Benefici per la salute delle spezie in individui con cardiotossicità indotta da farmaci chemioterapici

Liu J. et al.

Curr Opin Pharmacol. 2022 Mar 1;63:102187.

 

Benefici per la salute delle spezie in individui con cardiotossicità indotta da farmaci chemioterapici

La cardio-oncologia è un campo emergente che si concentra principalmente su una serie di malattie cardiovascolari causate dalla chemioterapia e dalla radioterapia. Nella storia e nella cultura della nutrizione umana, le spezie sono state enfatizzate per la loro vasta gamma di applicazioni economiche e mediche oltre ad essere utilizzate come agente aromatizzante alimentare e conservante alimentare. Attualmente, un numero crescente di studi si è concentrato sui benefici per la salute delle spezie nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, in particolare i loro effetti antiossidanti contro i danni cardiovascolari. Questa recensione riassume gli effetti cardioprotettivi di pepe nero, cardamomo, garofano, aglio, zenzero, cipolla e altre spezie contro la cardiotossicità indotta da farmaci chemioterapici e i potenziali meccanismi. Qui raccomandiamo aggiustamenti dietetici con spezie per i pazienti con cancro per prevenire o mitigare la cardiotossicità indotta dagli agenti chemioterapici.

 

 

Abstract

 

Health benefits of spices in individuals with chemotherapeutic drug-induced cardiotoxicity

Cardio-oncology is an emerging field that mainly focuses on a series of cardiovascular diseases caused by chemotherapy and radiotherapy. In the history and culture of human nutrition, spices have been emphasized for their wide range of economic and medical applications in addition to being used as a food-flavoring agent and food preservative. Currently, an increasing number of studies have focused on the health benefits of spices in preventing cardiovascular diseases, particularly their antioxidant effects against cardiovascular damage. This review summarizes the cardioprotective effects of black pepper, cardamom, clove, garlic, ginger, onion, and other spices against chemotherapeutic drug-induced cardiotoxicity and the potential mechanisms. Here, we recommend dietary adjustments with spices for patients with cancer to prevent or mitigate the cardiotoxicity induced by chemotherapeutic agents.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35245798/



Gestione della cachessia nel cancro della testa e del collo: una revisione sistematica dell’ambito

Mäkitie A.A. et al.

Review Adv Ther. 2022 Feb 27.

 

Gestione della cachessia nel cancro della testa e del collo: una revisione sistematica dell’ambito

Introduzione:

I pazienti con cancro della testa e del collo (HNC) di solito si trovano di fronte a cambiamenti funzionali dovuti alla malignità stessa o al suo trattamento. Questi fattori in genere influenzano importanti strutture coinvolte nel linguaggio, nella respirazione, nella masticazione, nella deglutizione e nella produzione di saliva.

Di conseguenza, l’assunzione di cibo sarà limitata, il che contribuisce ulteriormente alla perdita di peso corporeo e massa muscolare, anoressia, malnutrizione, affaticamento e anemia. Questa condizione multifattoriale può alla fine portare alla sindrome da cachessia del cancro. Questo studio mira ad esaminare il trattamento della cachessia nei pazienti con HNC.

 

Metodi:

è stato sistematicamente cercato in OvidMedline, PubMed, Scopus e Web of Science per articoli che esaminavano il trattamento della cachessia in HNC.

 

Risultati:

Sono stati trovati un totale di nove studi e questi interventi suggeriti includono approcci nutrizionali, farmacologici, terapeutici e multimodali.

L’intervento nutrizionale include componenti essenziali come la consulenza dietetica, gli integratori alimentari orali e il supporto nutrizionale medico. Gli interventi nutrizionali individualizzati includono orale, enterale (tubi di alimentazione, cioè gastrostomia endoscopica percutanea [PEG], sondino nasogastrico [NGT]) e nutrizione parenterale.

Gli interventi farmacologici mirano ad aumentare l’appetito e il peso dei pazienti cachettici.

L’esercizio terapeutico e l’aumento dell’attività fisica possono aiutare a migliorare la sintesi delle proteine muscolari, riducendo l’infiammazione e gli effetti catabolici della sindrome da cachessia.

 

Conclusione:

a causa della natura multifattoriale di questa sindrome, ci si aspetta che l’approccio di gestione dovrebbe essere multi-interventistico.

L’implementazione precoce di questi interventi può aiutare a migliorare la sopravvivenza e la qualità della salute e della vita dei pazienti con HNC cachettico.

 

 

Abstract

 

Managing Cachexia in Head and Neck Cancer: a Systematic Scoping Review

Introduction:

Patients with head and neck cancer (HNC) are usually confronted with functional changes due to the malignancy itself or its treatment. These factors typically affect important structures involved in speech, breathing, chewing, swallowing, and saliva production.

Consequently, the intake of food will be limited, which further contributes to loss of body weight and muscle mass, anorexia, malnutrition, fatigue, and anemia. This multifactorial condition can ultimately lead to cancer cachexia syndrome. This study aims to examine the treatment of cachexia in HNC patients.

 

Methods:

We systematically searched OvidMedline, PubMed, Scopus, and Web of Science for articles examining the treatment of cachexia in HNC.

 

Results:

A total of nine studies were found, and these suggested interventions including nutritional, pharmacologic, therapeutic exercise, and multimodal approaches.

The nutritional intervention includes essential components such as dietary counseling, oral nutritional supplements, and medical nutritional support. Individualized nutritional interventions include oral, enteral (feeding tubes i.e., percutaneous endoscopic gastrostomy [PEG], nasogastric tube [NGT]) and parenteral nutrition.

The pharmacologic interventions aim at increasing the appetite and weight of cachectic patients.

Therapeutic exercise and increased physical activity can help to enhance the synthesis of muscle protein, reducing inflammation and the catabolic effects of cachexia syndrome.

 

Conclusion:

Owing to the multifactorial nature of this syndrome, it is expected that the management approach should be multi-interventional.

Early implementation of these interventions may help to improve survival and quality of health and life of cachectic HNC patients.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35224702/



Le fibre alimentari e i probiotici influenzano il microbioma intestinale e la risposta immunoterapica al melanoma

Spencer N. C. et al.

Science. 2021 Dec 24;374(6575):1632-1640.

 

Le fibre alimentari e i probiotici influenzano il microbioma intestinale e la risposta immunoterapica al melanoma

I batteri intestinali modulano la risposta al trattamento del blocco del checkpoint immunitario (ICB) nel cancro, ma l’effetto della dieta e degli integratori su questa interazione non è ben studiato.

Sono stati valutati i profili del microbiota fecale, le abitudini alimentari e l’uso di integratori probiotici disponibili in commercio nei pazienti con melanoma e sono stati eseguiti studi preclinici paralleli.

Una maggiore quantità di fibre alimentari è associata a un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione in 128 pazienti con ICB, con il beneficio più pronunciato osservato nei pazienti con sufficiente assunzione di fibre alimentari e nessun uso di probiotici. I risultati sono stati ricapitolati in modelli preclinici, che hanno dimostrato una ridotta risposta al trattamento con terapia a base di morte cellulare anti-programmata 1 (anti-PD-1) in topi che ricevevano una dieta a basso contenuto di fibre o probiotici, con una minore frequenza di cellule T citotossiche interferone-γ-positive nel microambiente tumorale. Insieme, questi dati hanno implicazioni cliniche per i pazienti che ricevono ICB per il cancro.

 

 

Abstract

 

Dietary fiber and probiotics influence the gut microbiome and melanoma immunotherapy response

Gut bacteria modulate the response to immune checkpoint blockade (ICB) treatment in cancer, but the effect of diet and supplements on this interaction is not well studied.

We assessed fecal microbiota profiles, dietary habits, and commercially available probiotic supplement use in melanoma patients and performed parallel preclinical studies.

Higher dietary fiber was associated with significantly improved progression-free survival in 128 patients on ICB, with the most pronounced benefit observed in patients with sufficient dietary fiber intake and no probiotic use. Findings were recapitulated in preclinical models, which demonstrated impaired treatment response to anti–programmed cell death 1 (anti–PD-1)–based therapy in mice receiving a low-fiber diet or probiotics, with a lower frequency of interferon-γ–positive cytotoxic T cells in the tumor microenvironment. Together, these data have clinical implications for patients receiving ICB for cancer.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34941392/



Relazione tra grassi e acidi grassi alimentari e rischio di cancro del colon-retto

Wan Y et al.

Eur J Nutr. 2022 Jan 20.

 

Relazione tra grassi e acidi grassi alimentari e rischio di cancro del colon-retto

Scopo:

Le prove epidemiologiche per specifici tipi e fonti di grassi alimentari e singoli acidi grassi con rischio di cancro del colon-retto (CRC) rimangono inconcludenti. Lo scopo era esaminare in modo completo le associazioni di assunzioni di tipi specifici (saturi, monoinsaturi, polinsaturi e trans) e fonti (animali, latticini e vegetali) di grassi alimentari e singoli acidi grassi con rischio di CRC.

 

Studio:

È stato seguito in prospettiva 65.550 donne del Nurses’ Health Study (1986-2014) e 45.684 uomini del Health Professionals Follow-up Study (1986-2014). L’assunzione dietetica è stata valutata ogni 4 anni utilizzando questionari di frequenza alimentare. I casi di CRC auto-segnalati sono stati confermati attraverso la revisione della cartella clinica. La regressione dei rischi proporzionali di Cox dipendente dal tempo è stata utilizzata per stimare gli hazard ratio (HR) per l’assunzione di grassi alimentari e acidi grassi e il rischio di CRC.

 

Risultati:

durante 2.705.560 anni-persona di follow-up, sono stati confermati 2726 casi di incidenza CRC. L’assunzione di grassi monoinsaturi tendeva ad essere positivamente associata al rischio di CRC (HR confrontando quintili estremi 1,22; IC 95% 1,01, 1,47; p = 0,06 per tendenza). Questa associazione positiva è stata principalmente guidata da acidi grassi monoinsaturi da fonti animali (MUFA-As) (HR confrontando quintili estremi 1,23; IC 95% 1,02, 1,49; p = 0,02 per tendenza). L’associazione positiva tra MUFA-As e CRC è stata attenuata dopo aggiustamento per il consumo di carne rossa e lavorata (HR confrontando quintili estremi 1,17; IC 95% 0,95, 1,44; p = 0,13 per tendenza). Non sono state trovate chiare associazioni tra altri tipi e fonti di grassi alimentari o singoli acidi grassi e rischio di CRC.

 

Conclusioni:

una maggiore assunzione di MUFA-As è stata associata a un rischio di CRC più elevato. Ciò potrebbe essere in parte spiegato dalla confusione dovuta ad altri componenti della carne rossa e lavorata.

 

 

Abstract

 

Dietary fat and fatty acids in relation to risk of colorectal cancer

Purpose:

Epidemiologic evidence for specific types and sources of dietary fat and individual fatty acid with colorectal cancer (CRC) risk remains inconclusive. We aimed to comprehensively examine the associations of intakes of specific types (saturated, monounsaturated, polyunsaturated, and trans) and sources (animal, dairy, and vegetable) of dietary fat and individual fatty acid with CRC risk.

 

Design:

We prospectively followed 65,550 women from the Nurses’ Health Study (1986-2014) and 45,684 men from the Health Professionals Follow-up Study (1986-2014). Dietary intake was assessed every 4 years using food frequency questionnaires. Self-reported CRC cases were confirmed through medical record review. Time-dependent Cox proportional hazards regression was used to estimate the hazard ratios (HRs) for intakes of dietary fats and fatty acids and CRC risk.

