, dove è molto richiesta.

 

Proprietà nutrizionali dell’ananas

tabella con i valori nutrizionali dell'ananas

Valori nutrizionali dell’ananas

L’ananas è un frutto che presenta un contenuto di zuccheri medio rispetto alle altre tipologie di frutta.

 

E’ fonte di micronutrienti quali potassio e vitamina C, nota anche come acido ascorbico. Nel gambo centrale dell’ananas è contenuto un caratteristico enzima proteolitico (ovvero in grado di degradare le proteine): la bromelina.

 

Visto il ridotto apporto calorico e il buon contenuto di fibra che apporta permette di mantenere la condizione di normopeso, di conferire un maggior senso di sazietà e di migliorare la funzionalità intestinale.

 

Benefici dell’ananas

Nell’ananas è presente la vitamina C, uno dei più importanti antiossidanti che favorisce l’assorbimento intestinale del ferro e del cromo, interviene nella difesa immunitaria, favorisce la cicatrizzazione delle ferite e protegge i capillari.

La bromelina invece sembrerebbe avere un ruolo nel favorire la digestione.

 

La porzione consigliata, come per altra frutta fresca, è di 150 grammi che corrisponde a circa 2-3 fette di ananas.

 

Interazioni dell’ananas

Il consumo di ananas potrebbe potenziare l’effetto degli antibiotici amoxicillina e teraciclina mentre il consumo del gambo, e dei prodotti  derivati, potrebbe essere controindicato in caso di emofilia, problemi al fegato o ai reni.

 

Produzione e Tecnologia dell’ananas

Caratteri botanici dell’ananas

L’ananas è una pianta cespugliosa perenne o sempreverde, alta dai 30 ai 40 cm con foglie di colore verde, lunghe, sottili ed appuntite.

Predilige un clima temperato, sopporta alte temperature ed il sole diretto ma resiste poco a temperature inferiori ai 15° C.

 

fiori hanno una colorazione tendente al blu e hanno la peculiarità di essere costituiti da tre soli petali. Da ogni singolo fiore si forma un frutto dal colore giallo e dalla polpa dolce e succosa.

 

Il frutto ha sulla cima il tipico ciuffo di foglie verdi che caratterizza questo prodotto e può raggiungere fino a un massimo di 5 kg di peso. La buccia esterna, rimossa prima del consumo, è composta da placche di forma poligonale, unite fra loro. Il cuore del frutto è duro e legnoso.

La fioritura avviene solo una volta all’anno e in prossimità del solstizio d’inverno; la maturazione dei frutti avviene dopo 5-6 mesi.

 

L’ananas è un frutto non “climaterico” ovvero una volta staccato dalla pianta interrompe la sua maturazione; solo la buccia cambia colore ma non la polpa e il grado zuccherino.

 

Il fatto di avere a disposizione i frutti freschi solo in un breve periodo dell’anno, ha promosso lo sviluppo dell’industria di trasformazione dell’ananas anche se, venendo coltivata in diversi paesi, si riesce a trovare nei mercati in tutti i periodi dell’anno.

 

Oltre ad essere consumato fresco, viene utilizzato anche per la produzione di succhi, concentrati e canditi.

 

Stagionalità dell’ananas

L’ananas si trova in commercio tutto l’anno.

 

Preparazione e Conservazione dell’ananas

L’ananas può essere consumato fresco oppure utilizzato come ingrediente nella realizzazione di varie ricette.

 

Al momento dell’acquisto dell’ananas è opportuno evitare quelli che presentano un colore della buccia, tra le losanghe esterne, di colore verde-grigiastro (ananas acerbi) o marrone (ananas troppo maturi); la buccia deve avere un colore arancione sfumato e il caratteristico profumo deve essere abbastanza leggero.

 

Una volta acquistata deve essere conservata in un luogo fresco e asciutto, o in frigorifero dopo l’apertura per due/tre giorni facendo attenzione a coprirla con pellicola per alimenti o riponendola in un contenitore ermetico per evitare che assorba gli odori di altri alimenti conservati nel frigorifero.