 

Results:

During 2,705,560 person-years of follow-up, 2726 incident CRC cases were confirmed. Intake of monounsaturated fat tended to be positively associated with the risk of CRC (HR comparing extreme quintiles 1.22; 95% CI 1.01, 1.47; p = 0.06 for trend). This positive association was mainly driven by monounsaturated fatty acids from animal sources (MUFA-As) (HR comparing extreme quintiles 1.23; 95% CI 1.02, 1.49; p = 0.02 for trend). The positive association between MUFA-As and CRC was attenuated after adjusting for red and processed meat consumption (HR comparing extreme quintiles 1.17; 95% CI 0.95, 1.44; p = 0.13 for trend). We did not find clear associations between other types and sources of dietary fat or individual fatty acid and CRC risk.

 

Conclusions:

Higher intake of MUFA-As was associated with higher CRC risk. This could be partly explained by confounding due to other components of red and processed meat.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35048194/



Probiotici, prebiotici e simbiotici: opzioni sicure per terapie di prossima generazione

Yadav M.K. et al.

Review Appl Microbiol Biotechnol. 2022 Jan 11;1-17.

 

Probiotici, prebiotici e simbiotici: opzioni sicure per terapie di prossima generazione

I probiotici sono stati considerati come un’alternativa economica e sicura per il trattamento di un gran numero di malattie croniche e il miglioramento della salute umana. Sono noti per modulare l’immunità dell’ospite e proteggere da diverse malattie infettive e non infettive. La colonizzazione, l’uccisione di agenti patogeni e l’induzione delle cellule ospiti sono alcuni degli importanti attributi probiotici che influenzano diverse funzioni dell’ospite.

Inoltre, i prebiotici e le sostanze alimentari non digeribili promuovono selettivamente la crescita dei probiotici e della salute umana attraverso l’arricchimento dei nutrienti e la modulazione del microbiota intestinale e del sistema immunitario.

Questa revisione evidenzia il ruolo dei probiotici e dei prebiotici da soli e in combinazione (simbiotici) nella modulazione del sistema immunitario, nel trattamento delle infezioni, nella gestione della malattia infiammatoria intestinale e nella terapia del cancro.

 

 

Abstract

 

Probiotics, prebiotics and synbiotics: Safe options for next-generation therapeutics

Probiotics have been considered as an economical and safe alternative for the treatment of a large number of chronic diseases and improvement of human health. They are known to modulate the host immunity and protect from several infectious and non-infectious diseases. The colonization, killing of pathogens and induction of host cells are few of the important probiotic attributes which affect several functions of the host.

In addition, prebiotics and non-digestible food substances selectively promote the growth of probiotics and human health through nutrient enrichment, and modulation of gut microbiota and immune system.

This review highlights the role of probiotics and prebiotics alone and in combination (synbiotics) in the modulation of immune system, treatment of infections, management of inflammatory bowel disease and cancer therapy.

KEY POINTS: • Probiotics and their derivatives against several human diseases. • Prebiotics feed probiotics and induce several functions in the host. • Discovery of novel and biosafe products needs attention for human health.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35015145/



Food Compass è un sistema di profilazione dei nutrienti che utilizza caratteristiche estese per valutare la salubrità degli alimenti

Mozaffarian D., et al.

Nature Food volume 2, pages809–818 (2021)

 

Food Compass è un sistema di profilazione dei nutrienti che utilizza caratteristiche estese per valutare la salubrità degli alimenti

I sistemi di profilazione dei nutrienti (NPS) mirano a discriminare la salubrità degli alimenti per l’etichettatura frontale della confezione, le etichette di avvertimento, la tassazione, le valutazioni aziendali e altro ancora. Le NPS esistenti spesso valutano relativamente pochi nutrienti e ingredienti, utilizzano criteri incoerenti tra le categorie di alimenti e non hanno incorporato la scienza più recente.

Qui è stato sviluppato e convalidato un NPS, il Food Compass, per incorporare una gamma più ampia di caratteristiche alimentari, attributi e principi di punteggio uniformi.

Sono stati valutati 54 attributi in 9 domini rilevanti per la salute: rapporti nutrizionali, vitamine, minerali, ingredienti alimentari, additivi, lavorazione, lipidi specifici, fibre e proteine e sostanze fitochimiche.

I punteggi del dominio sono stati sommati in un Food Compass Score (FCS) finale che va da 1 (meno sano) a 100 (più sano) per tutti gli alimenti e le bevande.

La validità del contenuto è stata confermata valutando i nutrienti, gli ingredienti alimentari e altre caratteristiche di interesse per la salute pubblica; la validità è stata confermata valutando la FCS per 8.032 alimenti e bevande riportati in NHANES / FNDDS 2015-16; e la validità convergente e discriminante è stata confermata dai confronti con la classificazione NOVA per la lavorazione degli alimenti, la classificazione Health Star e il Nutri-Score. La FCS ha differenziato bene le categorie alimentari e i prodotti alimentari, con ± d. s. media che va dal 16,4 ± 17,7 per snack salati e dolci al 78,6 ± 17,4 per legumi, noci e semi.

In molte categorie alimentari, la FCS ha fornito un’importante discriminazione di alimenti e bevande specifici rispetto alla classificazione NOVA per l’industria alimentare, la classificazione Health Star e il Nutri-Score.

Sulla base del contenuto dimostrato, della validità convergente e discriminante, la Food Compass fornisce un punteggio NPS che segna una gamma più ampia di attributi e domini rispetto ai sistemi precedenti con principi uniformi e trasparenti.

Questo strumento disponibile al pubblico contribuirà a guidare la scelta dei consumatori, la ricerca, la politica alimentare, le riformulazioni del settore e le decisioni di investimento incentrate sulla missione.

 

 

Abstract

 

Food Compass is a nutrient profiling system using expanded characteristics for assessing healthfulness of foods

Nutrient profiling systems (NPS) aim to discriminate the healthfulness of foods for front-of-package labelling, warning labels, taxation, company ratings and more. Existing NPS often assess relatively few nutrients and ingredients, use inconsistent criteria across food categories and have not incorporated the newest science.

Here, we developed and validated an NPS, the Food Compass, to incorporate a broader range of food characteristics, attributes and uniform scoring principles.

We scored 54 attributes across 9 health-relevant domains: nutrient ratios, vitamins, minerals, food ingredients, additives, processing, specific lipids, fibre and protein, and phytochemicals.

The domain scores were summed into a final Food Compass Score (FCS) ranging from 1 (least healthy) to 100 (most healthy) for all foods and beverages.

Content validity was confirmed by assessing nutrients, food ingredients and other characteristics of public health concern; face validity was confirmed by assessing the FCS for 8,032 foods and beverages reported in NHANES/FNDDS 2015–16; and convergent and discriminant validity was confirmed from comparisons with the NOVA food processing classification, the Health Star Rating and the Nutri-Score. The FCS differentiated food categories and food items well, with mean ± s.d. ranging from 16.4 ± 17.7 for savoury snacks and sweet desserts to 78.6 ± 17.4 for legumes, nuts and seeds.

In many food categories, the FCS provided important discrimination of specific foods and beverages as compared with NOVA, the Health Star Rating or the Nutri-Score.

On the basis of demonstrated content, convergent and discriminant validity, the Food Compass provides an NPS scoring a broader range of attributes and domains than previous systems with uniform and transparent principles.

This publicly available tool will help guide consumer choice, research, food policy, industry reformulations and mission-focused investment decisions.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37117986/



Cibo, nutrizione, attività fisica e microbiota quale impatto sul cancro del polmone?

Nigro E. et al.

Review Int J Environ Res Public Health. 2021 Mar 1;18(5):2399.

 

Cibo, nutrizione, attività fisica e microbiota: quale impatto sul cancro del polmone?

Il cancro del polmone rappresenta ancora la principale causa di morte correlata al cancro, a livello globale. Allo stesso modo, la malnutrizione e l’inattività rappresentano un rischio importante per la perdita di capacità funzionali polmonari che influenzano la gravità complessiva del cancro del polmone. Pertanto, l’adesione a uno stile di vita sano appropriato è cruciale nella gestione dei pazienti affetti da cancro del polmone nonostante il sottotipo di cancro.

Questa revisione mira a riassumere le conoscenze disponibili sugli approcci dietetici e sull’attività fisica come i principali fattori che riducono il rischio di cancro ai polmoni e migliorano la risposta alle terapie.

Si discutono gli schemi dietetici più significativi positivamente associati alla composizione corporea e alla prognosi del cancro del polmone e i principali processi molecolari regolati da specifici schemi dietetici, alimenti funzionali e attività fisica, cioè infiammazione e stress ossidativo.

Infine, si riportano prove che dimostrano che la disbiosi del microbioma polmonare e/o intestinale, così come la loro interconnessione (l’asse intestino-polmone), sono strettamente correlate ai modelli dietetici e all’attività fisica regolare che svolge un ruolo chiave nella formazione e progressione del cancro del polmone, aprendo alla strada della modulazione del microbioma come terapia coadiuvante.

Complessivamente, le evidenze riportate in questa revisione evidenziano la necessità di considerare gli interventi non farmacologici (nutrizione e attività fisica) come efficaci strategie aggiuntive nella gestione del cancro del polmone.

 

 

Abstract

 

Food, Nutrition, Physical Activity and Microbiota: Which Impact on Lung Cancer?

Lung cancer still represents the leading cause of cancer-related death, globally. Likewise, malnutrition and inactivity represent a major risk for loss of functional pulmonary capacities influencing overall lung cancer severity. Therefore, the adhesion to an appropriate health lifestyle is crucial in the management of lung cancer patients despite the subtype of cancer. This review aims to summarize the available knowledge about dietary approaches as well as physical activity as the major factors that decrease the risk towards lung cancer, and improve the response to therapies. We discuss the most significant dietary schemes positively associated to body composition and prognosis of lung cancer and the main molecular processes regulated by specific diet schemes, functional foods and physical activity, i.e., inflammation and oxidative stress. Finally, we report evidence demonstrating that dysbiosis of lung and/or gut microbiome, as well as their interconnection (the gut-lung axis), are strictly related to dietary patterns and regular physical activity playing a key role in lung cancer formation and progression, opening to the avenue of modulating the microbiome as coadjuvant therapy. Altogether, the evidence reported in this review highlights the necessity to consider non-pharmacological interventions (nutrition and physical activity) as effective adjunctive strategies in the management of lung cancer.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33804536/



L’effetto delle integrazioni di acidi grassi polinsaturi Omega-3 sui farmaci antitumorali nel carcinoma mammario triplo negativo

Ma Y., Wang J., Li Q., Cao B.

Review Nutr Cancer. 2021;73(2):196-205.

 

L’effetto delle integrazioni di acidi grassi polinsaturi Omega-3 sui farmaci antitumorali nel carcinoma mammario triplo negativo

Il carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) comprende circa il 10-20% di tutti i tumori al seno diagnosticati.

Prove crescenti mostrano che gli acidi grassi polinsaturi omega-3 (ω-3 PUFA), l’acido docosaesaenoico e l’acido eicosapentaenoico, possono influenzare lo sviluppo, la progressione e la prognosi di TNBC in vivo e in vitro; tuttavia, mancano prove cliniche a sostegno dell’effetto degli ω-3 PUFA sui TNBC.

La ricerca ha dimostrato che gli ω-3 PUFA possono indurre l’apoptosi nelle cellule del cancro al seno inibendo la via di trasduzione del segnale PI3K / AKT e che gli ω-3 PUFA possono migliorare l’efficacia dei farmaci chemioterapici. L’utilizzo della supplementazione di ω-3 PUFA in aggiunta alla farmacoterapia nel trattamento del cancro al seno può comportare effetti antitumorali potenziati che saranno particolarmente applicabili a fenotipi difficili da trattare come i TNBC.

Lo scopo dell’attuale revisione era quello di riassumere la base di prove a sostegno degli effetti antitumorali dei PUFA omega-3 nei TNBC.

 

 

Abstract

 

The Effect of Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acid Supplementations on anti-Tumor Drugs in Triple Negative Breast Cancer

Triple-negative breast cancer (TNBC) comprises about 10-20% of all diagnosed breast cancers.

Increasing evidence shows that the omega-3 polyunsaturated fatty acids (ω-3PUFAs), docosahexaenoic acid and eicosapentaenoic acid, can influence the development, progression, and prognosis of TNBC In Vivo and In Vitro; however, clinical evidence supporting the effect of ω-3PUFAs on TNBC is lacking.

Research has demonstrated that ω-3PUFAs can induce apoptosis in breast cancer cells by inhibiting the PI3K/AKT signal transduction pathway, and that ω-3PUFAs can improve the effectiveness of chemotherapy drugs. Using ω-3PUFA supplementation in addition to pharmacotherapy in the treatment of breast cancer may result in enhanced anti-tumor effects that will be particularly applicable to difficult to treat phenotypes such as TNBC.

The aim of the current review was to summarize the evidence-base supporting the antitumor effects of omega-3 PUFAs in TNBC.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32223441/



Scoperta e caratteristiche di una firma alchilante nel cancro del colon-retto

Gurjao C. et al.

Cancer Discov. 2021 Jun 17;candisc.1656.2020.

 

Scoperta e caratteristiche di una firma alchilante nel cancro del colon-retto

Diversi fattori di rischio sono stati stabiliti per il carcinoma colon-rettale (CRC), ma i loro effetti mutageni diretti nei tumori dei pazienti devono ancora essere chiariti.

In questo articolo sono stati sfruttati i dati di sequenziamento dell’intero esoma da 900 casi di CRC che si erano verificati in tre studi prospettici a livello statunitense con ampie informazioni sulla dieta e sullo stile di vita. E’ stata trovata una firma alchilante che in precedenza non era stata scritta in CRC, e poi è stata mostrata l’esistenza di un processo mutazionale simile nelle normali cripte del colon.

Questa firma alchilante è associata ad elevati livelli di assunzione di carne rossa lavorata e non lavorata prima della diagnosi. Inoltre, questa firma era più abbondante nel colon-retto distale, previsto per colpire le mutazioni del fattore tumorale KRAS p.G12D, KRAS p.G13D e PIK3CA p.E5454K, e associato a scarsa sopravvivenza.

Insieme, questi risultati collegano per la prima volta una firma mutazionale colon-rettale a un componente della dieta e implicano ulteriormente il ruolo della carne rossa nell’iniziazione e nella progressione della CRC.

 

 

Abstract

 

Discovery and features of an alkylating signature in colorectal cancer

Several risk factors have been established for colorectal carcinoma (CRC), yet their direct mutagenic effects in patients’ tumours remain to be elucidated.

Here, we leveraged whole-exome sequencing data from 900 CRC cases that had occurred in three US-wide prospective studies with extensive dietary and lifestyle information. We found an alkylating signature which was previously undescribed in CRC, and then showed the existence of a similar mutational process in normal colonic crypts.

This alkylating signature is associated with high intakes of processed and unprocessed red meat prior to diagnosis. Additionally, this signature was more abundant in the distal colorectum, predicted to target cancer driver mutations KRAS p.G12D, KRAS p.G13D and PIK3CA p.E5454K, and associated with poor survival.

Together, these results link for the first time a colorectal mutational signature to a component of diet, and further implicate the role of red meat in CRC initiation and progression.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34140290/



Il ruolo della nutrizione nella pandemia di COVID-19

Mentella MC, Scaldaferri F, Gasbarrini A e Miggiano GAD.

Nutrients. 2021 Mar 27;13(4):1093.

 

Il ruolo della nutrizione nella pandemia di COVID-19

SARS-Cov-2, la causa della malattia di COVID-19, sta ponendo sfide senza precedenti. In letteratura, l’aumento delle evidenze sottolinea come la malnutrizione colpisce negativamente le funzionalità del sistema immunitario, alterando la protezione dalle infezioni.

L’attuale revisione mira a riassumere la complessa relazione tra infezione da SARS-Cov-2 e stato nutrizionale e gli effetti di malnutrizione in termini di gravità della malattia, tempi di recupero dei pazienti, incidenza delle complicanze e tasso di mortalità.

 

Gli studi attuali valutano la possibilità di modulare la nutrizione e l’integrazione in combinazione con trattamenti farmacologici nell’ambiente clinico per prevenire, sostenere e superare l’infezione sono anche descritti.

La discussione della letteratura più recente pertinente mira a gettare le basi per fare ipotesi ragionevoli e valutazioni per una nutrizionale “Best Practice” contro la pandemia di COVID-19 e per la definizione di strategie efficaci in termini di costi per assistere i sistemi sanitari nella gestione dei pazienti e delle persone nel loro recupero da COVID-19.

 

 

Abstract

 

The Role of Nutrition in the COVID-19 Pandemic

SARS-CoV-2, the cause of the COVID-19 disease, is posing unprecedent challenges. In the literature, increasing evidence highlights how malnutrition negatively affects the immune system functionality, impairing protection from infections.

The current review aims to summarize the complex relationship between SARS-CoV-2 infection and nutritional status and the effects of malnutrition in terms of disease severity, patients’ recovery time, incidence of complications and mortality rate.

 

Current studies evaluating the possibility of modulating nutrition and supplementation in combination with pharmacological treatments in the clinical setting to prevent, support, and overcome infection are also described.

The discussion of the most recent pertinent literature aims to lay the foundations for making reasonable assumptions and evaluations for a nutritional “best practice” against COVID-19 pandemic and for the definition of sound cost-effective strategies to assist healthcare systems in managing patients and individuals in their recovery from COVID-19.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33801645/



Valutazione della qualità della dieta tra gli adulti americani sopravvissuti al cancro: risultati dell’indagine nazionale sull’esame sanitario e nutrizionale 2005-2016

Lee E. et al.

J Acad Nutr Diet. 2021 Feb;121(2):217-232.

 

Valutazione della qualità della dieta tra gli adulti americani sopravvissuti al cancro: risultati dell’indagine nazionale sull’esame sanitario e nutrizionale 2005-2016

Background:

La qualità della dieta tra gli adulti sopravvissuti al cancro è bassa e ci sono informazioni minime sul punteggio dell’indice di alimentazione sana (HEI)-2015, una misura della qualità della dieta e dell’aderenza alle linee guida dietetiche 2015-2020 per gli americani, in questa popolazione.

 

Obiettivo:

Questo studio mirava ad esaminare i punteggi totali e componenti dell’HEI-2015 e i fattori associati tra gli adulti sopravvissuti al cancro. Inoltre, questo studio ha esaminato quali componenti dietetici avevano bisogno del maggior cambiamento per migliorare la qualità della dieta in questa popolazione.

 

Progettazione:

Il National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) è uno studio trasversale basato sulla popolazione rappresentativo a livello nazionale che viene condotto annualmente.

 

Partecipanti / ambientazione:

In tutto, 1971 adulti con una diagnosi di cancro auto-segnalata nel corso della loro vita (sia gli individui attualmente con cancro che quelli che sono senza cancro) di NHANES 2005-2016 sono stati inclusi in questo studio.

 

Principali misure di risultato:

il totale HEI-2015 e 13 punteggi dei componenti sono stati calcolati utilizzando il metodo dell’algoritmo di punteggio semplice dalla media di 2 richiami di 24 ore.

 

Analisi statistiche:

Le associazioni del punteggio totale HEI-2015 con fattori sociodemografici, di stile di vita e relativi alla salute sono state analizzate utilizzando i confronti dei mezzi meno quadrati. Un modello di regressione del sondaggio multivariabile è stato utilizzato per identificare le associazioni con il punteggio totale HEI-2015 dopo la regolazione per potenziali confondenti. I 13 punteggi dei componenti sono stati inoltre confrontati in base alle caratteristiche dei partecipanti per identificare i gruppi alimentari target per l’intervento nutrizionale specifico del sottogruppo.

 

Risultati:

Il punteggio totale medio HEI-2015 è stato di 55,6 (intervallo di confidenza del 95% = 54,8-56,4). I fattori associati al punteggio totale HEI-2015 includevano età, razza / etnia, istruzione, abitudini di fumo, indice di massa corporea e stato di igiene orale. Nel complesso, la scarsa aderenza alle linee guida dietetiche 2015-2020 per gli americani è stata riscontrata per la maggior parte dei componenti HEI-2015, con componenti integrali, verdi e fagioli, sodio e acidi grassi con meno del 50% dei punteggi massimi possibili.

 

Conclusioni:

I risultati indicano una scarsa qualità della dieta tra gli adulti americani sopravvissuti al cancro, con notevoli disparità osservate tra i fattori sociodemografici e di stile di vita, in particolare i livelli di istruzione, l’indice di massa corporea e le abitudini di fumo. Gli interventi nutrizionali per i sopravvissuti al cancro dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di concentrarsi sul miglioramento della qualità della dieta aumentando l’assunzione di cereali integrali e verdure e fagioli, abbassando il consumo di sodio e raggiungendo un sano equilibrio degli acidi grassi (ad esempio, un rapporto favorevole tra grassi insaturi e grassi saturi).

 

 

Abstract

 

Evaluation of Diet Quality Among American Adult Cancer Survivors: Results From 2005-2016 National Health and Nutrition Examination Survey

Background:

Diet quality among adult cancer survivors is low, and there is minimal information on the Healthy Eating Index (HEI)-2015 score, a measure of diet quality and adherence to the 2015-2020 Dietary Guidelines for Americans, in this population.

 

Objective:

This study aimed to examine HEI-2015 total and component scores and associated factors among adult cancer survivors. Also, this study examined which dietary components needed the most change to improve diet quality in this population.

 

Design:

The National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) is an ongoing nationally representative population-based cross-sectional study that is conducted annually.

 

Participants/setting:

In all, 1971 adults with a self-reported cancer diagnosis in their lifetime (both individuals with cancer currently and those that are cancer-free) from NHANES 2005-2016 were included in this study.

 

Main outcome measures:

HEI-2015 total and 13 component scores were calculated using the simple scoring algorithm method from the average of 2 24-hour recalls.

 

Statistical analyses:

The associations of the HEI-2015 total score with sociodemographic, lifestyle, and health-related factors were analyzed using the least square means comparisons. A multivariable survey regression model was used to identify associations with the HEI-2015 total score after adjustment for potential confounders. The 13 component scores were also compared by participant characteristics to identify target food groups for subgroup-specific nutrition intervention.

 

Results:

The average HEI-2015 total score was 55.6 (95% confidence interval = 54.8-56.4). Factors associated with the HEI-2015 total score included age, race/ethnicity, education, smoking status, body mass index, and oral health status. Overall, poor adherence to the 2015-2020 Dietary Guidelines for Americans was found for most HEI-2015 components, with Whole Grains, Greens and Beans, Sodium, and Fatty Acids components having less than 50% of the maximum possible scores.

 

Conclusions:

Results indicate poor diet quality among American adult cancer survivors, with significant disparities observed across sociodemographic and lifestyle factors, particularly education levels, body mass index, and smoking status. Nutrition interventions for cancer survivors should consider focusing on improving diet quality by increasing intakes of whole grains and greens and beans, lowering sodium consumption, and achieving a healthy balance of fatty acids (ie, a favorable ratio of unsaturated fats to saturated fats).

 

Link all’articolo originale https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33158797/



Effetti della vitamina C sulla salute: una revisione delle evidenze

Grosso G., et al.

Review Frontier in Bioscience (Landmark Ed). 2013;18:1017-29.

 

Effetti della vitamina C sulla salute: una revisione delle evidenze

La vitamina C è un nutriente dietetico essenziale per la biosintesi del collagene ed un cofattore nella biosintesi di catecolamine, L-carnitina, colesterolo, aminoacidi e alcuni ormoni peptidici.

La mancanza di vitamina C causa lo scorbuto, una condizione patologica che porta alla fragilità dei vasi sanguigni e al danno del tessuto connettivo dovuto alla mancata produzione di collagene e, infine, alla morte a seguito di un collasso generale.

La vitamina C è potenzialmente coinvolta anche nella prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari. Inoltre, sono stati documentati anche gli effetti della vitamina C sul sistema nervoso e sui pazienti con malattie croniche.

Questa revisione tenta di riassumere i progressi recenti e consolidati nella ricerca sulla vitamina C e le sue implicazioni cliniche.

Poiché la vitamina C ha il potenziale per contrastare l’infiammazione e il conseguente danno ossidativo che giocano un ruolo importante nell’insorgenza e nella progressione di numerose malattie croniche e acute, rappresenta uno strumento pratico da somministrare per la prevenzione precoce di queste condizioni patologiche.

 

 

Abstract

 

Effects of vitamin C on health: a review of evidence

Vitamin C is an essential dietary nutrient for the biosynthesis of collagen and a co-factor in the biosynthesis of catecholamines, L-carnitine, cholesterol, amino acids, and some peptide hormones.

The lack of vitamin C causes scurvy, a pathological condition leading to blood vessel fragility and connective tissue damage due to failure in producing collagen, and, finally, to death as result of a general collapse.

Vitamin C is potentially involved also in cancer and cardiovascular diseases prevention. In addition, vitamin C effects on nervous system and chronically ill patients have been also documented.

This review attempts to summarize recent and well established advances in vitamin C research and its clinical implications.

Since vitamin C has the potential to counteract inflammation and subsequent oxidative damage that play a major role in the initiation and progression of several chronic and acute diseases, it represents a practical tool to administer for the early prevention of these pathologic conditions.

 

Link all’articolo originale https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23747864/



Dieta mima digiuno come coadiuvante per il trattamento chemioterapico neoadiuvante del cancro al seno nel trial DIRECT multicentrico randomizzato fase 2

de Groot S., et al.

Nature Communications 2020 Jun 23;11(1):3083.

 

Dieta mima digiuno come coadiuvante per il trattamento chemioterapico neoadiuvante del cancro al seno nel trial DIRECT multicentrico randomizzato fase 2

Sono stati randomizzati 131 pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale (HER-2 negativo allo stadio II-III), senza diabete e con un BMI oltre18 kgm−2 per ricevere o la dieta mima-digiuno (FMD) o continuare la propria alimentazione abituale 3 giorni prima e durante i cicli di chemioterapia neoadiuvante.

Si dimostra che non ci sono differenze di tossicità tra i due gruppi, nonostante il fatto che il desametasone è stato omesso nel gruppo FMD. Un riscontro radiologicamente completo o parziale si verifica più spesso nei pazienti che seguono la FMD.

Inoltre, l’analisi per protocollo rivela una risposta patologica 4/5 al Miller&Payne, indicando una perdita di cellule tumorali tra il 90 e il 100%, che è più probabile che si verifichi nei pazienti che utilizzano FMD.

In aggiunta, la dieta mima digiuno riduce significativamente i danni al DNA indotti dalla chemioterapia nei linfociti T.

Queste scoperte positive incoraggiano ulteriori esplorazioni dei benefici della dieta mima digiuno nella terapia oncologica.

 

 

Abstract

 

Fasting mimicking diet as an adjunct to neoadjuvant chemotherapy for breast cancer in the multicentre randomized phase 2 DIRECT trial

Short-term fasting protects tumor-bearing mice against the toxic effects of chemotherapy while enhancing therapeutic efficacy. We randomized 131 patients with HER2-negative stage II/III breast cancer, without diabetes and a BMI over 18 kgm−2, to receive either a fasting mimicking diet (FMD) or their regular diet for 3 days prior to and during neoadjuvant chemotherapy. Here we show that there was no difference in toxicity between both groups, despite the fact that dexamethasone was omitted in the FMD group. A radiologically complete or partial response occurs more often in patients using the FMD (OR 3.168, P = 0.039). Moreover, per-protocol analysis reveals that the Miller&Payne 4/5 pathological response, indicating 90–100% tumor-cell loss, is more likely to occur in patients using the FMD (OR 4.109, P = 0.016). Also, the FMD significantly curtails chemotherapy-induced DNA damage in T-lymphocytes. These positive findings encourage further exploration of the benefits of fasting/FMD in cancer therapy. Trial number: NCT02126449.

 

Link all’articolo originale https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32576828/



Carenza di ferro e anemia nei pazienti affetti da cancro: il ruolo del trattamento del ferro nei pazienti con cancro anemico

Abiri Behnaz, Vafa Mohammadreza

Nutr Cancer. 2020;72(5):864-872.

 

Carenza di ferro e anemia nei pazienti affetti da cancro: il ruolo del trattamento del ferro nei pazienti con cancro anemico

L’anemia è una complicanza prevalente presente nei pazienti con cancro, sia alla diagnosi che durante il trattamento, con notevoli effetti negativi sulla qualità della vita e sulla prognosi generale.

La carenza di ferro è la causa più comune di anemia nei pazienti e può colpire quasi la metà dei pazienti con neoplasie solide ed ematologiche.

La patogenesi è complessa e multifattoriale e comprende sanguinamento, malnutrizione, farmaci e infiammazione derivante dal cancro e dal trattamento del cancro. In effetti, può verificarsi una carenza di ferro assoluta o funzionale.

La maggior parte dei pazienti oncologici con carenza di ferro presenta una carenza di ferro funzionale, una condizione con un adeguato immagazzinamento di ferro ma un apporto di ferro insufficiente per gli eritroblasti e altri tessuti ferro-dipendenti. La carenza di ferro funzionale è il risultato del rilascio di citochine correlato al cancro, ma in caso di carenza di ferro assoluta le riserve risultano esaurite portando a sintomi simili ma spesso più gravi per un deposito inadeguato di ferro.

Le attuali opzioni terapeutiche nell’anemia da cancro consistono nella somministrazione di ferro, agenti stimolanti eritropoietici e trasfusioni di sangue. Quest’ultimo dovrebbe essere somministrato al minimo, a causa dei problemi relativi ai rischi.

Qui viene presentata una rassegna sull’epidemiologia, la fisiopatologia, i risultati clinici e le opzioni terapeutiche della carenza di ferro, nonché l’effetto della terapia con ferro sulla progressione del tumore nei pazienti affetti da cancro anemico.

 

 

Abstract

 

Iron Deficiency and Anemia in Cancer Patients: The Role of Iron Treatment in Anemic Cancer Patients

Anemia is a prevalent complication in patients with cancer, both at diagnosis and during treatment, with notable negative effects on quality of life and overall prognosis. Iron deficiency is the most common cause of anemia in the patients and can affect almost half of patients with solid and hematologic malignancies. The pathogenesis is complex and multifactorial, including bleeding, malnutrition, medications, and inflammation resulted from cancer and cancer treatment. In fact, either absolute or functional iron deficiency can occur. Most iron deficient cancer patients present with functional iron deficiency, a condition with adequate iron storage but insufficient iron supply for erythroblasts and other iron dependent tissues. Functional iron deficiency is the result of the cancer related cytokine release, but in absolute iron deficiency iron reserves are depleted leading to similar but often more severe symptoms of inadequate iron store. Current therapeutic options in cancer anemia consist of iron administration, erythropoietic stimulating agents, and blood transfusion. The latter should be administered to a minimum, because of problems regarding risks. Here, we present a review on the epidemiology, pathophysiology, clinical outcomes, and therapeutic options of iron deficiency as well as the effect of iron therapy on tumor progression in anemic cancer patients.

 

Link all’articolo originale https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31474155/



Fibra dietetica e sopravvivenza nelle donne con cancro al seno: una meta-analisi dose-risposta di studi di coorte prospettici

Jayedi Ahmad et al.

Nutr Cancer. 2020 Aug 14;1-11.

 

Fibra dietetica e sopravvivenza nelle donne con cancro al seno: una meta-analisi dose-risposta di studi di coorte prospettici

Nell’articolo hanno cercato di studiare l’associazione del consumo di fibre alimentari con il rischio di mortalità nelle donne con cancro al seno.

Una ricerca sistematica è stata intrapresa su PubMed, Scopus e ISI Web of Science fino a marzo 2020 per trovare studi di coorte che studiano l’associazione del consumo di fibre alimentari con il rischio di mortalità nelle donne con cancro al seno.

Un modello di effetti casuali è stato utilizzato per combinare risultati specifici dello studio. La qualità delle prove è stata valutata dal punteggio NutriGrade.

Sono stati inclusi sette studi prospettici di coorte con 1.426 casi di mortalità per tutte le cause e 679 casi di mortalità specifica per il cancro al seno tra 11.295 pazienti con cancro al seno. I rischi relativi per il più alto rispetto alla categoria più bassa di consumo di fibre alimentari sono stati 0,63 (95%CI: 0,52, 0,77; I 2 = 0%, n = 5) per la mortalità per tutte le cause e 0,72 (95%CI: 0,54, 0,96; I 2 = 0%, n = 5) per la mortalità specifica per il cancro al seno. C’era una forte associazione lineare tra l’assunzione di fibre e il rischio di mortalità per tutte le cause. La qualità delle prove è stata valutata moderata per la mortalità per tutte le cause e bassa per la mortalità specifica per il cancro al seno.

Un maggiore consumo di fibre alimentari può migliorare la sopravvivenza nei pazienti con cancro al seno.

Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i risultati attuali, considerando i tipi di fibra consumata e lo stato del recettore dell’estrogeno tumorale.

 

 

Abstract

 

Dietary Fiber and Survival in Women with Breast Cancer: A Dose-Response Meta-Analysis of Prospective Cohort Studies

We aimed to investigate the association of dietary fiber consumption with mortality risk in women with breast cancer.

A systematic search was undertaken in PubMed, Scopus, and ISI Web of Science till March 2020 to find cohort studies investigating the association of dietary fiber consumption with mortality risk in women with breast cancer.

A random-effects model was used to combine study-specific results. The quality of evidence was rated by NutriGrade score.

Seven prospective cohort studies with 1,426 cases of all-cause mortality and 679 cases of breast cancer-specific mortality among 11,295 patients with breast cancer were included. The relative risks for the highest compared to the lowest category of dietary fiber consumption were 0.63 (95%CI: 0.52, 0.77; I 2 = 0%, n = 5) for all-cause mortality, and 0.72 (95%CI: 0.54, 0.96; I 2 = 0%, n = 5) for breast cancer-specific mortality. There was a strong linear association between fiber intake and all-cause mortality risk. The quality of evidence was rated moderate for all-cause mortality, and low for breast cancer-specific mortality.

Higher dietary fiber consumption may improve survival in patients with breast cancer.

More research is needed to confirm the present results, considering types of fiber consumed and tumor estrogen receptor status.

 

Link all’articolo originale: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32795218/



Sostanze fitochimiche della dieta: dalla chemioprevenzione oncologica alla prevenzione cardioncologica

Ferrari N, Tosetti F, De Flora S, Donatelli F, Sogno I, Noonan DM, Albini A.

Current Drug Targets 2011 December; 12 (13):1909-24.

 

Sostanze fitochimiche della dieta: dalla chemioprevenzione oncologica alla prevenzione cardioncologica

Le malattie cardiovascolari e il cancro sono le principali cause di morte nella maggior parte dei paesi. Queste patologie hanno in comune molti fattori di rischio come ad esempio i determinanti di malattia, e la loro incidenza è correlata all’età in modo esponenziale.

Inoltre, è ormai evidente che molti trattamenti utilizzati nella terapia o nella prevenzione del cancro possono compromettere l’integrità strutturale e funzionale del sistema cardiovascolare, dando origine ad un settore interdisciplinare: la cardioncologia.

Tuttavia, i tumori e le patologie cardiovascolari hanno in comune anche fattori protettivi: possono essere prevenuti evitando l’esposizione a fattori di rischio riconosciuti, e/o privilegiando l’assunzione di composti protettivi e modulando il sistema di difesa dell’ospite.

Questi ultimi approcci sono generalmente conosciuti come chemioprevenzione.

 

E’ stato dimostrato che molti composti alimentari e agenti farmaceutici, molti dei quali di origine vegetale, siano potenzialmente capaci di prevenire il cancro in modelli preclinici.

Le sostanze fitochimiche, in particolare i composti derivati dalla dieta, sono state perciò proposte e utilizzate in trials clinici come agenti chemiopreventivi nei confronti del cancro.

Attualmente esistono sempre più elementi ad indicare che alcune sostanze fitochimiche possono essere protettive anche per il cuore, potenzialmente in grado di ridurre il cancro, le patologie cardiovascolari e anche la cardiotossicità indotta da farmaci chemioterapici.

 

In questo lavoro viene illustrato come questi composti inducano un precondizionamento, uno stress cellulare di basso livello che provochi forti meccanismi protettivi conferendo resistenza alle sostanze tossiche come i chemioterapici.

Le cellule cancerose e i cardiomiociti presentano fondamentali differenze nel loro metabolismo e nella loro sensibilità al precondizionamento, all’autofagia e all’apoptosi, ne risulta quanto il dosaggio dei composti preventivi sia importante.

 

Di seguito vengono discussi dei meccanismi responsabili della cardiotossicità dei  farmaci chemioterapici, della possibilità di prevenirli e si forniscono esempi di sostanze fitochimiche della dieta e altre sostanze biologiche che potrebbero essere utilizzate per la protezione del sistema cardiovascolare secondo un comune approccio preventivo cardioncologico.

 

 

Abstract

 

Diet-derived phytochemicals: from cancer chemoprevention to cardio-oncological prevention

Cardiovascular diseases and cancer are the leading causes of death in most countries. These diseases share many common risk factors as well as pathogenetic determinants, and their incidence is related to age in an exponential manner.

Furthermore, it has become apparent that several treatments used in therapy or even in prevention of cancer can impair the structural and functional integrity of the cardiovascular system, giving rise to an interdisciplinary field: cardio-oncology.

However, tumors and cardiovascular diseases also share common protective factors: they can be prevented either by avoiding exposure to recognized risk factors, and/or by favoring the intake of protective compounds and by modulating the host defense machinery.

These latter approaches are generally known as chemoprevention.

 

A great variety of dietary and pharmacological agents have been shown to be potentially capable of preventing cancer in preclinical models, most of which are of plant origin.

Phytochemicals, in particular diet-derived compounds, have therefore been proposed and applied in clinical trials as cancer chemopreventive agents.

There is now increasing evidence that some phytochemicals can be also protective for the heart, having the potential to reduce cancer, cardiovascular disease and even anticancer drug-induced cardiotoxicity.

 

We introduce the concept that these compounds induce pre-conditioning, a low level cellular stress that induces strong protective mechanisms conferring resistance to toxins such as cancer chemotherapeutics.

Cancer cells and cardiomyocytes have fundamental differences in their metabolism and sensitivity to preconditioning, autophagy and apoptosis, so that dosage of the prevention compounds is important.

 

Here we discuss the mechanisms responsible for the cardiotoxicity of anticancer drugs, the possibility to prevent them and provide examples of diet-derived phytochemicals and other biological substances that could be exploited for protecting the cardiovascular system according to a joint cardio-oncological preventative approach.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21158708



Lo Zenzero (Zingiber officinale) riduce la fase acuta della nausea indotta dalla chemioterapia: uno studio su 576 pazienti dell’URCC CCOP

Ryan JL, Heckler CE, Roscoe JA, Dakhil SR, Kirshner J, Flynn PJ, Hickok JT, Morrow GR

Support Care Cancer. 2012; 20(7), 1479-1489

 

Lo Zenzero (Zingiber officinale) riduce la fase acuta della nausea indotta dalla chemioterapia: uno studio su 576 pazienti dell’URCC CCOP

SCOPO:

Nonostante il largo impiego di farmaci antiemetici, la nausea è un sintomo che continua ad essere riportato da oltre il 70% dei pazienti che riceve la chemioterapia.

 

METODI:

In questo studio multicentrico randomizzato in doppio cieco dell’University of Rochester Cancer Center Community Clinical Oncology Program (URCC CCOP), 744 pazienti sono stati assegnati a 4 bracci: 1) placebo, 2) 0.5 g di zenzero, 3) 1.0 g di zenzero, o 4) 1.5 g di zenzero.

Una capsula di zenzero pesava 250 mg e conteneva una combinazione di gingerolo, zingerone e shogaoli di 8.5 mg (equivalente a 250 mg di radice di zenzero) concentrata in olio extra-vergine di oliva e altri eccipienti per migliorare la solubilizzazione e incrementare la biodisponibilità.

 

La presenza e la gravità dei sintomi della nausea sono state valutate al primo ciclo di chemioterapia, che fungeva da baseline, e nei due cicli successivi durante i quali i pazienti stavano assumendo il trattamento a loro assegnato nello studio. Al primo giorni di ciascun ciclo, tutti i pazienti ricevevano un antiemetico antagonista del recettore 5-HT3. I pazienti dovevano prendere le capsule di zenzero o il placebo due volte al giorno per sei giorni, a partire da tre giorni antecedenti il primo giorno di chemioterapia. I pazienti erano tenuti a riportare per ogni ciclo la gravità dei sintomi della nausea su una scala a 7 punti (“1” = “Per nulla nauseato” e “7” = “Estremamente nauseato”) durante il primo giorno in cui veniva effettuata la chemioterapia e nelle 3 giornate successive. L’obiettivo primario dello studio era determinare la dose e l’efficacia dello zenzero nel ridurre la gravità dei sintomi della nausea indotta dalla chemioterapia nel giorno in cui veniva effettuata la chemioterapia.

 

RISULTATI:

Nell’analisi finale è stato analizzato un campione di 576 pazienti (91% donne, età media = 53).

Diversi modelli di analisi hanno dimostrato che, nel giorno in cui veniva effettuata la chemioterapia, tutte le dosi di zenzero (0.5 g, 1 g e 1.5 g) riducevano significativamente la gravità dei sintomi acuti della nausea, se confrontati con il placebo (p=0.003). La maggior riduzione nell’intensità della nausea è stata riscontrata con la somministrazione di 0.5 g e 1.0 g di zenzero (p=0.017 e p=0.036, rispettivamente). Un meccanismo di azione che coinvolge il recettore potrebbe spiegare il motivo della maggiore efficacia delle dosi minori di zenzero rispetto alla dose maggiore. Ipoteticamente una certa dose di zenzero (per esempio 1 g) potrebbe saturare il recettore rendendo la dose più alta inefficace. Inoltre, i risultati dello studio confermano che la nausea anticipatoria è un fattore chiave nel determinare la comparsa della fase acuta della nausea indotta dalla chemioterapia (p<0.0001).

 

CONCLUSIONI:

Dallo studio è quindi emerso che una supplementazione di zenzero a dosi giornaliere di 0.5 g e 1.0 g aiuta significativamente a ridurre la gravità dei sintomi nella fase acuta della nausea indotta dalla chemioterapia nei pazienti adulti malati di cancro.

 

 

Abstract

 

Ginger (Zingiber officinale) reduces acute chemotherapy-induced nausea: a URCC CCOP study of 576 patients

PURPOSE:

Despite the widespread use of antiemetics, nausea continues to be reported by over 70% of patients receiving chemotherapy.

 

METHODS:

In this double blind, multicenter trial, we randomly assigned 744 cancer patients to four arms: 1) placebo, 2) 0.5 g ginger, 3) 1.0 g ginger, or 4) 1.5 g ginger. Nausea occurrence and severity were assessed at a baseline cycle and the two following cycles during which patients were taking their assigned study medication. All patients received a 5-HT(3) receptor antagonist antiemetic on Day 1 of all cycles. Patients took three capsules of ginger (250 mg) or placebo twice daily for 6 days starting 3 days before the first day of chemotherapy. Patients reported the severity of nausea on a 7-point rating scale (“1” = “Not at all Nauseated” and “7” = “Extremely Nauseated”) for Days 1-4 of each cycle. The primary outcomes were to determine the dose and efficacy of ginger at reducing the severity of chemotherapy-induced nausea on Day 1 of chemotherapy.

 

RESULTS:

A total of 576 patients were included in final analysis (91% female, mean age = 53). Mixed model analyses demonstrated that all doses of ginger significantly reduced acute nausea severity compared to placebo on Day 1 of chemotherapy (p = 0.003). The largest reduction in nausea intensity occurred with 0.5 g and 1.0 g of ginger (p = 0.017 and p = 0.036, respectively). Anticipatory nausea was a key factor in acute chemotherapy-induced nausea (p < 0.0001).

CONCLUSIONS:

Ginger supplementation at a daily dose of 0.5 g-1.0 g significantly aids in reduction of the severity of acute chemotherapy-induced nausea in adult cancer patients.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21818642



L’esercizio fisico aerobico come potenziale strategia cardioprotettiva in grado di attenuare la cardiotossicità indotta da Doxorubicina

Kouzi SA, Uddin MN.

Journal of Pharmacy & Pharmaceutical Sciences. 2016 Jul – Sep;19(3):399-410.

 

L’esercizio fisico aerobico come potenziale strategia cardioprotettiva in grado di attenuare la cardiotossicità indotta da Doxorubicina

La Doxorubicina è uno dei farmaci anticancro citotossici più comunemente utilizzati contro diverse tipologie di cancro. Sebbene sia un farmaco anticancro molto efficace, l’uso clinico della doxorubicina è fortemente limitato a causa della  sua cardiotossicità in termini di morbilità, scarsa qualità di vita e mortalità prematura.  Attualmente sono disponibili davvero pochi metodi riconosciuti dal punto di vista clinico per minimizzare il danno cardiaco indotto da doxorubicina,  ma nessuno di questi ha dimostrato finora un completo successo.

 

A causa delle ridotte strategie alternative, al momento sono oggetto di indagine una serie di potenziali terapie cardioprotettive per il trattamento e/o la prevenzione della cardiotossicità indotta da doxorubicina. Tra queste potenziali strategie, l’esercizio fisico aerobico è l’unica strategia non farmacologica che mostra molte promesse.

 

Sebbene non siano stati pubblicati trials clinici sull’uomo, i dati provenienti da numerosi studi su animali suggeriscono che l’esercizio fisico aerobico praticato prima, durante e/o dopo la terapia con doxorubicina, sia protettivo nei confronti del danno cardiaco indotto da doxorubicina.

Le proprietà protettive dell’esercizio fisico nei confronti della cardiotossicità della doxorubicina, sono state attribuite ad una serie di potenziali meccanismi molecolari inclusi: aumento della produzione di sistemi antiossidanti endogeni; regolazione del signaling proapoptotico; stimolazione del rilascio, della mobilizzazione e dell’homing di cellule progenitrici cardiache; riduzione del turnover dei miociti; ottenimento di adattamenti favorevoli nella gestione del calcio miocardico e prevenzione del sovraccarico di calcio; modulazione cardiaca dell’attività dell’AMPK; down regolazione dell’autofagia cardiaca/signaling lisosomiale; riduzione dell’accumulo miocardico di doxorubicina.

 

Sono necessari ulteriori studi preclinici e clinici per decifrare e perfezionare i meccanismi molecolari relativi agli effetti cardioprotettivi dell’esercizio fisico, come anche per definire la natura e la dimensione dell’effetto dell’esercizio sulla cardiotossicità indotta da doxorubicina nei pazienti oncologici.

 

 

Abstract

 

Aerobic Exercise Training as a Potential Cardioprotective Strategy to Attenuate Doxorubicin-Induced Cardiotoxicity

Doxorubicin is one of the most commonly used cytotoxic anticancer drugs against several cancers. Although a highly effective anticancer drug, the clinical use of doxorubicin is severely limited by its cardiotoxicity which results in morbidity, poor quality of life, and premature mortality. Only very few clinically accepted methods to minimize doxorubicin-induced cardiac injury are available today, but none of them have proven to be completely successful.

 

Due to limited alternative strategies, a number of potential cardioprotective therapies are currently being investigated for treating and/or preventing doxorubicin-induced cardiotoxicity. Of these potential strategies, aerobic exercise training is the only nonpharmacologic strategy that shows a great deal of promise.

 

Although there are no published human clinical trials, evidence from numerous animal studies suggests that aerobic exercise training, administered prior to, during and/or following doxorubicin therapy, is protective against doxorubicin-induced cardiac injury.

Protective properties of exercise training against the cardiotoxicity of doxorubicin have been attributed to a number of potential molecular mechanisms including: enhancing the production of endogenous antioxidant machineries; regulating proapoptotic signaling; stimulating the release, mobilization and homing of cardiac progenitor cells; limiting myocyte turnover; eliciting favorable adaptations in myocardial calcium handling and preventing calcium overload; modulating cardiac AMPK activity; downregulating cardiac autophagy/lysosomal signaling; and reducing myocardial doxorubicin accumulation.

 

Further preclinical and clinical research is needed to decipher and refine the molecular mechanisms underlying the cardioprotective effects of exercise training, as well as to define the nature and magnitude of the effect of exercise on doxorubicin-induced cardiotoxicity in cancer patients. This article is open to POST-PUBLICATION REVIEW. Registered readers (see “For Readers”) may comment by clicking on ABSTRACT on the issue’s contents page.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27806245



Il consumo di caffè, tè e caffeina e il rischio di tumore nella coorte di PLCO

Hashibe M, Galeone C, Buys SS, Gren L, Boffetta P, Zhang ZF, La Vecchia C.

Br J Cancer. 2015 Sep 1;113(5):809-16

 

Il consumo di caffè, tè e caffeina e il rischio di tumore nella coorte di PLCO

CONTESTO

Ancora oggi la relazione tra insorgenza di tumore e consumo di caffè e non è stata chiarita, nonostante sia stata indagata a lungo. Inoltre, gli studi disponibili in letteratura non hanno permesso di comprendere il ruolo della caffeina nell’associazione tra rischio di tumore e consumo di caffè.

 

METODI

Per far luce su questo tema, sono stati selezionati 97 334 uomini e donne all’interno della coorte PLCO (un grande trial che ha indagato gli effetti dello screening sulla mortalità per tumore della prostata, del polmone, del colon-retto e dell’ovaio).

Dei 97 334 soggetti selezionati, 10 399 avevano ricevuto una diagnosi di tumore durante il periodo di studio (dal 1992 al 2011): 145 erano della testa e collo, 99 dell’esofago, 136 dello stomaco, 1137 del polmone, 1703 del seno, 257 dell’endometrio, 162 dell’ovaio, 3037 della prostata, 318 del rene, 398 della vescica, 103 gliomi e 106 della tiroide.

 

RISULTATI

Lo studio ha riscontrato che l’assunzione media di caffè era maggiore negli individui con un basso livello d’istruzione, nei fumatori sia con un modesto sia con un forte e prolungato consumo di sigarette e nei forti consumatori di alcol. Dai dati analizzati, non emerge un’associazione tra assunzione di caffè e rischio di tumore in tutte le sedi (RR=1.00, intervallo di confidenza (CI)=0.96-1.05), mentre il consumo di tè è stato associato ad una riduzione del rischio di tumore (RR=0.95, CI=0.94-0.96 per 1 o più tazze al giorno vs <1 tazza al giorno). Dall’analisi dei dati per singola sede tumorale, per il tumore dell’endometrio si è osservato un rischio minore in relazione al consumo di caffè (RR=0.69, 95% CI=0.52-0.91 per ³2 tazze al giorno). L’assunzione di caffeina, tuttavia, non ha mostrato una relazione dose-risposta con il rischio di cancro.

 

CONCLUSIONI

In conclusione, da questo studio si osserva che il consumo di tè è associato alla riduzione del rischio di tumore in tutte le sedi prese in esame, mentre per il consumo di caffè si è osservata la riduzione del rischio solamente per il tumore dell’endometrio.

 

Quest’ultima associazione è in linea con il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, che classifica il caffè come un probabile fattore protettivo per il tumore in tale sede.

 

 

Abstract

 

Coffee, tea, caffeine intake, and the risk of cancer in the PLCO cohort

BACKGROUND:

The association between coffee intake, tea intake and cancer has been extensively studied, but associations are not established for many cancers. Previous studies are not consistent on whether caffeine may be the source of possible associations between coffee and cancer risk.

METHODS:

In the Prostate, Lung, Colorectal, and Ovarian cancer screening trial, of the 97,334 eligible individuals, 10,399 developed cancer. Cancers included were 145 head and neck, 99 oesophageal, 136 stomach, 1137 lung, 1703 breast, 257 endometrial, 162 ovarian, 3037 prostate, 318 kidney, 398 bladder, 103 gliomas, and 106 thyroid.

RESULTS:

Mean coffee intake was higher in lower education groups, among current smokers, among heavier and longer duration smokers, and among heavier alcohol drinkers. Coffee intake was not associated with the risk of all cancers combined (RR=1.00, 95% confidence interval (CI)=0.96-1.05), whereas tea drinking was associated with a decreased risk of cancer overall (RR=0.95, 95% CI=0.94-0.96 for 1+ cups per day vs <1 cup per day). For endometrial cancer, a decreased risk was observed for coffee intake (RR=0.69, 95% CI=0,52-0.91 for ⩾2 cups per day). Caffeine intake was not associated with cancer risk in a dose-response manner.

 

CONCLUSIONS:

We observed a decreased risk of endometrial cancer for coffee intake, and a decreased risk of cancer overall with tea intake.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26291054



Il cancro del seno cambia le abitudini alimentari delle pazienti?

Salminen EK et al.

Eur J Clin Nutr. 2000 Nov;54(11):844-8

 

Il cancro del seno cambia le abitudini alimentari delle pazienti?

SCOPO:

Risultati di studi epidemiologici su dieta e cancro sono spesso difficili da interpretare a livello individuale e potrebbero influenzare le convinzioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei pazienti. In questo studio si è indagato il comportamento delle pazienti con tumore al seno, la loro attitudine al cambiamento della dieta ed il bisogno di ricevere consigli nutrizionali durante la malattia.

 

POPOLAZIONE DI PAZIENTI E METODI:

La popolazione in studio, rappresentata da 123 pazienti con tumore al seno, è stata arruolata presso il dipartimento di Oncologia dell’Ospedale Universitario di Turku, che le pazienti frequentavano per ricevere la terapia (65%) o durante il follow-up (35%) nei mesi di Agosto e Settembre 1999. A queste pazienti è stato chiesto di completare un questionario nel quale, tra i principali quesiti, si indagavano le abitudini alimentari delle pazienti ed eventuali cambiamenti a seguito della diagnosi, i motivi del cambiamento, l’uso di varie tipologie di integratori e le fonti d’informazione.

 

RISULTATI:

Dai risultati è emerso che 97 pazienti (86%) consumavano una classica dieta finlandese, 6 pazienti (5.3%) erano vegetariane e 10 (8.1%) erano anch’esse vegetariane, ma consumavano occasionalmente pesce e pollo.

11 pazienti (8.9%) ritenevano che la dieta potesse aver contribuito all’insorgenza del tumore al seno e 38 (31.9%) avevano cambiato le loro abitudini alimentari a seguito della diagnosi. Di quest’ultime, la maggior parte risultava giovane e con un alto livello d’istruzione.

Il principale motivo del cambiamento era la guarigione dal cancro (52.9% delle pazienti che avevano cambiato le loro abitudini alimentari); altre motivazioni erano alleviare i sintomi della nausea (11.8%) e seguire i consigli degli operatori sanitari (11.8%). I principali cambiamenti alimentari riportati includevano la riduzione del consumo di grassi animali, zucchero e carne rossa, e un incremento del consumo di frutta, frutti di bosco e vegetali. 49 pazienti (39.8%) usavano integratori di vitamine e minerali mentre 27 (21.9%) consumavano integratori alimentari che includevano prodotti naturali e probiotici. La fonte d’informazione utilizzata per modificare la propria dieta è stata per il 33.3% i mass media, mentre il 19.4% seguiva le indicazioni di medici e infermieri e l’11.1% quelle dei dietisti. Un terzo delle pazienti ha espresso la necessità di ricevere maggiori informazioni sull’alimentazione.

 

CONCLUSIONE:

Nelle pazienti con tumore al seno il bisogno di mantenere un controllo sulla propria vita stimola un interesse in abitudini alimentari alternative dopo la diagnosi, indirizzate verso una dieta più sana.

Le informazioni nutrizionali da parte di esperti sono considerate importanti. Ciò emerge anche da quanto espresso da alcuni pazienti che riportano la mancanza di precise raccomandazioni nutrizionali per la loro situazione individuale, oltre al fatto che tali raccomandazioni venivano spesso fornite al di fuori dal centro di riferimento.

 

Questo studio apre la strada ad ulteriori indagini con l’obiettivo di far luce ed approfondire il tema emergente dei problemi dell’informazione su dieta e cancro e sugli attori coinvolti nei cambiamenti dei pazienti.

 

 

Abstract

 

Does breast cancer change patients’ dietary habits?

PURPOSE:

The results of epidemiological studies on diet and cancer are often difficult to interpret on an individual level and may influence patients’ beliefs, attitudes and behaviour. This study investigated the behaviour of breast cancer patients and their attitudes to dietary changes and the need of dietary advice during their disease.

PATIENTS AND METHODS:

The study population consisted of breast cancer patients visiting the Department of Oncology in Turku University Hospital for treatment or follow-up in August and September 1999. A questionnaire was given to a total of 123 subjects.

 

RESULTS:

The majority, 65%, were attending the clinic for treatment, 35% for follow-up. Ninety-seven patients (86%) consumed a normal Finnish diet, six (5.3%) were vegetarians and 10 (8.1%) vegetarians consuming fish and chicken occasionally. Eleven patients (8.9%) considered diet a factor contributing to their breast cancer and 38 (31.9%) had changed their dietary habits after the diagnosis of breast cancer. The numbers were higher in younger patients with higher educational background. The main reason for change in diet was the desire to be cured of cancer (52.9% of those patients who had changed their dietary habits), in 11.8% to alleviate the symptoms of nausea and 11.8% were advised by health care professionals. The main changes reported included a reduction in the consumption of animal fat, sugar and red meat and increased consumption of fruit, berries and vegetables. Forty-nine patients (39.8%) used vitamin and mineral supplements and 27 (21.9%) consumed dietary supplements including natural products and probiotics. The source of information on how to change the diet was for 33.3% the mass media, 19.4% were advised by doctors and nurses and 11.1% by dietitians. One-third of the patients expressed a need for more information on dietary factors.

 

CONCLUSION:

Breast cancer patients’ need of control over their own life prompts an interest in alternative dietary habits after diagnosis, the focus being on a healthier diet. Expert dietary information is considered important. Many patients mentioned a lack of precise dietary recommendations for their individual disease situation and depended on information from outside their treatment centre.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11114679



Fatigue, infiammazione e consumo di acidi grassi della serie Omega-3 e Omega-6 tra le pazienti sopravvissute al cancro

Alfano CM et al.

J Clin Oncol. 2012 Apr 20;30(12):1280-7

 

Fatigue, infiammazione e consumo di acidi grassi della serie Omega-3 e Omega-6 tra le pazienti sopravvissute al cancro

SCOPO:

diverse evidenze suggeriscono che l’infiammazione potrebbe contribuire alla fatigue nei pazienti sopravvissuti al cancro. Ricerche condotte su popolazione sana hanno mostrato una ridotta infiammazione fra coloro che hanno un consumo elevato di acidi grassi polinsaturi (PUFA) della serie Omega-3, i quali potrebbero potenzialmente ridurre la fatigue.

Questo studio indaga la fatigue, l’infiammazione e il consumo di PUFA Omega-3 e Omega-6 nelle pazienti sopravvissute al cancro del seno.

 

METODI:

633 pazienti sopravvissute al tumore al seno (età media 56 anni; stadio da I a IIIA) che partecipavano allo studio HEAL (Health, Eating, Activity, and Lifestyle) hanno completato un questionario sulle proprie abitudini alimentari che includeva il consumo di integratori; hanno fornito un campione di sangue su cui sono state dosate la proteina C-reattiva (CRP) e la siero amiloide A (SAA) (30 mesi dopo la diagnosi)  ed infine hanno completato due questionari di valutazione della fatigue: la Piper Fatigue scale e la sezione ‘vitalità’ (vitality) dell’SF-36 (Short Form-36) (39 mesi dopo la diagnosi).

Tramite analisi di covarianza e modelli di regressione logistica è stata testata la relazione tra infiammazione e fatigue, tra infiammazione e consumo di Omega-3 e Omega-6, e tra consumo di PUFA e fatigue, con il controllo per tre livelli incrementali di fattori confondenti. La fatigue è stata analizzata per variabili continue (Piper Scale) e dicotomiche (SF-36 sezione vitalità ≤ 50).

 

RISULTATI:

i punteggi di fatigue aumentavano all’incrementare dei terzili di CRP per la sezione dei cambiamenti comportamentali (P = 0.003) e per quella dei sintomi fisici (P = 0.001); le relazioni si attenuavano dopo l’aggiustamento per uso di farmaci e comorbilità.

Le pazienti con alti livelli di CRP avevano un rischio 1.8 volte maggiore di fatigue (P < 0.05) dopo gli aggiustamenti per tutte le variabili considerate.

Un consumo maggiore di PUFA Omega-6 rispetto ai PUFA Omega-3 era associato a livelli più alti di CRP (P = 0.01 dopo aggiustamenti per tutte le variabili) e ad un maggior rischio di fatigue (odds ratio, 2.6 confrontando il consumo maggiore con il consumo minore; P < 0.05).

 

CONCLUSIONI:

i risultati mostrano un legame tra il maggior consumo di PUFA Omega-3 e la diminuzione dei livelli dell’infiammazione e la diminuzione dei sintomi fisici della fatigue. Studi futuri dovrebbero testare se l’integrazione di Omega-3 possa ridurre la fatigue tra le pazienti sopravvissute al cancro al seno con livelli significativi di fatigue.

 

 

Abstract

 

Fatigue, inflammation, and ω-3 and ω-6 fatty acid intake among breast cancer survivors

PURPOSE:

Evidence suggests that inflammation may drive fatigue in cancer survivors. Research in healthy populations has shown reduced inflammation with higher dietary intake of ω-3 polyunsaturated fatty acids (PUFAs), which could potentially reduce fatigue. This study investigated fatigue, inflammation, and intake of ω-3 and ω-6 PUFAs among breast cancer survivors.

METHODS:

Six hundred thirty-three survivors (mean age, 56 years; stage I to IIIA) participating in the Health, Eating, Activity, and Lifestyle Study completed a food frequency/dietary supplement questionnaire and provided a blood sample assayed for C-reactive protein (CRP) and serum amyloid A (30 months after diagnosis) and completed the Piper Fatigue Scale and Short Form-36 (SF-36) vitality scale (39 months after diagnosis). Analysis of covariance and logistic regression models tested relationships between inflammation and fatigue, inflammation and ω-3 and ω-6 PUFA intake, and PUFA intake and fatigue, controlling for three incremental levels of confounders. Fatigue was analyzed continuously (Piper scales) and dichotomously (SF-36 vitality ≤ 50).

RESULTS:

Behavioral (P = .003) and sensory (P = .001) fatigue scale scores were higher by increasing CRP tertile; relationships were attenuated after adjustment for medication use and comorbidity. Survivors with high CRP had 1.8 times greater odds of fatigue after full adjustment (P < .05). Higher intake of ω-6 relative to ω-3 PUFAs was associated with greater CRP (P = .01 after full adjustment) and greater odds of fatigue (odds ratio, 2.6 for the highest v lowest intake; P < .05).

CONCLUSION:

Results link higher intake of ω-3 PUFAs, decreased inflammation, and decreased physical aspects of fatigue. Future studies should test whether ω-3 supplementation may reduce fatigue among significantly fatigued breast cancer survivors.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22412148



Consumo di fibra alimentare e rischio di cancro del colon e cancro del retto nell’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC)

Murphy N et al.

PLoS One. 2012;7(6):e39361

 

Consumo di fibra alimentare e rischio di cancro del colon e cancro del retto nell’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC)

SFONDO:

Precedenti analisi dallo studio EPIC hanno mostrato come l’assunzione di fibra alimentare sia inversamente correlata al rischio di sviluppare il cancro del colon-retto, ma altri studi di coorte non supportano questi risultati.

Obiettivo dello studio è stato indagare se tale associazione permanga dopo un periodo di follow-up più lungo, nel quale si sia verificato un aumento dei casi di cancro del colon-retto di circa tre volte, e se l’associazione varia del sesso e della localizzazione del tumore.

 

METODOLOGIA/RISULTATI PRINCIPALI:

Dopo un periodo di follow-up di circa 11 anni sono stati documentati 4517 casi incidenti di cancro del colon-retto.

L’assunzione di fibra totale e quella proveniente da cereali, frutta e verdura è stata quantificata attraverso dei questionari all’inizio dello studio. Gli Hazard ratios (HRs) e gli intervalli di confidenza al 95% (CIs) sono stati stimati utilizzando il modello dei rischi proporzionali di Cox stratificati per età, sesso e coorte di provenienza e aggiustati per assunzione di energia totale, indice di massa corporea, attività fisica, fumo di sigaretta, livello d’istruzione, menopausa, terapia ormonale sostitutiva, uso di contraccettivi orali e per il consumo di alcol, apporto di folati, carne rossa, carne processata e apporto di calcio.

 

A seguito di analisi multivariate, il consumo di fibra alimentare totale nelle coorti EPIC è stato inversamente associato al rischio di sviluppare cancro del colon-retto (HR 0.87, 95% CI: 0.79-0.96 per ogni incremento di 10 g/giorno di fibra).  Tale associazione non differiva se valutata per le variabili di età, sesso, antropometria, stile di vita e dieta.

Associazioni lineari simili sono state osservate valutando separatamente i tumori del colon e del retto. Sia la fibra dei cereali, sia la fibra della frutta e della verdura erano similmente associate al rischio di sviluppare il cancro del colon, mentre per il cancro del retto l’associazione inversa risultava evidente soltanto per le fibre dei cereali.

 

CONCLUSIONI:

I risultati dello studio rafforzano le evidenze sul ruolo preventivo che un alto consumo di fibra alimentare può avere nei confronti del cancro del colon retto.

 

Ciò è in linea con quanto già sostiene il WCRF riguardo all’associazione tra una dieta ricca di alimenti fonti di fibra e la diminuzione del rischio di sviluppare tumore del colon-retto.

 

 

Abstract

 

Dietary fibre intake and risks of cancers of the colon and rectum in the European prospective investigation into cancer and nutrition (EPIC)

BACKGROUND:

Earlier analyses within the EPIC study showed that dietary fibre intake was inversely associated with colorectal cancer risk, but results from some large cohort studies do not support this finding. We explored whether the association remained after longer follow-up with a near threefold increase in colorectal cancer cases, and if the association varied by gender and tumour location.

METHODOLOGY/PRINCIPAL FINDINGS:

After a mean follow-up of 11.0 years, 4,517 incident cases of colorectal cancer were documented. Total, cereal, fruit, and vegetable fibre intakes were estimated from dietary questionnaires at baseline. Hazard ratios (HRs) and 95% confidence intervals (CIs) were estimated using Cox proportional hazards models stratified by age, sex, and centre, and adjusted for total energy intake, body mass index, physical activity, smoking, education, menopausal status, hormone replacement therapy, oral contraceptive use, and intakes of alcohol, folate, red and processed meats, and calcium. After multivariable adjustments, total dietary fibre was inversely associated with colorectal cancer (HR per 10 g/day increase in fibre 0.87, 95% CI: 0.79-0.96). Similar linear associations were observed for colon and rectal cancers. The association between total dietary fibre and risk of colorectal cancer risk did not differ by age, sex, or anthropometric, lifestyle, and dietary variables. Fibre from cereals and fibre from fruit and vegetables were similarly associated with colon cancer; but for rectal cancer, the inverse association was only evident for fibre from cereals.

CONCLUSIONS/SIGNIFICANCE:

Our results strengthen the evidence for the role of high dietary fibre intake in colorectal cancer prevention.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22761771



Codice Europeo Contro il Cancro quarta edizione: Dieta e cancro

Teresa Norat et al.

Cancer Epidemiology. 2015; 39, 56-66

 

Codice Europeo Contro il Cancro quarta edizione: Dieta e cancro

Le azioni quotidiane che caratterizzano lo stile di vita, compresa la dieta, sono riconosciute da tempo come potenziali determinanti del rischio di cancro.

Oltre al ruolo significativo della dieta nell’influire sullo sviluppo di obesità e sovrappeso, fattori di rischio per numerose forme tumorali, studi sperimentali indicano come l’alimentazione sia in grado di influenzare il processo tumorale in diversi modi.

Studi prospettici hanno mostrato come modelli dietetici caratterizzati da un elevato consumo di frutta, verdura e cereali integrali e un ridotto consumo di carni rosse, carni trasformate e sale siano correlati ad un minore rischio di morte e di incidenza di tumore.

È stato inoltre evidenziato come una corretta alimentazione possa migliorare complessivamente la sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore del seno e del colon-retto.

La letteratura evidenzia come un alto consumo di frutta e vegetali possa ridurre il rischio di tumori del tratto aero-digestivo e studi mostrano inoltre che la fibra alimentare è un fattore protettivo convincente per il tumore del colon-retto.

Il consumo di carni rosse e trasformate aumenta il rischio di tumore del colon-retto.

Una dieta ricca di alimenti ad alta densità energetica, come prodotti che presentano elevate quantità di zuccheri e grassi, può portare ad un eccessivo apporto di calorie, favorendo così l’obesità e aumentando il rischio di tumore.

Esistono inoltre evidenze che il consumo di bevande zuccherate sia associato ad un aumento del rischio di tumore del pancreas.

 

Alla luce di questo, la quarta edizione del Codice Europeo Contro il Cancro, un progetto della Commissione Europea con l’obiettivo di informare i cittadini sulle azioni che individualmente possono intraprendere per ridurre il rischio di tumore, raccomanda alla popolazione di seguire un’alimentazione corretta: aumentare il consumo di cereali integrali, legumi, verdura e frutta; limitare il consumo di alimenti ad alta densità energetica (prodotti ricchi in zuccheri e grassi); evitare le bevande zuccherate e le carni trasformate e limitare il consumo di carni rosse e gli alimenti ad alto contenuto di sale.

 

Le raccomandazioni del Codice Europeo Contro il Cancro sono in linea con le dieci raccomandazioni del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, le quali evidenziano come una sana alimentazione e uno stile di vita attivo siano alla base della prevenzione delle malattie oncologiche.

Nella sezione del sito “Informazioni generali” vengono descritti i concetti alla base di una corretta alimentazione, di aiuto per comprendere ancora meglio le raccomandazioni.

 

 

Abstract

 

European Code against Cancer 4th Edition: Diet and cancer

Lifestyle factors, including diet, have long been recognised as potentially important determinants of cancer risk. In addition to the significant role diet plays in affecting body fatness, a risk factor for several cancers, experimental studies have indicated that diet may influence the cancer process in several ways. Prospective studies have shown that dietary patterns characterised by higher intakes of fruits, vegetables, and whole-grain foods, and lower intakes of red and processed meats and salt, are related to reduced risks of death and cancer, and that a healthy diet can improve overall survival after diagnosis of breast and colorectal cancers. There is evidence that high intakes of fruit and vegetables may reduce the risk of cancers of the aerodigestive tract, and the evidence that dietary fibre protects against colorectal cancer is convincing. Red and processed meats increase the risk of colorectal cancer. Diets rich in high-calorie foods, such as fatty and sugary foods, may lead to increased calorie intake, thereby promoting obesity and leading to an increased risk of cancer. There is some evidence that sugary drinks are related to an increased risk of pancreatic cancer. Taking this evidence into account, the 4th edition of the European Code against Cancer recommends that people have a healthy diet to reduce their risk of cancer: they should eat plenty of whole grains, pulses, vegetables and fruits; limit high-calorie foods (foods high in sugar or fat); avoid sugary drinks and processed meat; and limit red meat and foods high in salt.

 

Link all’articolo originale:https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26164653



Body-mass index e incidenza di cancro: una revisione sistematica e meta-analisi di studi osservazionali prospettici

Renehan AG, Tyson M, Egger M, Heller RF, Zwahlen M.

Lancet. 2008 Feb 16;371(9612):569-78

 

Body-mass index e incidenza di cancro: una revisione sistematica e meta-analisi di studi osservazionali prospettici

SFONDO:

L’eccesso di peso, espresso come aumento di BMI, è associato al rischio d’insorgenza di alcune comuni forme di cancro. In questo studio è stata condotta una revisione sistematica e una meta-analisi per valutare la forza dell’associazione tra BMI e differenti sedi tumorali e indagare le differenze di tali associazioni in funzione del genere e dei gruppi etnici.

 

METODO:

Le ricerche sono state condotte su banche dati elettroniche, quali Medline e Embase (dal 1966 al Novembre 2007), per identificare studi prospettici che presentavano casi incidenti di 20 tipi di tumore. Sono state condotte meta-analisi con il modello random-effects e meta-regressioni di stime incrementali studio-specifiche per determinare il rischio di cancro associato ad un aumento del BMI di 5 kg/m2.

 

RISULTATI:

Sono stati selezionati 221 dataset (141 articoli) che includevano 282 137 casi incidenti.

Negli uomini, un incremento di 5 punti di BMI (kg/m2) è stato fortemente associato con adenocarcinoma dell’esofago (RR 1.52, P<0.0001), cancro della tiroide (RR 1.33, p=0.02), cancro del colon (RR 1.24, p<0.0001) e cancro del rene (RR 1.24, p<0.0001).

Nelle donne, è stata registrata una forte associazione tra incremento di 5 punti di BMI (kg/m2) e cancro dell’endometrio (RR 1.59, p<0.0001), cancro della cistifellea (RR 1.59, p=0.04), adenocarcinoma dell’esofago (RR 1.51, p<0.0001) e cancro del rene (RR 1.34, p<0.0001).

È stata individuata una debole associazione (RR <1.20) tra aumento del BMI e cancro del retto e melanoma maligno negli uomini; cancro del seno in post-menopausa, cancro del pancreas, cancro della tiroide e cancro del colon nelle donne; leucemia, mieloma multiplo, e linfoma non-Hodgkin in entrambi i sessi. Le associazioni erano più forti negli uomini rispetto alle donne per il cancro del colon (p<0.0001).

Generalmente i risultati delle associazioni erano simili negli studi provenienti dal Nord America, dall’Europa, dall’Australia e dalla regione Asia-Pacifico, tuttavia nelle popolazioni della regione Asia-Pacifico sono state registrate forti associazioni tra incremento del BMI e cancro del seno in pre-menopausa (p=0.009) e post-menopausa (p=0.06).

 

INTERPRETAZIONE:

L’aumento del BMI è associato all’incremento del rischio di sviluppare neoplasie comuni e meno comini. Per alcuni tipi di tumore, le associazioni differiscono per genere e popolazione di diversa etnia.

 

Studi epidemiologici osservazionali di questo tipo possono rivelarsi utili sia per stimolare future indagini volte a individuare i meccanismi biologici che spieghino tali associazioni, sia per promuovere strategie di prevenzione dell’obesità rivolte alla popolazione generale, con particolare attenzione al singolo individuo in funzione del rischio che il genere, la razza o la familiarità potrebbe comportare.

 

Abstract

 

Body-mass index and incidence of cancer: a systematic review and meta-analysis of prospective observational studies

BACKGROUND:

Excess bodyweight, expressed as increased body-mass index (BMI), is associated with the risk of some common adult cancers. We did a systematic review and meta-analysis to assess the strength of associations between BMI and different sites of cancer and to investigate differences in these associations between sex and ethnic groups.

 

METHODS:

We did electronic searches on Medline and Embase (1966 to November 2007), and searched reports to identify prospective studies of incident cases of 20 cancer types. We did random-effects meta-analyses and meta-regressions of study-specific incremental estimates to determine the risk of cancer associated with a 5 kg/m2 increase in BMI.

 

FINDINGS:

We analysed 221 datasets (141 articles), including 282,137 incident cases. In men, a 5 kg/m2 increase in BMI was strongly associated with oesophageal adenocarcinoma (RR 1.52, p<0.0001) and with thyroid (1.33, p=0.02), colon (1.24, p<0.0001), and renal (1.24, p <0.0001) cancers. In women, we recorded strong associations between a 5 kg/m2 increase in BMI and endometrial (1.59, p<0.0001), gallbladder (1.59, p=0.04), oesophageal adenocarcinoma (1.51, p<0.0001), and renal (1.34, p<0.0001) cancers. We noted weaker positive associations (RR <1.20) between increased BMI and rectal cancer and malignant melanoma in men; postmenopausal breast, pancreatic, thyroid, and colon cancers in women; and leukaemia, multiple myeloma, and non-Hodgkin lymphoma in both sexes. Associations were stronger in men than in women for colon (p<0.0001) cancer. Associations were generally similar in studies from North America, Europe and Australia, and the Asia-Pacific region, but we recorded stronger associations in Asia-Pacific populations between increased BMI and premenopausal (p=0.009) and postmenopausal (p=0.06) breast cancers.

 

INTERPRETATION:

Increased BMI is associated with increased risk of common and less common malignancies. For some cancer types, associations differ between sexes and populations of different ethnic origins. These epidemiological observations should inform the exploration of biological mechanisms that link obesity with cancer.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18280327



Approccio alternativo per l’attenuazione della cardiotossicità doxorubicina-indotta utilizzando sostanze vegetali

Khan MA, Singh M, Khan MS, Ahmad W, Najmi AK, Ahmad S.

Curr Clin Pharmacol. 2014;9(3):288-97

 

Approccio alternativo per l’attenuazione della cardiotossicità doxorubicina-indotta utilizzando sostanze vegetali

La Doxorubicina (DOX) è un farmaco chemioterapico efficiente e largamente utilizzato in varie neoplasie maligne. Tuttavia, il suo uso clinico è limitato a causa dello sviluppo di cardiotossicità. Studi hanno dimostrato che la cardiotossicità Doxo-indotta si manifesta attraverso meccanismi diversi da quelli che mediano il suo effetto antitumorale. Questa teoria fa luce sullo sviluppo di strategie di cardioprotezione che non alterino l’efficacia terapeutica della Doxorubicina.

I componenti vegetali bioattivi di integratori alimentari, erbe tradizionali e alimenti con potenziali benefici per la salute possono giocare un ruolo importante nei trattamenti terapeutici.

Questo testo rappresenta una revisione approfondita e un prospetto delle sostanze vegetali e botaniche contrastanti la cardiotossicità doxo-indotta con i loro meccanismi proposti.

L’attività delle piante valutata sulla base della cardiotossicità Doxo-indotta ha rilevato una serie di meccanismi inclusi l’apoptosi, il potenziale antiossidante, l’effetto sui mitocondri e sulla regolazione dello ione Calcio ecc. Il documento mostra che la maggior parte dei farmaci fitoterapici studiati risultano efficaci grazie al loro meccanismo antiossidante e solo pochi attraverso altri meccanismi principali come l’apoptosi o le vie Ferro-mediate nella cardiotossicità Doxo-indotta. Sono disponibili solo pochi articoli riguardo la prevenzione della resistenza al farmaco Doxo-indotta con l’utilizzo di sostanze botaniche. Il testo riporta una serie di componenti con evidente capacità di prevenzione della cardiotossicità doxo-indotta, per esempio le proantocianidine, l’epigallocatechina-3-gallato, l’S-allilcisteina, il resveratrolo, la rutina ecc.

In questo documento sono stati esaminati tanti altri farmaci fitoterapici, che potrebbero agire attraverso meccanismi diversi da quello antiossidante e che possono essere valutati in futuro come terapia di associazione per la prevenzione della cardiotossicità Doxo-indotta.

 

Abstract

 

Alternative approach for mitigation of doxorubicin-induced cardiotoxicity using herbal agents

Doxorubicin (DOX) is an effective and frequently used chemotherapeutic agent for various malignancies. However, its clinical use is hampered due to the development of cardiotoxicity. Investigations have proved that DOX-induced cardiotoxicity occurs through mechanisms other than those mediating its antitumor effect. This theory sheds light on the development of strategies for cardioprotection without altering therapeutic effectiveness of DOX. Bioactive plant constituents of dietary supplements, traditional herbs and foods with potential health benefits can play an important role in therapeutics. This manuscript is an exhaustive review and prospect of herbal and botanical agents against DOX-induced cardiotoxicity with their proposed mechanisms. The activity of herbs evaluated against DOX-induced cardiotoxicity has shown number of mechanisms including apoptosis, antioxidant potential, effect on mitochondria and calcium ion regulation etc. The manuscript reveals that most of the herbal drugs studied are effective through antioxidant mechanism and only few through other major pathways such as apoptosis and iron mediated pathways in DOX-induced cardiotoxicity. Only limited reports are available for the prevention of DOX-induced drug resistance using botanicals. Manuscript reports a number of constituents with evident potential in prevention of DOX cardiotoxicity e.g. proanthocyanidins, epigallocatechin-3-gallate, S-allylcysteine, reseveratrol, rutoside etc. In the present communication, several herbal drugs have also been discussed, which can act through mechanisms other than antioxidant and may be evaluated as a combination therapy for prevention of DOX-induced cardiotoxicity in future.

 

Link all’articolo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23342982